Anno: XXVI - Numero 73    
Lunedì 14 Aprile 2025 ore 14:00
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Il circo Trump. L'America si interroga sul danno che causa un presidente inaffidabile

La figuraccia planetaria sui dazi, con tanto di sospetta manipolazione dei mercati.

Il circo Trump. L'America si interroga sul danno che causa un presidente inaffidabile

Il caos comunicativo e una squadra che sbanda; la preoccupata attesa per la prossima mossa a effetto, se proclamerà la legge marziale il 20 aprile o vorrà una parata per il compleanno il 14 giugno. Il danno reputazionale è anche economico: l’America di Donald rischia di diventare una scommessa troppo rischiosa. Nyt: “Se assumi pagliacci aspettati un circo”           

Dopo la figuraccia planetaria sui dazi – con la clamorosa inversione a U una volta preso atto del rischio di scatenare, da solo, una crisi finanziaria globale – è difficile prevedere cos’altro potrà combinare Donald Trump. In pochi giorni il presidente americano è riuscito a superare sé stesso in termini di irresponsabilità e imprevedibilità, due caratteristiche che mal si addicono al leader di una superpotenza che ha costruito la sua grandezza proprio sul fatto di essere affidabile, quando meno per gli alleati. Ciò che Trump sta facendo, secondo diversi analisti, è dissipare questo capitale: una strategia miope, di fronte alla rivalità strutturale con la Cina. Sul piano interno, una delle conseguenze di un tale stile di governo è che ormai sembra possibile tutto e il contrario di tutto, in un clima di crescente confusione dove è sempre più difficile distinguere il vero dal falso.

Nel suo ultimo editoriale sul New York Times, Thomas L. Friedman paragona la vicenda dei dazi a un circo. “Se assumi dei pagliacci, dovresti aspettarti un circo. E, cari americani, noi abbiamo assunto un gruppo di pagliacci”. I danni – sottolinea Friedman – non sono solo economici, ma anche reputazionali. “Una quantità di fiducia inestimabile è appena andata in fumo”, dopo che, “nelle ultime settimane, abbiamo detto ai nostri amici più cari al mondo – Paesi che ci hanno sostenuto spalla a spalla dopo l’11 settembre, in Iraq e in Afghanistan – che nessuno di loro era diverso dalla Cina o dalla Russia. Avrebbero tutti subito le stesse tariffe: niente sconti per amici e parenti”.

Pensare che tutto questo non abbia un costo è folle, argomenta l’editorialista del Nyt, secondo cui ora gli “ex stretti alleati degli Stati Uniti” hanno comprensibilmente perso la fiducia in questa amministrazione. La vicenda dei dazi “è stata l’equivalente commerciale dell’uscita maldestra dell’amministrazione Biden dall’Afghanistan, da cui non si è mai ripresa del tutto”. Solo che “Trump ha appena cacciato [gli Usa] in una guerra senza via d’uscita”. Il rischio è che, dopo una “performance così patetica e vergognosa”, molti alleati dell’America inizino a “vedere la Cina come un partner migliore e più stabile a lungo termine”. Da questo punto di vista, Trump è riuscito a fare un capolavoro: anziché mettere l’intero mondo industriale contro la Cina, ha messo l’America contro l’intero mondo industriale e la Cina.

Un altro capolavoro di Trump è che sta riuscendo a rivitalizzare un’opposizione che sembrava morta. Tra consiglieri che si insultano sui social network e una gestione della comunicazione a dir poco caotica, la Casa Bianca sta fornendo ai democratici una sfilza di occasioni per rialzare la testa e riguadagnare consenso tra gli elettori. L’ultima è arrivata dal modo in cui ha gestito il suo social, Truth, nelle ore caotiche che hanno preceduto la retromarcia sui dazi. Diversi deputati democratici hanno espresso il sospetto che il presidente possa aver manipolato illegalmente i mercati – e commesso quindi insider trading – incoraggiando gli acquisti di azioni poco prima della sua drastica inversione di rotta. Il parlamentare dem Adam Schiff ha chiesto al Congresso di indagare: “Chi nell’amministrazione era a conoscenza in anticipo dell’ultimo dietrofront tariffario di Trump? Qualcuno ha comprato o venduto azioni, traendo profitto a spese del pubblico?”, ha scritto su X. Il riferimento è al fatto che il presidente, pochi minuti dopo l’apertura di Wall Street, abbia scritto su Truth “ora è il momento di comprare”, per poi, dopo poche ore, annunciare la pausa di 90 giorni ai dazi, esclusi quelli nei confronti della Cina, cosa che ha innescato un rimbalzo al rialzo dei mercati.

