Dalle truffe informatiche ci si difende denunciando e “allacciandoci la cintura” come se fossimo in auto
Oltre 200 persone al PalabancaEventi di via Mazzini per il convegno sulla cyber security
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Abituarsi, quando si è sul web (quindi nel mondo virtuale), a mettere in campo quelle buone pratiche per proteggerci che nel mondo reale ci siamo talmente abituati ad attivare che li abbiamo trasformate in gesti di cui neanche ci accorgiamo più: come l’allacciarsi la cintura quando saliamo in auto, ovvero il chiudere la porta (possibilmente blindata) di casa dopo aver inserito il sistema d’allarme. Questo uno dei consigli emersi nel corso del convegno sul tema “Sicurezza informatica, come difendersi dalle truffe”, che si è tenuto per iniziativa della Banca di Piacenza (in collaborazione con Cyberoo, Polizia Postale e delle Comunicazioni Emilia Romagna e Ing. Redini Consulting-Digital & Cybersecurity) nel Salone dei depositanti (gremito da oltre 200 persone) del PalabancaEventi di via Mazzini.
Il condirettore generale della Banca Pietro Coppelli ha portato i saluti dell’Amministrazione (presente il presidente Giuseppe Nenna) e della Direzione del popolare Istituto di credito, ringraziando tutti i partecipanti e, in particolare, le numerose autorità, tra le quali il prefetto Daniela Lupo, il nuovo questore Ivo Morelli (che, alla sua prima uscita pubblica, è intervenuto per un breve saluto), i comandanti di Carabinieri e Guardia di Finanza. Il dott. Coppelli (che ha ringraziato anche il precedente questore dott. Guglielmino per il suo fondamentale contributo alla realizzazione del convegno) ha sottolineato come l’Abi-Associazione bancaria italiana da sempre collabori con le forze dell’ordine per trovare soluzioni che limitino la diffusione dei reati informatici. «Anche la Banca di Piacenza – ha aggiunto il condirettore generale – si sta impegnando tantissimo, investendo anche ingenti risorse, a tutela della propria clientela contro i crimini informatici, fenomeno in forte crescita. Due le azioni da intraprendere da parte delle banche, delle aziende ma anche dei privati, indipendentemente dall’età, perché non è vero che ne sono vittime solo gli anziani: un attività di prevenzione ed una di difesa. Di recente – ha concluso il dott. Coppelli, precisando che la Banca non chiede mai ai propri clienti i loro dati perché li ha già – abbiamo acquisito una nuova piattaforma che utilizza un sistema di intelligenza artificiale per permettere di analizzare i settori “grigi” del web e di rilevare dati anomali, così prevenendo possibili “attacchi”».
A fornire un elenco di buone pratiche per evitare il pericolo delle truffe informatiche è stata Veronica Leonardi, Cmo ed executive board member di Cyberoo, azienda di cyber security quotata in Borsa: scegliere password complesse (lettere minuscole, simboli), aggiornarle periodicamente e non usare la stessa per tutte le occasioni; fare attenzione ad aprire e-mail sospette e diffidare di quelle che forniscono dei link di accesso diretto; non comunicare i propri dati personali, credenziali, password o pin; non installare software non sicuri o illeciti; prestare molta attenzioni alle autorizzazioni che vengono richieste quando si installa una app; evitare di connettersi a reti non sicure e/o wi-fi aperte; quando ci si allontana dai propri dispositivi, assicurarsi che siano protetti con codici di sblocco sicuri; rimanere aggiornati sui nuovi trend di attacco.
La soluzione migliore per restare aggiornati l’ha invece fornita Alessandra Belardini, dirigente del Centro operativo sicurezza cibernetica della Polizia Postale e delle Comunicazioni Emilia Romagna, invitando a consultare il sito www.commissariatodips.it, dove si resta sempre informati su quale sia la truffa del momento e dove è possibile trovare assistenza per cercare di capire che cosa fare dopo aver subito una truffa. «Dal 2020 al 2022 – ha spiegato la dirigente – i reati informatici sono cresciuti del 98 per cento, non tanto perché i criminali del web sono sempre più esperti, ma perché l’uso dei mezzi informatici è sensibilmente aumentato e con esso il rischio di truffe». La dott. Belardini ha sostenuto che gli strumenti per combattere il cybercrime ci sono: «Non c’è niente di difficile, basta parlare un linguaggio semplice, convincerci che il più delle volte non è il criminale che è bravissimo, ma noi che per mancanza di riflessione offriamo il fianco a intrusioni nelle nostre vite: dove avvertite un’anomalia, vuol dire che c’è un problema. Date fiducia alla Polizia Postale. Se subite una truffa informatica, denunciate, non abbiate paura di un danno d’immagine (se nel 2022 a Piacenza sono stati registrati solo 52 casi, significa che c’è molto sommerso). Far circolare le informazioni è fondamentale».
Katia Redini, digital & cybersecurity consultant, ha dal canto suo evidenziato come «il cybercrime sia la terza economia mondiale perché i nostri dati, venduti, sono il nuovo petrolio»; cybercrime che si combatte acquisendo «conoscenza e consapevolezza». L’ing. Redini ha avvertito che ogni volta che ci invitano a cliccare su un link è per rubarci i dati e che «nel settore finanziario, più che attaccare le banche si preferisce l’obiettivo più facile, il cliente».
Al termine dell’interessante convegno – a cui è seguito un dibattito con il pubblico – il dott. Coppelli ha consegnato un presente alle relatrici in ricordo della serata, unitamente al libro strenna della Banca dedicato ai 500 anni della Basilica di Santa Maria di Campagna.
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