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Reddito di cittadinanza, cosa ne pensa la ministra del Lavoro Marina Calderone

Ecco qual è la sua posizione in merito al reddito di cittadinanza.

Reddito di cittadinanza, cosa ne pensa la ministra del Lavoro Marina Calderone

Marina Calderone è la nuova ministra del Lavoro per il governo Meloni: sarà lei, quindi, a dover decidere cosa fare del reddito di cittadinanza, se cancellarlo oppure riformarlo con l’intenzione d’intervenire su quegli elementi che negli ultimi tre anni non hanno funzionato.

Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, in questi mesi Marina Calderone non ha mancato occasione per esprimere la sua posizione in merito al reddito di cittadinanza. Un atteggiamento che non è critico come quello di Giorgia Meloni, ma con la consapevolezza che una riforma è necessaria.

Ai vertici dell’Ordine dei consulenti del’Ordine c’è anche il marito di Marina Calderone: Rosario De Luca, che oltre a presiedere il Cda della Fondazione studi del Consiglio nazionale consulenti del lavoro è anche nel consiglio di amministrazione dell’Inps.

Anche lui in passato ha espresso più di un’opinione sul reddito di cittadinanza, in linea con il pensiero della moglie: sì a modifiche, ma senza stravolgimenti.

Visto la sfida ambiziosa a cui è chiamata Marina Calderone, che oltre a dover rivedere il reddito di cittadinanza dovrà anche pensare a una quadra per la riforma delle pensioni, vediamo quali sono state le sue dichiarazioni in merito alla tanto contestata misura per il sostegno al reddito delle famiglie così da poterci fare un’idea su quale potrebbe essere la strada che il governo Meloni intraprenderà.

Un ruolo importante in questa decisione lo avrà Marina Calderone.

Analizzando quanto da lei dichiarato in passato, non sembrano esserci dubbi su quella che sarebbe la sua scelta: mantenere il reddito di cittadinanza, potenziando la politica attiva e le annesse sanzioni per chi non ne rispetta gli obblighi.

Tanto Calderone, quanto suo marito De Luca, in qualità di rappresentanti nazionali dei consulenti del lavoro, hanno sempre mantenuto un approccio alquanto neutro rispetto al reddito di cittadinanza: un sussidio da mantenere, anche per chi è in grado di cercarsi un lavoro.

D’altronde, non è detto che chi è inoccupato lo è per sua scelta, in quanto bisogna considerare quello che, secondo i dati Anpal, è il profilo medio del beneficiario del reddito di cittadinanza: scarso livello di scolarizzazione, poche competenze in ambito lavorativo e diversi vincoli che non lo rendono di certo appetibile alle aziende.

Marina Calderone lo sa, ed è per questo che in passato non ha mai condannato la misura in quanto tale proponendo però una serie di correttivi. Anzi, Calderone non è neppure d’accordo con coloro – tanti – che ritengono che l’errore del reddito di cittadinanza sia stato affiancarlo con una politica attiva.

Sarebbe necessario, però, un maggiore coinvolgimento di aziende e associazioni di rappresentanza: come spiegava la nuova ministra del Lavoro, infatti, “senza di loro il matching tra domanda e offerta di lavoro è impensabile”.

Dello stesso parere suo marito, che poco tempo fa sottolineava l’importanza d’investire di più sulle politiche attive, ma con un maggior “coinvolgimento dei privati”.

Non per questo, però, bisogna mantenere il reddito di cittadinanza così com’è. Calderone, infatti, è favorevole a inasprire le sanzioni nei confronti di coloro che rifiutano un’offerta di lavoro, facendo sì che la decadenza della misura scatti già al primo no.

Cosa farà Marina Calderone sul reddito di cittadinanza?

Non è dato saperlo, ma analizzando le sue dichiarazioni ci sembra difficile pensare a un repentino ripensamento e a una cancellazione tout court del reddito di cittadinanza.

Anche se il diktat imposto da Meloni sembra chiaro: “Il reddito di cittadinanza va tolto a coloro che possono lavorare”.

Va detto che ci sono diversi modi per raggiungere un tale obiettivo: come da ministra del Lavoro si renderà conto, infatti, uno dei problemi principali riguarda la mancata applicazione delle sanzioni, visto che raramente vi è un tracciamento delle offerte di lavoro presentate ai beneficiari del reddito di cittadinanza.

Vedremo se sarà questa la strada intrapresa o su indicazioni dall’alto si prenderà la responsabilità di cancellare il reddito di cittadinanza in un momento storico in cui la povertà in Italia è in costante crescita, come riportato dall’ultimo rapporto della Caritas.

Semmai dovessimo scommettere lo faremmo su un approccio più morbido, almeno per l’immediato: quindi mantenere il reddito di cittadinanza ma con condizionalità più stringenti e un maggiore intervento dei privati nei processi di formazione e reinserimento nel mondo del lavoro.

Tratto daMoney

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