Brindisi, aperto un procedimento disciplinare per 4 infermieri “no vax”.
La Asl mette nel mirino altri 131 operatori sanitari non vaccinati
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Via ai procedimenti disciplinari per i “no vax” in camice in forza alla Asl di Brindisi. Al momento si tratta di 4 infermieri, ma dai conti fatti e dagli elenchi consultati, gli operatori sanitari a rischio punizione sono in tutto 135 su un totale di 264 dipendenti non vaccinati, amministrativi inclusi.
I 4 infermieri per cui la direzione generale ha deciso di passare alle vie di fatto sarebbero gli unici ad aver dichiarato l’intento di sottrarsi al piano previsto per gli ospedalieri. Sugli altri ci sono accertamenti in corso.
La questione, del resto, è aperta da una decina di giorni. Iniziata con un provvedimento di ferie forzate (ancora in vigore) assunto dal direttore sanitario dell’ospedale Perrino di Brindisi. I contorni sono apparsi più chiari dopo un’istruttoria, aggiornata al primo pomeriggio del 29 marzo. Ci sono 34 medici, dipendenti dell’Azienda brindisina, 87 infermieri e 14 operatori sanitari che non si sono sottoposti ancora alla somministrazione della prima dose di Pfizer. A questi vanno aggiunti 11 tra medici di base e pediatri, 6 specialisti convenzionati.
Che vi fosse intenzione di usare il pugno duro, insomma, era stato già chiarito nei giorni scorsi, anche dal dg Giuseppe Pasqualone, che aveva annunciato provvedimenti con duplice funzione: ammonire i “no vax” convinti e indurre gli altri a presentarsi nell’ambulatorio competente, quello del servizio di Igiene e Sanità Pubblica, per ricevere la dose e consentire così il completamento della campagna dedicata al personale sanitario.
Il 19 marzo c’erano 400 operatori non vaccinati, su un totale di 4mila destinatari. Il numero si è dimezzato, ma la problematica è rimasta immutata e la posizione della Asl pure, nonostante le iniziali proteste dei sindacati che ritenevano che fosse illegittima perfino la decisione di costringere a casa, in ferie, quanti non avessero risposto alle direttive del Servizio sanitario nazionale.
Restano “in vacanza” quanti non hanno ancora chiarito la propria posizione, sebbene si apprende che potranno ritornare in servizio anche soltanto a seguito di una manifestazione di intenti. Si valuta se disporre eventuali trasferimenti in reparti meno esposti, pur nella consapevolezza che è difficile reperirne, in un momento di emergenza pandemica.
Quanto ai procedimenti disciplinari, l’iter è avviato e sarà quello previsto dalle norme. Non si sa quale possa essere l’eventuale sanzione comminata, sarà deciso a conclusione di un procedimento in contraddittorio nel corso del quale i diretti interessati avranno facoltà di chiarire le proprie opinioni e le conseguenti scelte fatte. Si sa che in molti, fra i presunti “inadempienti” si stanno affrettando a comunicare il proprio assenso all’iniezione. Qualcuno non lo ha ancora fatto. Tutti, però, rischiano grosso: la sanzione disciplinare può avere conseguenze sulla carriera, oltre che sullo stipendio. E può, in taluni casi, portare al licenziamento.
Anche nel distretto di Lecce si contano all’incirca 200 camici sfuggiti alla somministrazione.
Le sanzioni sono state invocate dalla politica, ma anche dai presidenti dell’Ordine dei medici del capoluogo salentino, dei Farmacisti e delle altre categorie: “I principi basilari della nostra professione – è scritto – sono due, riferirci alla metodologia scientifica come riscontro validato e confermato dai dati, fornire risposte di salute per tutti i cittadini”.
Da qui l’appello: “Chiediamo a tutti i professionisti iscritti ai nostri ordini di vaccinarsi al più presto. Qualunque obiezione non giustificata da motivi medici, non solo è assolutamente contraria ai principi deontologici, con ovvie e immediate conseguenze, ma rappresenta un modo fortemente scorretto di rapportarsi a cittadini e pazienti in un processo di cura, un atteggiamento indegno della memoria di tanti professionisti che in questa pandemia hanno donato la vita per affermare una professione di vita”.
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