“Il presidente degli Stati Uniti sta letteralmente partecipando alla più grande manipolazione del mercato al mondo”, hanno affermato i rappresentanti democratici della Commissione per i servizi finanziari della Camera, sempre su X. Per Richard Painter, ex capo dell’Ufficio etico della Casa Bianca, è evidente come a “Trump piaccia questo controllo sui mercati, ma è meglio che stia attento”. Un’altra curiosità del post è stata la firma di Trump con le sue iniziali DJT, ovvero il simbolo azionario di Trump Media and Technology Group, la società madre della piattaforma di social media del presidente Truth Social. Non è chiaro se Trump stesse parlando dell’acquisto di azioni in generale o di Trump Media in particolare. Trump include “DJT” nei suoi post in modo intermittente, in genere per sottolineare che ha scritto personalmente il messaggio. L’ambiguità sul significato di quella firma non ha comunque impedito alle persone di investire denaro in quel titolo. Trump Media ha chiuso con un +22,67%, raddoppiando la crescita del mercato in generale, una performance straordinaria per un’azienda che l’anno scorso ha perso 400 milioni di dollari e che sembra non risentire dell’imposizione o della sospensione dei dazi. La quota di partecipazione del 53% di Trump nella società, ora in un trust controllato dal figlio maggiore, Donald Trump Jr., è aumentata di 415 milioni di dollari nel corso della giornata.

Il fatto che prevedere Trump sia così difficile anche per le persone a lui più vicine – molti dei suoi consiglieri e funzionari senior hanno saputo solo all’ultimo minuto del colpo di scena sui dazi – la dice lunga su quanto possa essere spiazzante per il pubblico generale. È come se da lui, ormai, ci si aspettasse di tutto, dalla proclamazione della legge marziale (una fake news) all’organizzazione di una parata militare per il suo compleanno (notizia per una smentita dalla Casa Bianca, ma che trova qualche riscontro). La storia della legge marziale – che Trump intenderebbe promulgare dal 20 aprile – è diventata virale sui social network, in particolare su TikTok, sebbene non ci sia nessuna prova e nemmeno nessun sentore in merito. Tutto parte dall’ordine esecutivo firmato dal presidente americano il giorno del suo insediamento in cui impone al Dipartimento della Difesa e al Dipartimento della Sicurezza Interna di presentare un rapporto entro il 20 aprile con lo scopo di valutare la situazione al confine meridionale e determinare se sia necessario ricorrere all’Insurrection Act del 1807 per il controllo dei confini. L’Insurrection Act consente al presidente di schierare forze militari o della Guardia Nazionale statunitensi sul territorio nazionale in risposta a ribellioni, disordini civili o ostruzionismo alla legge federale. Fra i presidenti che ne hanno fatto ricorso – spiegano i media americani – Abraham Lincoln durante la guerra civile, Ulysses Grant contro il Ku Klux Klan e George H.W. Bush durante le rivolte di Los Angeles del 1992 seguite al verdetto relativo al caso Rodney King. In ogni caso l’Insurrection Act – viene precisato – non ha niente a che fare con la legge marziale, una misura molto più drastica che sospende le libertà civili e pone l’autorità militare al di sopra del governo civile. Sotto la legge marziale, diritti costituzionali come la libertà di riunione, di parola e il giusto processo possono essere sospesi, e i tribunali civili possono essere sostituiti da tribunali militari. L’hashtag #martiallaw è stato comunque utilizzato in decine di migliaia di post su TikTok, molti dei quali citano la scadenza del 20 aprile.

Più concreta, anche se per ora smentita, è la voce di una birthday military parade nel cuore di Washington DC per festeggiare i 79 anni del 47° presidente degli Stati Uniti d’America. La Casa Bianca ha smentito la cosa, anche se alcuni funzionari locali hanno confermato a Politico di essere stati contattati dall’amministrazione per organizzare una celebrazione. In particolare, la sindaca di Washington Muriel Bowser e Takis Karantonis, presidente del consiglio della contea di Arlington in Virginia, hanno dichiarato di aver discusso con funzionari dell’amministrazione dei piani per una parata militare quest’estate. Un quotidiano locale, il Washington City Paper, ha riferito che la parata si sarebbe tenuta il 14 giugno, giorno del compleanno sia dell’esercito americano sia di Trump. Bowser ha affermato che i piani sembravano prevedere una parata “militare” che si sarebbe estesa dal Pentagono alla Casa Bianca, e ha osservato che l’uso di mezzi pesanti avrebbe probabilmente causato milioni di danni alle strade di Washington. La Casa Bianca ha risposto che no, “non è in programma alcuna parata militare”. L’idea, del resto, frulla nella mente di Trump già dal primo mandato, quando il presidente incaricò il Pentagono di valutare l’organizzazione di una parata militare nella capitale dopo aver assistito alle celebrazioni della presa della Bastiglia a Parigi insieme al presidente francese Emmanuel Macron nel luglio 2017. È possibile che anche questa volta il sogno rimarrà nel cassetto. O forse no, dato che da lui ci si può aspettare di tutto.

di  Giulia Belardelli su HuffPost

 

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