Medici a gettone: strapagati e inesperti. è il declino della sanità
In Italia quattro sanitari su dieci sarebbero pronti ad abbandonare il servizio nazionale per diventare medici a gettone.
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Il fenomeno, dichiarato prima illegale e poi tornato in auge con la crisi sanitaria è già stato definito da molti incostituzionale e di preoccupante rilevanza sociale.
Chi sono i medici a gettone
I medici a gettone sono assunti da società private o cooperative e sono pagati per ricoprire un singolo turno di lavoro. Si tratta quindi di liberi professionisti chiamati dagli ospedali pubblici per tappare i buchi dell’amministrazione, ad esempio in pronto soccorso. In maggioranza molto giovani, senza esperienza né specializzazione, i medici a gettone vengono pagati il doppio, se non il triplo rispetto ai colleghi. Ad esempio con tre notti si guadagna lo stipendio che un medico dipendente incassa in un mese. Inoltre, non essendo assunti dall’azienda ospedaliera hanno anche meno responsabilità e compiti burocratici.
Non sorprende quindi il sondaggio dalla Federazione sindacale dei medici (CIMO-FESMED), che evidenzia come vi sia una netta propensione ad abbandonare il servizio sanitario pubblico per lavorare a chiamata. Il 37,6% del campione interpellato vuole spostarsi alle coop, percentuale che aumenta per le fasce più giovani: 50% per i dottori con meno di 35 anni e 45% per chi ha tra i 36 e i 45.
I rischi dell’esternalizzazione
I punti evidenziati dalla Federazione come elemento di pericolo per la sanità sono diversi. La mancanza di trasparenza: spesso non si conosce il percorso formativo dei medici a chiamata, poiché non c’è verifica. La discontinuità: i dottori delle coop non possono garantire con costanza le cure dei pazienti. La difficoltà nell’inserirsi nell’ambiente lavorativo: ogni ospedale ha proprie regole, protocolli e organizzazione che è bene conoscere. Gestiscono i propri turni in autonomia: manca il controllo sull’osservanza della pause obbligatorie. Questi medici fanno turni da 12, 36 ore consecutive senza fermarsi aumentando così la possibilità di commettere errori. Senza contare l’impatto sulla spesa pubblica, il servizio sanitario nazionale sostiene una spesa più che onerosa per servizi che potrebbero risultare inadeguati.
Un fenomeno in espansione che va arginato
Il fenomeno dei medici a gettone risulta ad oggi essere in espansione, con addirittura operatori che si licenziano per intraprendere questo tipo di carriera. In Piemonte fa ricorso ai dottori a chiamata il 50% delle aziende ospedaliere, in Liguria il 70% e in Veneto l’80%. È evidente come sia la mancanza dei medici, aggravata in particolare nel periodo post-crisi sanitaria, a dare slancio al fenomeno. Infatti è proprio nel 2020 che i medici a gettone sono tornati legali dopo un primo stop nel 2018.
A denunciare tale gravosa e preoccupante situazione non sono solo i sindacati, ma anche Confartigianato e l’Autorità Nazionale Anti-corruzione. Quest’ultima, tramite il presidente Giuseppe Busia, ha richiesto un intervento immediato da parte del ministero: “serve un decreto ministeriale che faccia chiarezza sulla questione dei “gettonisti”, e dia dei criteri di congruità dei prezzi”.
Oltre alla spesa che grava sui nostri portafogli, bisogna sottolineare la questione sociale. Si rischia infatti di indebolire ulteriormente la già precaria situazione del sistema sanitario, offrendo cure sempre più inadeguate e carenti.
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