Anno: XXVI - Numero 42    
Venerdì 28 Febbraio 2025 ore 14:00
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La famiglia Berlusconi scende in campo.

Contro Musk, Google & Co. Prima Marina, poi Pier Silvio: entrambi puntano il dito contro la concorrenza sleale di Big Tech che sta fagocitando il mercato pubblicitario italiano e che colpisce "i livelli occupazionali e i salari dei lavoratori italiani".

La famiglia Berlusconi scende in campo.

La famiglia Berlusconi scende in campo. Non in politica bensì contro i colossi tecnologici, denunciando il loro strapotere e chiedendo una regolamentazione equa per tutti gli operatori. Pier Silvio e Marina Berlusconi alzano la voce contro una concorrenza che definiscono sleale, sottolineando i rischi economici e politici di un mercato senza regole adeguate. Una presa di posizione che viene ribadita in occasione della presentazione dei risultati finanziari di MFE-Mediaset, che mostrano un andamento in crescita.

“Nel 2024 abbiamo raggiunto risultati ottimi, in controtendenza rispetto agli altri broadcaster”, afferma Pier Silvio, amministratore delegato di MFE. I numeri parlano chiaro: l’utile netto si attesta a 251 milioni di euro, in crescita di oltre il 60% rispetto alle stime iniziali. Il risultato operativo adjusted arriva a 370 milioni, mentre il free cash flow segna un aumento del 23%. Inoltre, il livello di indebitamento è ai minimi da dieci anni, una dimostrazione della solidità del gruppo. La crescita del gruppo è evidente in Italia, dove la quota di mercato ha raggiunto il 40,9%, un risultato straordinario in un settore ipercompetitivo. Anche la raccolta pubblicitaria ha registrato un aumento significativo, con un +6,8%, nonostante l’assenza di grandi eventi sportivi come gli Europei e le Olimpiadi. Un avvio promettente anche per il 2025, con la raccolta pubblicitaria di gennaio in aumento dell’1%.

Al di là dei risultati economici, Berlusconi pone l’accento su un tema cruciale: l’asimmetria regolatoria tra media tradizionali e le Big Tech. “Siamo pronti alla sfida europea, ma è arrivato il momento di regole più giuste per tutti. Le big tech e i colossi dello streaming godono di vantaggi che, alla lunga, penalizzeranno non solo il settore dei media, ma tutte le aziende nazionali ed europee”, spiega il CEO di MFE. “Potere finanziario e poche regole, peraltro non rispettate, nel medio e lungo termine rischiano di indebolire l’intera economia, colpendo i livelli occupazionali e i salari dei lavoratori italiani ed europee”. L’appello di Berlusconi arriva in un momento delicato, segnato dall’annuncio di Donald Trump sull’introduzione di tariffe doganali del 25% sui beni europei a partire dal prossimo aprile: una mossa che potrebbe aggravare ulteriormente lo squilibrio economico tra Vecchio Continente e Usa.

Le dichiarazioni dell’amministratore delegato di MFE, inoltre, arrivano a pochi mesi dalla pubblicazione dell’ultima analisi dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), che ha diffuso i dati del Sic, il Sistema Integrato delle Comunicazioni, ovvero il valore complessivo del mercato della comunicazione. I numeri relativi al 2022 delineano uno scenario in continua evoluzione: mentre i media tradizionali subiscono un ridimensionamento, le Big Tech guadagnano terreno. Dopo la Rai, che mantiene la leadership con poco più del 13%, Google scala la classifica e si piazza al secondo posto, raccogliendo l’11% dei profitti del Sic. Un balzo significativo, considerando che negli anni precedenti la sua quota era rimasta a una sola cifra e l’azienda di Mountain View era fuori dal podio. Anche Meta aumenta i propri ricavi, passando dal 6,9% al 7,6% e avvicinandosi a due storici protagonisti dell’industria: Sky e Mediaset, rispettivamente al 9,9% e 9,8%.

Anche Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e Mondadori, è intervenuta sul tema dei colossi della Silicon Valley. In un’intervista rilasciata al Foglio appena dieci giorni fa, ha parlato di “concorrenza sleale”, sottolineando: “Nella storia dell’umanità non si era mai assistito a una simile concentrazione di potere, ricchezza e interessi nelle mani di pochi soggetti. Servono limiti e regole”. Secondo la presidente di Fininvest, la questione non riguarda solo l’economia: “Questi colossi del digitale, infatti, sono riusciti a imporre nella nostra vita di tutti i giorni la dittatura dell’algoritmo, che porta alla massima semplificazione delle opinioni, alla polemica più estrema e alle tesi più radicali. Il tutto con l’obiettivo di generare traffico online, e quindi più incassi, e purtroppo oggi anche di influenzare il modo di pensare della gente. È un meccanismo infernale, che inevitabilmente ha contagiato in profondità anche la politica”.

Alla luce di questi scenari, Pier Silvio Berlusconi lancia un appello all’Ue: “È necessario agire per difendere il mercato europeo e garantire una concorrenza equa. La nostra richiesta non è di essere avvantaggiati, ma semplicemente di non essere svantaggiati rispetto ai giganti del digitale”. Concorda la sorella Marina: “Va riconosciuto che l’Europa e anche l’Italia hanno cominciato a muoversi su questo fronte: mi auguro davvero che ora non si lascino condizionare dalla marcia indietro di Trump, che si è subito ritirato dalla global minimum tax a tutela di Musk & Company”.

di  Adalgisa Marrocco su Huffpost

 

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