Post-Covid. Le liste d'attesa sono la vera emergenza.
Sono le liste d'attesa, specie quelle dei pazienti cronici
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A tale tema andrebbe riservata priorità in vista dell’accesso della sanità italiana ai finanziamenti del Recovery Fund, come spiega il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma Antonio Magi. Che denuncia all’Agenzia Dire “ancora 14 milioni di visite specialistiche da smaltire, e 12 milioni di diagnostiche per immagini”. Questo fardello pregresso non ha soluzione a breve: nel piano presentato dal Ministro della Salute Roberto Speranza ci sono 24 progetti ma non ce n’è uno esplicitamente dedicato al controllo e all’abbattimento delle attese. Lo ammette lo stesso Magi ora a DoctorNews.
«L’unica risposta alla questione che ho sollevato, suggerendo di aumentare le ore di specialistica ambulatoriale convenzionata sul territorio, dove possibile da 24 a 38 a settimana, è stata nel decreto rilancio la norma, non troppo esplicita, con cui lo stato dispone il finanziamento di altri 10 milioni per questa voce rispetto ai 6 milioni stanziati in precedenza. È una torta da dividere tra le regioni: con poche risorse si dovrebbe far fronte alle prestazioni fin qui non erogate. E creare un sistema per il futuro, consapevoli però che i tempi per un esame sono cresciuti a causa delle norme Covid, e diversi medici sono andati in pensione e non sono stati sostituiti. In realtà siamo di fronte all’ennesima soluzione palliativa, è come se in una nave con tante falle continuassimo a mettere toppe invece di andare in cantiere e aggiustare la carena». Tra le soluzioni proposte da Magi, l’assunzione di medici negli ospedali, «ma non con contratti a termine. Il personale va strutturato, anche quello convenzionato, che dovrebbe essere portato a 38 ore dove possibile». E la conta di dove servono le 38 ore è presto fatta: «servono in tutte le specialità, perché tutta l’offerta di prestazioni è sottostimata, ma in alcune – oncologia, cardiologia, oculistica, per certi versi diabetologia – sono a rischio imminente la vita e il benessere del paziente e si deve rimediare prima. Mancano anche pediatri per la medicina scolastica, anestesisti per le terapie intensive».
Di qui l’appello al governo che Magi, pur riconoscendo l’eccezionale impegno del Ministero della Salute, rinnova affinché faccia un “pensiero” ai fondi europei per un tema di primo piano. «Dimentichiamo spesso, anche come addetti ai lavori, che le prestazioni sulle quali è calcolata ogni anno l’efficienza dei nostri servizi sanitari attraverso gli esiti ammontano a un 30%, non di più, di tutta l’offerta, e anche quando si dice a ragione che i risultati del sistema sanitario sono lusinghieri si dimentica l’altro 70% sul quale però ci giudica il cittadino, e ci giudicano i sondaggi di gradimento del servizio pubblico che utilizzano altri parametri. Per dare risposte al ritrarsi del servizio sanitario, la politica ha pensato – anche in questi mesi – correttivi non in linea con le aspettative di una sanità di punta: ad esempio, consentire la refertazione da parte di medici specializzandi senza l’esperienza dei colleghi ospedalieri; né si è imposta di far corrispondere ad ogni laurea una borsa di specializzazione o di medicina generale. Manca programmazione su Medicina e sulla Sanità più in generale».
Visto che alcune specialità mostrano carenze più pericolose di altre, Magi riconosce che, nella fase post-Covid, diventa fondamentale porsi priorità sugli esami da recuperare in base all’appropriatezza. Il sistema deve poter capire se al paziente la prestazione prenotata serva ancora. Come si istituisce un servizio di questo tipo, articolato ma transitorio, per evitare che qualcuno poi paghi per fruire di un esame o di una visita cui ha diritto? «In alcune regioni l’abnegazione dei colleghi ha consentito di mettere in piedi servizi a costo minimo, spesso su base volontaria, di collegamento al paziente prenotato, per capire se restasse attuale la necessità e l’urgenza di una visita di supporto, e di riprogrammare la prestazione. Così, sono stati effettuati i richiami, e recuperati i pazienti ancora una volta grazie allo specialista, che si è messo a disposizione per ore supplementari», dice Magi. Ma aggiunge: «In realtà, bisognerebbe verificare le richieste in tutte le strutture d’Italia con collegamenti istituzionalizzati tra specialisti di territorio ed ospedale, medici di famiglia ed infermieri, e con controlli a distanza; in un secondo tempo dovrebbe diventare la norma contenere al minimo i disagi monitorando i pazienti e gestendo meglio le prestazioni ambulatoriali. In agenda andrebbero lasciati in prevalenza gli spazi corrispondenti all’impatto reale dell’acuzie oltre ad un margine per gli imprevisti».
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