Ricette dematerializzate, proroga di un anno.
Ancora per tutto il 2023sarà possibile inviare la ricetta dematerializzata online da medico a paziente.
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Dopo le prese di posizione di Fnomceo, sindacati, Cittadinanzattiva, innescate dalla segnalazione di Fimmg Roma di lunedì scorso, il Consiglio dei Ministri ha preso in mano il tema e il decreto Milleproroghe dovrebbe porre la parola fine al rischio di un ritorno alla carta. Senza una modifica, con la scadenza a San Silvestro dell’ordinanza del 1° aprile ’22 della Protezione Civile (che reitera la disposizione d’emergenza del 2020), il rischio è che gli assistiti tornino a ritirare il cartaceo negli studi medici, per poi recarsi in farmacia con il promemoria stampato a prendere il medicinale. Non basterebbe più produrre il Numero di Ricetta Elettronica mostrandolo dal telefonino, smistandolo con sms e-mail o whatsapp, comunicandolo a voce. «Sarebbe follia tornare alla carta», conferma Paolo Misericordia, medico di famiglia e responsabile Area ICT in Fimmg. «La dematerializzazione dell'”ultimo miglio” della ricetta è uno dei pochissimi valori aggiunti determinati nella nostra sanità a inizio pandemia, quando, cadute le resistenze residuali, siamo partiti con una mini-rivoluzione che ha portato ad un balzo in avanti generalizzato delle competenze digitali degli italiani. La normativa -continua Misericordia-oggi consente l’invio della ricetta opportunamente criptata al soggetto utilizzatore attraverso i gestionali del mmg. Sono d’accordo che il processo sia migliorabile dal punto di vista della tutela della riservatezza dei dati, con sistemi di autenticazione più forti. Ma è ormai una realtà. Auspicherei che di qui al 1° gennaio, invece della solita proroga, arrivasse un invito delle autorità nazionali ad adeguare i software in dotazione ai medici del Ssn, entro un arco di tempo, dai sei mesi in su, per rendere l’invio della ricetta dematerializzata (che ora -ricordo- c’è pure per i farmaci in fascia C) compatibile con il General Data Protection Regulation europeo e per favorire ulteriormente l’alfabetizzazione digitale. Ma niente passi indietro». Per Misericordia va altresì evitata una deregulation alle regioni: ad esempio, «no a spedizioni generalizzate di ricette sui fascicoli sanitari di residenti non ancora a conoscenza di come si entra nel Fse che, impossibilitati ad accedere alle loro posizioni, si ritroverebbero costretti a recarsi dal medico per la stampa del pro-memoria».
Il Sindacato Medici Italiani con il Segretario, Pina Onotri, ha scritto al Ministro Schillaci: «Chiediamo al Ministro della Salute la proroga oltre la scadenza del 31 dicembre 2022 dell’utilizzo della ricetta dematerializzata almeno per un anno e un provvedimento che renda il suo utilizzo strutturale». Roberto Carlo Rossi, Snami Lombardia, non crede che ci saranno ritorni al passato, «in questi anni la messaggistica ha rivoluzionato il modo di fare il medico di famiglia. Ho appena discusso con una giovane collega una tesi del triennio che valuta uso di sms, mail e wapp nell’attività del medico e rischi connessi. Si parla di app diventate ormai fondamentali per i nostri assistiti, anche i più anziani. C’è anche chi riceve la ricetta con un messaggio visivo sul telefonino che lo invita ad aprire il fascicolo sanitario. La carta è il passato, non rinnovare la norma lascerebbe esterrefatti. Certo, anziché l’ennesima proroga, sarebbe bene rendere strutturale l’acquisizione». Intervistato da Puntoeffe di gennaio, esprime preoccupazione pure Antonio Gaudioso già a capo della segreteria tecnica del Ministro della Salute (ed ex Segretario Generale di Cittadinanzattiva),, co-autore dell’ordinanza della Protezione civile di rinvio di aprile. «È necessario che l’attuale governo stabilizzi la norma, magari con limature. Tornare indietro darebbe un segnale sbagliato ai cittadini su uno strumento che tra varie difficoltà ha funzionato molto bene».
Attenzione, l’invio della ricetta per e-mail non era l’unico aspetto ormai ordinario della nostra sanità che cessa con il 2023. Da gennaio non dovrebbero essere più erogati nelle (poche) regioni che li offrono, i tamponi gratuiti del medico di famiglia. Inoltre, fino ad indicazione contraria, cessa l’obbligo di usare le mascherine nelle strutture sanitarie. E Rossi spende una parola anche per l’Ordinanza del 31 ottobre 2022 del Ministero della Salute che prorogava quest’ultimo obbligo per lavoratori, utenti e visitatori. «In pieno picco influenzale, togliere la mascherina significa esporsi ad un rischio contagio se si entra in una struttura mediamente affollata come la sala d’attesa di uno studio. E perché far rischiare un anziano, o un fragile? Serve una riflessione rapida e, mi auguro, di buon senso».
Tratto da Doctor News
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