Covid, i medici di famiglia alle prese con i certificati di malattia. Ecco le norme che fanno discutere
Certificati malattia, ecco quando si può scrivere in tempi di coronavirus. I nodi per il medico di famiglia separatore
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Risalgono i contagi da Covid-19 e il segretario nazionale dei medici di famiglia Fimmg, Silvestro Scotti, invita il Governo e l’Inps a chiarire se è proprio vero ciò che si desume dalla nuova normativa. Cioè, che un positivo asintomatico capace di contagiare il virus, potendo ormai muoversi liberamente in quanto non soggetto ad isolamento, anziché stare a casa debba recarsi al lavoro in quanto non è più considerato né malato né contagioso malgrado la risalita dei contagi e dei rischi per i pazienti più fragili. Da Napoli, città dove si assiste a un picco del virus in questi giorni, Scotti osserva che per la certificazione di malattia, va distinto se il paziente è sintomatico od asintomatico. Gli asintomatici vanno comunque a lavorare. Inutile per loro anche farsi fare una diagnosi ufficiale in farmacia e tornare dal Mmg nella speranza di ottenere il certificato. Se il medico non rileva una condizione che impedisca di lavorare, spiega Scotti, non può emettere nessun certificato che consenta di assentarsi. Tuttavia, con ogni probabilità recandosi in ufficio questi pazienti positivi contageranno i colleghi. Infatti, la nuova normativa approvata ad agosto dal governo ha cancellato l’obbligo di isolamento di minimo 5 giorni, che implicava la necessità di un tampone negativo al 6° giorno per uscire di casa. Rimane giusto la raccomandazione di indossare la mascherina in ufficio. Per quanto riguarda i sintomatici le cose cambiano; per chi ha eseguito a casa un test fai da te positivo, in alternativa alla coda per il tampone a pagamento in farmacia, c’è la possibilità per il medico di valutare l’inabilità temporanea al lavoro. In quei casi, infatti, come sottolinea Scotti intervistato dalle agenzie Ansa ed ADNKronos, si può fare una diagnosi aspecifica di sindrome respiratoria di probabile natura virale/sospetto Covid.
«Indipendentemente dalla certificazione ufficiale o meno di positività i pazienti asintomatici possono utilizzare la loro capacità lavorativa indipendentemente dal rischio che diffondano contagi», riassume Luigi Sparano, segretario Fimmg Napoli. «Il ragionamento del legislatore non ha considerato al momento l’ipotesi della diffusione. O meglio, è parametrato su quanto impatta clinicamente la presenza del virus oggi, e in effetti delle dieci chiamate a medico che riceviamo in media in questi giorni quasi tutte raccontano di sintomi limitati. Ma conosciamo il presente dei nostri casi. Inoltre, nulla si può predire sull’impatto del virus nei prossimi mesi. Anzi, se in passato il paziente positivo era isolato e tracciato, oggi non ci sono i presupposti per prevedere eventuali effetti di una diffusione pandemica, specie sui più fragili. Da una parte dobbiamo aspettare, e valutare come gli anni scorsi anche l’impatto di epidemie concomitanti come l’influenza. Dall’altra occorrerebbe però aumentare la sensibilità del pubblico per coprire le categorie di pazienti più a rischio in caso di contagio, o a loro volta più contagiose». In proposito, Scotti evoca la possibilità di far praticare lo smart working ai lavoratori positivi e/o di selezionare categorie particolarmente a rischio a cui sia concesso assentarsi (sanitari od insegnanti). Un ruolo chiave, per Sparano, l’hanno fin da ora i medici di famiglia, sia nel vaccinare sia soprattutto nell’eseguire i tamponi. «Il test è arma per fare chiarezza, differenziare e quantificare il numero dei casi sul territorio e consente di agire subito, clinicamente, a seconda della categoria di rischio cui il nostro paziente appartiene. A mio avviso, per i tamponi rispetto ad altri setting la sede principale dell’aggregazione funzionale territoriale ha un quid in più. Queste aggregazioni da noi in Campania sono state istituite “a tappeto”. A Napoli sono 28 e nei picchi pandemici erano già tutte operative con 3-5 medici almeno, ogni 20 dell’aggregazione, che ruotavano per eseguire i tamponi. In precedenza, erano stati sperimentati sempre nella medicina generale, test nei parcheggi auto. È una funzione oggi svolta dalle farmacie, a pagamento, ma che potremmo tornare a svolgere anche noi».
Doctor 33
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