Occupazione in Lombardia: la rivincita delle donne
L’ottima performance occupazionale si aggiunge ad un altro dato positivo: l’aumento del PIL lombardo che traina quello nazionale
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Le donne trainano l’occupazione. Accade in Lombardia dove, dal 2008 al 2018, l’occupazione della componente femminile cresce del 5,9% (+105 mila unità) mentre solo dello 0,9% quella maschile (+22 mila unità). L’ottima performance occupazionale si aggiunge ad un altro dato positivo: la Lombardia è la Regione che nell’ultimo decennio ha maggiormente stimolato il PIL Italiano che, con 1.753.949 milioni di euro prodotti ai prezzi di mercato nel 2018, si posiziona su un incremento dell’1,7% rispetto allo scorso anno. E a Milano, in particolare, si deve la crescita della ricchezza dell’Italia con un aumento molto più sostenuto della media nazionale. È quanto emerge dal rapporto regionale redatto dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro “La crescita del mercato del lavoro in Lombardia”, che anticipa i dati regionali del report nazionale “Il lavoro nelle province italiane” che sarà presentato al Festival del Lavoro 2019. Il focus sulla Lombardia è stato presentato oggi nel corso della conferenza stampa di presentazione della manifestazione, che prenderà il via da domani, e fino al 22 giugno, al Mi.Co – Centro Congressi di Milano (viale Eginardo, 7 – Gate 2). La Lombardia nel 2018 ha superato ampiamente i livelli occupazionali del 2008, con un aumento degli occupati pari a +127 mila unità ed è sempre Milano a contribuire all’innalzamento del tasso occupazionale (71,7% nel 2018), tra i più elevati tra i 13 grandi comuni lombardi e al terzo posto a livello nazionale dopo il 74,3% di Bologna e il 72% di Firenze. A contribuire a questa crescita sono soprattutto le donne. Nel periodo 2008-2018 – si evidenzia nell’indagine – l’andamento dell’occupazione per genere è stato davvero significativo: la crisi ha determinato la flessione dell’occupazione femminile solo fino al 2011, ma questa è ripartita negli anni successivi a causa della necessità delle donne di entrare nel mercato del lavoro per attenuare gli effetti della diminuzione del reddito familiare, mentre l’occupazione maschile ha ripreso a crescere solo dal 2015. Pur restando superiore di 16 punti percentuali a quello maschile, il gap di genere nel tasso di inattività femminile si è ridotto di circa 4 punti percentuali, passando dal 39,9% del 2008 al 35,8% nel 2018 e risultando così di 8 punti percentuali inferiore alla media nazionale (43,8%) e di oltre 22 punti percentuali a quella delle regioni del Mezzogiorno (58,4%). A crescere in Lombardia è prevalentemente l’occupazione a tempo determinato (+40,5% rispetto a +4,8% di contratti a tempo indeterminato) e quella nelle fasce più mature della popolazione, causata dall’invecchiamento e dalle riforme che hanno man mano innalzato l’età pensionistica. Notevole è poi l’influenza femminile anche sul tasso d’inattività regionale: negli ultimi dieci anni passa infatti dal 30,5% al 27,9%, a fronte di una riduzione nazionale che va dal 37,1% al 34,4%. Le donne vincono anche nel mondo dell’istruzione, nel contesto di una regione che, negli anni presi in considerazione dal
rapporto, ha visto aumentare in modo incisivo il livello di formazione degli occupati. In diminuzione le lavoratrici con la sola licenza elementare (-55,3%; -48,8% tra gli uomini) mentre in significativo aumento le laureate (+53,1%; +33,2% tra gli uomini). Guardando ai settori produttivi, la variazione occupazionale positiva è spinta dai servizi (+10,7%, pari a +289 mila lavoratori). Oltre la metà delle donne occupate lavorano proprio in questo settore (+13,1%, pari a +184 mila unità), mentre alla flessione degli occupati nell’industria contribuiscono maggiormente gli uomini, dal momento che rappresentano il 76% del totale, e soprattutto la crisi del comparto delle costruzioni (-89 mila occupati).
“Oggi in Italia lavora solo il 49% delle donne. La media nei Paesi europei è del 61,2%”, sottolinea la Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone. “Se il nostro Paese raggiungesse i valori europei non solo avremmo 2 milioni di donne in più al lavoro, ma riscontreremmo effetti positivi anche sul PIL con un aumento di oltre un punto e mezzo rispetto a quello attuale”. “I risultati positivi della Regione Lombardia, che emergono dal rapporto dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, ci lasciano ben sperare e ci spingono sempre più a sottolineare che il lavoro femminile è un valore per l’economia”.
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