Quel mezzo milione di liberi professionisti con poche tutele
Sono 444 mila i liberi professionisti non iscritti a ordini professionali. Le richieste di Confcommercio Professioni per accompagnare la loro crescita
Un nuovo esercito di lavoratori che sfugge alle categorie tradizionali genera sempre più reddito, e chiede tutele e misure per la competitività e la crescita. Sono 444 mila i liberi professionisti non iscritti a ordini professionali, un numero quasi raddoppiato in dodici anni: dal 2008 al 2020 l’aumento è stato del 95,5%, mentre il reddito generato è cresciuto del 29,5%, passando da 4,9 a 6,3 miliardi di euro. Si tratta di figure professionali svariate, dagli amministratori di condominio alle guide turistiche, dai professionisti Ict ai formatori, dai consulenti aziendali ai wedding planner, dai wellness coach ai designer fino agli influencer. Un mondo variegato che da un lato testimonia la domanda di nuove professioni da parte del mercato per soddisfare nuove esigenze di famiglie e imprese, dall’altro l’impreparazione del sistema economico e di welfare italiano nel valorizzarle e nell’assicurare le giuste tutele. Per questo Confcommercio Professioni, nata proprio per tutelare, promuovere e valorizzare i professionisti in una società moderna, caratterizzata dalle innovazioni tecnologiche e digitali, chiede che a questo nuovo esercito sia data l’attenzione che merita. «I professionisti sono il settore più dinamico dell’occupazione perché hanno un ruolo centrale e crescente con il crescere del peso dei servizi» dice Anna Rita Fioroni, presidente di Confcommercio Professioni. «Devono quindi essere inclusi nelle misure di sostegno ed incentivazione per la competitività. Dato che le nuove figure professionali sono al centro dei cambiamenti nel mercato del lavoro, occorrono interventi strutturali per garantire nuove tutele e favorire la scelta di autonomia».
Le richieste di Confcommercio Professioni sono numerose quanto le esigenze di migliaia di professionisti con poche tutele e altrettante misure per accompagnare la loro crescita. Si chiede in particolare di rendere strutturale l’Iscro (l’Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa), che tutela il reddito del professionista in caso di riduzione o sospensione delle attività lavorative, valorizzando anche le politiche attive per l’aggiornamento e la riqualificazione professionale. Ancora, l’estensione del programma Gol volto a sostenere l’occupabilità ai professionisti che non hanno chiuso la partita Iva e versano in difficoltà lavorativa. Si dovrebbe inoltre potenziare la transizione 4.0 dei professionisti – positiva a tal proposito l’estensione del voucher connettività, e bene che sia stata prorogato al 2023. In tema di equo compenso, dopo la legge recentemente approvata e l’opportuna estensione alla PA, è necessario che la sua concreta determinazione sia preceduta da un ampio confronto con le relative rappresentanze. Dal lato del welfare, è opportuno incentivare l’adesione alle forme di sanità integrativa da parte dei lavoratori professionisti iscritti alla gestione separata Inps.
Confcommercio ha promosso l’apertura del fondo pensione Fon.te. per assicurare anche ai lavoratori autonomi coperture previdenziali integrative. I professionisti dovrebbero essere inoltre destinatari di misure per il sostegno alla genitorialità al pari degli altri lavoratori. In tema di competenze, nell’attuazione del Pnrr occorre dare spazio ai professionisti puntando sulle nuove professioni, dal digitale ai green jobs; e investire sul capitale umano, attraverso il rafforzamento del sistema scolastico e universitario. I professionisti, insomma, chiedono di poter dare appieno il loro contributo per far crescere il Paese.
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