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L'equo compenso è bloccato dai veti della sinistra

"Cchiù salario pè tutti" arringherebbe Cetto La Qualunque, al secolo Antonio Albanese, in una delle sue celeberrime gag sui costumi della politica italiana. La gara a chi la spara più grossa in tema di aumenti retributivi sta raggiungendo vette inaspettate.

L'equo compenso è bloccato dai veti della sinistra

Ma come nelle migliori tradizioni del nostro Paese si individua il problema ma non si offre la ricetta risolutiva in concreto.

I tuttologi televisivi tutte le sere si affannano a spiegarci come l’aumento del costo della vita ha eroso il potere di acquisto dei lavoratori. Multicromate starlette del tubo catodico con serioso cipiglio ci somministrano dotte argomentazioni su come la “guerra sta facendo lievitare i costi energetici” (capendo poco sia dell’una che degli altri). “Professoroni di stirpe” non meglio identificati ci spiegano perché le materie prime stanno lievitano di costo assieme ai trasporti. Insomma è tutto un fiorire di spiegazioni (tutto orientato a sinistra e da sinistra) di ciò che starebbe accadendo e che ha come unica e incondizionata soluzione l’aumento delle retribuzioni.

Difficile spiegare a cotanta intellighentia che in Italia il salario minimo esiste già e che sono i contratti collettivi. Difficile fare comprendere che la direttiva comunitaria è riferita ai Paesi che non hanno i Ccnl (la stragrande maggioranza). Impossibile far transitare un concetto semplice ma basilare: la maggiorazione delle retribuzioni (e conseguentemente dei contributi) qualcuno dovrà pur pagarlo. Tutto inutile. Come se l’aumentato costo della vita, energetico, dei trasporti e delle materie prime stia colpendo solo i lavoratori dipendenti e non anche gli autonomi, non le imprese. Senza considerare per niente le condizioni economiche degli autonomi, degli imprenditori che dovrebbero garantire sia l’occupazione che questi pretesi aumenti.

Ma è un affannarsi non valido per tutti. Basti pensare che nonostante leggi, sentenze e risoluzioni non si riesce a fissare un concetto basilare in uno Stato civile: chi lavora va pagato. Eppure la legge sull’equo compenso per i professionisti stenta a fare passi avanti in Parlamento per l’ostruzionismo dei partiti di sinistra. Mentre un’ennesima norma (la riforma degli appalti) prevede un principio stravolgente…udite udite…Viene riconosciuto a chi lavora per la P.A. il diritto a essere pagato. Più esattamente il divieto di fare bandi che prevedano Zero compenso. Perché l’incredibile è che ancora sono numerosissime le situazioni negli enti pubblici, in cui si pretende ufficialmente la prestazione gratuita dai professionisti.

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