Overtourism, il self check-in è illegale.
Il ministero dell’Interno mette al bando le key box.
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Il self check-in è illegale e non potrà più essere effettuato per entrare negli alloggi turistici. Una disposizione che potrebbe mettere definitivamente al bando le contestate key box spesso utilizzate dai gestori di affitti brevi per permettere agli ospiti – perlopiù turisti – di accedere autonomamente all’alloggio, senza incontrarsi fisicamente. A ribadirlo è stata il 18 novembre una circolare del dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno inviata a tutte le prefetture d’Italia. Secondo quanto riporta il Post, solo nelle ultime ore i prefetti hanno comunicato la regola ai gestori.
Il provvedimento riguarda tutti i tipi di strutture ricettive, ma è plausibile che il suo impatto ricadrà maggiormente sugli appartamenti turistici. Infatti, prenotando su AirBnb, Booking e altri portali simili non è raro che il check-in venga effettuato a distanza. La chiavi dell’alloggio vengono inserite in una piccola cassaforte chiamata key box, e la combinazione per aprirla viene comunicata solo al momento dell’ingresso, senza che ci sia un contatto umano tra locatori e conduttori. Le key box vengono spesso appese su pali e ringhiere nelle città e sono considerate uno dei simboli dell’overtourism.
Ma questa modalità, spiega la circolare, non rispetta gli standard di sicurezza stabiliti dall’articolo 109 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (Tulps). Questo prevede che gli ospiti possano essere accettati solo se provvisti di un documenti di identità valido. Un controllo da remoto, con una foto inviata per email o su WhatsApp come spesso accade, non è sufficiente a garantire il rispetto del requisito. Poiché l’identificazione telematica non può essere considerata certa, si legge nella circolare, questa viene meno alla necessità dell’«Autorità della Pubblica Sicurezza di avere la conoscenza aggiornata degli alloggiati».
«Appare con chiarezza – recita la circolare – che la gestione automatizzata del check-in e dell’ingresso nella struttura, senza identificazione de visu degli ospiti, si configuri quale procedura che rischia di disattendere la ratio della previsione normativa, non potendosi escludere che, dopo l’invio dei documenti in via informatica, la struttura possa essere occupata da uno o più soggetti le cui generalità restano ignote alla Questura competente, comportando un potenziale pericolo per la sicurezza della collettività. In tal senso, in definitiva, si ritiene di poter affermare che eventuali procedure di check-in “da remoto” non possano ritenersi satisfattive degli adempimenti di cui all’articolo 109 Tulps, cui sono tenuti i gestori di strutture ricettive».
Nessun divieto esplicito delle key box, dunque. Ma l’interpretazione di una norma esistente che rende pressoché inutile il loro utilizzo. Una precisazione che arriva in seguito alle critiche che hanno investito le key box, considerate il simbolo del turismo di massa. Particolarmente nota è la protesta di Firenze, dove le piccole casseforti sono state coperte con delle X rosse tracciate con il nastro adesivo portando alla decisione del Comune di vietarle dal 2025. La stessa decisione è contemplata da settimane dal Comune di Milano
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