Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Bravi concorsisti o bravi notai?

Chi sceglie di intraprendere il percorso per lo svolgimento della professione notarile si trova ad affrontare diverse realtà.

Bravi concorsisti o bravi notai?

Dapprima, spesso in concomitanza con lo svolgimento della pratica, quella delle scuole notarili: sicuramente indispensabili per l’apprendimento della tecnica redazionale, sempre più scuole sono però strutturate con programmi di studio molto serrati, che di fatto rendono quasi impossibile lo svolgimento dell’attività lavorativa, attività peraltro dalle stesse scuole sconsigliata, anche se svolta all’interno degli studi notarili.

Si affronta poi la realtà del concorso sulla quale, lì per lì, sembra non esserci granché da dire: come per tutti i concorsi pubblici, si tratta di giornate – per chi viene da fuori, di una bella settimana – decisamente intense e impegnative, tre giorni in cui “ti giochi tutto”, in cui devi mettere in pratica tutto ciò che hai appreso negli anni precedenti, mantenendo al contempo lucidità, calma e sperando di essere in forma, di stare bene fisicamente, di non avere altri pensieri o preoccupazioni per la testa che ti affliggano proprio in quella settimana.

Quando poi, per volontà o necessità (perché tra scuole, bandi, concorsi e correzioni il tempo sembra non passare mai, ma di fatto scorre inesorabile) il bisogno di avere un’indipendenza economica o il desiderio di creare una famiglia bussano alla porta, occorre necessariamente fare ufficialmente il proprio ingresso nel mondo del lavoro. E quando questo avviene all’interno di uno studio notarile, si viene investiti dalla realtà vera, quella della professione notarile come oggi si presenta al mondo.

Ci si rende anzitutto conto che c’è una professione nella professione: la costruzione e la gestione del rapporto con il cliente. Come con ogni professionista, anche il cliente del notaio cerca indubbiamente una figura preparata in termini di conoscenza del diritto, ma ha bisogno di una figura di fiducia, che sappia infondere sicurezza, fermezza, capacità di problem solving e che sappia consigliare e spiegare come svolgere l’operazione richiesta nel modo migliore; questa capacità non può forse essere insegnata, ma può essere appresa affiancando il notaio – oltre il periodo della pratica – durante le riunioni e le stipule, apprendendo i modi e i toni che fanno di un notaio un bravo notaio.

Ci si rende conto che, spesso, le tecnicissime e complesse clausole apprese durante lo studio devono essere sostituite da clausole più semplici e lineari, comprensibili anche ai “non addetti ai lavori” e che avvicinino il cliente all’operazione che egli, prima del notaio, deve svolgere.

In secondo luogo, si scopre ahimé che la soluzione quasi perfetta adottata in quella famosa traccia difficile svolta a scuola o al concorso è, nella realtà, impraticabile: perché il 90% dei candidati è completamente ignaro della tassazione e dell’imposizione fiscale legata alle operazioni svolte negli atti notarili.

Per il cliente, però, il bravo notaio è quello che, oltre ad avere un’ottima conoscenza del diritto e a saper instaurare un rapporto di fiducia, sa anche consigliare la modalità più conveniente in termini di tassazione per svolgere l’operazione richiesta. E si tratta, a mio modesto modo di vedere, di una materia complessa e in continua evoluzione, che varrebbe la pena apprendere e metabolizzare nel tempo, al pari delle altre materie studiate nelle scuole notarili.

Ci si rende poi conto che al giorno d’oggi, in un mondo sempre più animato da riunioni a distanza, firme digitali e documenti informatici, la scrittura a mano – che al concorso crea grandi insicurezze e ansie a numerosi candidati – è in realtà residuale nella quotidianità dello studio notarile (e comunque, diciamolo, il notaio, quando richiesto in tal senso, userà in ogni caso la propria grafia, non certo la grafia “forzata” utilizzata al concorso); non sarebbe dunque più utile sostituire i corsi di calligrafia che sempre più scuole notarili offrono per affrontare il concorso con mini-corsi ad hoc che insegnino quanto è necessario saper svolgere al pc in uno studio notarile, dal pre-stipula al post-stipula?

Infine, si comprende che i “casi estremi” non sono all’ordine del giorno, che la quotidianità dell’attività notarile è fatta in realtà da una molteplicità di questioni molto più particolari che richiedono ragionamenti e approfondimenti caso per caso: la volta in cui capiterà il cliente straniero, non vedente, non udente e impossibilitato a sottoscrivere, questi non chiederà mai al notaio come risolverà il suo intervento in atto (il notaio saprà farlo, il professionista è lui – e comunque il bravo notaio non risolverà mai un caso del genere “di getto” come ci si aspetta al concorso, andrà per l’ennesima volta a riguardarsi le norme, i manuali, gli orientamenti giurisprudenziali per essere certo del suo operato e forse si confronterà anche con qualche collega) il cliente chiederà più probabilmente al professionista di verificare che l’immobile che desidera acquistare non sia interessato da formalità pregiudizievoli, se ha i requisiti per richiedere le agevolazioni prima casa e quanto potrebbe costargli l’operazione.

Ci si rende allora purtroppo conto che una cosa è affrontare il concorso per diventare notai, altra cosa è invece svolgere la professione notarile.

Siamo dunque sicuri che il concorso, come ad oggi strutturato, garantisca la formazione di notai un domani davvero preparati e sicuri dello svolgimento delle proprie prestazioni professionali? Siamo sicuri che non si rischi di formare bravi concorsisti, anziché bravi notai? Siamo sicuri che non sia meglio valutare i candidati facendo loro affrontare prove “reali”, come si presentano nella quotidianità degli studi notarili, in cui sia richiesto un ragionamento pratico oltre che giuridico, affrontando poi nell’eventuale prova orale la dimostrazione più pura della conoscenza del diritto? Siamo convinti che sia necessario svolgere le prove scrivendo a mano, rendendo necessariamente più gravosa la loro redazione e, soprattutto, la conseguente correzione degli elaborati?

Da Federnotizie

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