Superbonus meno attrattivo con il calo da 110% a 90%
Angelo Domenico Perrini (Cni): Evitare fenomeni inflattivi sui prezzi dei materiali da costruzione
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“L’abbassamento della detrazione fiscale, legata ai Superbonus, dal 110% al 90% per l’anno 2023, determinerà quasi sicuramente un netto ridimensionamento della propensione all’utilizzo degli incentivi” ed il ‘décalage’ previsto “sia per il 2024, che per il 2025 avrà effetti ancora più disincentivanti.
Per questo, tale modalità di programmazione del livello di detrazione fiscale dovrebbe essere totalmente riprogrammata, adottando un orizzonte di vigenza degli incentivi fiscali quanto più lontano possibile”.
Lo si legge nella memoria portata dal Consiglio nazionale degli ingegneri, presieduto da Angelo Domenico Perrini, ieri pomeriggio in Commissione Finanze, al Senato. Per la categoria tecnica, “l’Italia deve sin da ora pensare ad incentivi, ad esempio al 90%, duraturi nel tempo, validi per almeno 15, o 20 anni in modo da permettere ad una platea estremamente ampia e difforme di proprietari di immobili di programmare la fattibilità, soprattutto finanziaria, dei singoli interventi”. Gli ingegneri sostengono come “le detrazioni delle imposte dal reddito sono uno strumento efficace, perché consente di raggiungere degli obiettivi di rilevanza sociale, quali il risparmio energetico ed il risanamento delle strutture più energivore, innescando effetti espansivi della domanda aggregata, dell’occupazione, oltre ad un circolo virtuoso che consente, attraverso il gettito fiscale derivante dalle imposte sul lavoro e sui materiali da costruzione, di abbattere una parte del disavanzo generato dalla spesa sostenuta dallo Stato”. La categoria, infine, osserva come sia “necessario evitare che gli interventi di ristrutturazione degli edifici possano innescare fenomeni inflattivi sui prezzi dei materiali da costruzione, sulle opere e sui servizi connessi”
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