“Habemus manovra” stasera via libera a una finanziaria da 25 miliardi.
Salvo colpi scena, questa sera la manovra economica vedrà la luce.
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Convocato un Consiglio dei ministri alle 20, il premier vuole accelerare per evitare il solito assalto alla diligenza e lo stillicidio di dichiarazioni mentre Giorgetti promette: “mai più superbonus”
Stamattina Giorgia Meloni sarà in Parlamento per fare delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre. Sarà una giornata lunga per la premier che si concluderà alle 20 quando è convocato il consiglio dei ministri per dare il via libera al Documento programmatico di bilancio e l’intero disegno di legge di Bilancio con il decreto fiscale. Lo sottolinea il Corriere della Sera che apre scrivendo in prima: “Catasto e tagli, ok del governo” così come il Quotidiano Nazionale che parla di “Bliz di Meloni: subito la manovra” mentre il Sole24Ore più nel dettaglio titola: “Manovra, confermato il taglio Irpef, dalle banche 3-4 miliardi in due anni”.
Una sorpresa, quindi. Ma neanche tanto. I continui rimbrotti tra i partner della maggioranza, con la Lega e Forza Italia a litigare sulle tasse e gli extraprofitti, ha convinto il premier che era meglio accelerare. Ora davanti a sé ha una lunga giornata. che sarà dedicata come scrive Eugenio Fatigante su Avvenire “fino all’ultimo, al lavoro di cesello sulle voci della manovra da circa 25 miliardi di euro, che alla fine dovrebbe contenere anche l’atteso “contributo” da parte delle banche (e forse da altri settori) in luogo della discussa tassa sui profitti in più maturati per gli alti tassi d’interesse: fonti del Tesoro hanno specificato ieri sera che il confronto con l’Abi andrà avanti a oltranza e avrà forse come base le somme portate ad aumento patrimoniale oppure un rinvio delle Dta, le imposte differite. Gli altri “piatti forti” della manovra restano i tagli alle spese dei dicasteri, con relative tensioni fra i ministri, e il cosiddetto “allineamento” delle accise sui carburanti, ovvero il loro aumento”.
Insomma, dopo un tira e molla di settimane con il ministro Giancarlo Giorgetti finito sulla graticola, il governo sembra avere trovato la quadra. La conferma arriva anche dal retroscena firmato da Marco Galluzzo sul Corriere della Sera. “Chi ha parlato con la presidente del Consiglio dopo il vertice l’ha trovata pienamente soddisfatta – racconta il giornalista – ha escluso problemi di fondo, ha avuto la riprova che i due vicepremier e il titolare del Mef, lontani da telecamere e microfoni, sono in grado di intendersi meglio che a distanza. È soprattutto convinta, Meloni, che le ipotesi allo studio (e molte ancora sono coperte dal riserbo) saranno in grado di coprire il fabbisogno. È molto soddisfatta dalla reazione che il mondo bancario ha avuto rispetto alle sollecitazioni di Giorgetti, è convinta che in modo coordinato e cooperativo alla fine verranno centrati gli obiettivi”.
Una manovra non da poco. Nel Documento programmatico di bilancio, che l’esecutivo dovrebbe inviare entro la mezzanotte a Bruxelles, verrà indicato che gran parte delle risorse stanziate nella legge di bilancio per il 2025 saranno utilizzate per il taglio del cuneo fiscale, per supportare le famiglie numerose e rafforzare il sistema sanitario. “Su una manovra da 25 miliardi – scrive Luca Monticelli su la Stampa -le risorse sicure riguardano 9 miliardi da poter spendere in deficit, 2,2 miliardi di maggior gettito strutturale dalla lotta all’evasione e circa 4 miliardi di euro che giacciono sul fondo della delega fiscale”. Inoltre, si legge su Repubblica arriveranno “almeno 3 miliardi per la spending review dei ministeri, con un taglio del 5%”.
Un altro vincitore della partita è proprio il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il “ministro realista” che di fronte ai conti pubblici disastrati e alla necessità di trovare risorse avere sempre messo le amni avanti dicendo che tutti siamo chiamati a “sacrifici” per il bene del Paese. La colpa di tutto ciò? Beh il titolare dell’Economia lo spiega bene al Foglio: il superbonus di Giuseppe Conte e dintorni. “Nel Piano strutturale di bilancio – scrivono Luciano Capone e Carlo Stagnaro – il Mef riconosce il fallimento dell’esperienza dei bonus edilizi e con il riordino delle tax expenditure propone un cambiamento strutturale: le agevolazioni devono avere sempre monitoraggio e tetti di spesa”. Tutto questo per garantire gli “equilibri di bilancio di finanza pubblica”. “La lezione del Superbonus, costata 100 volte in più di quella di inizio Duemila – concludono – è servita a ricordare all’Amministrazione pubblica una cosa che già sapeva. Ora l’obiettivo dovrebbe essere non dimenticarla”.
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