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C’è aria di rivolta

L'aumento delle accise sul diesel fa arrabbiare tutti: commercianti, camionisti e consumatori.

C’è aria di rivolta

L’ipotesi di allineare la tassazione di gasolio e benzina è un passo falso del governo. I tir parlano di salasso e annunciano battaglia, ricordando a Meloni e Salvini che una volta le volevano abolire Commercianti, camionisti, consumatori. L’idea di tassare allo stesso modo benzina e gasolio scontenta tutti. Una volta trapelata, la proposta contenuta nel Piano strutturale di bilancio, il documento che traccia il percorso di aggiustamento dei conti pubblici nei prossimi sette anni, ha ricevuto soltanto critiche. “Non possiamo condividere la suggestione di manovrare le accise su alcune tipologie di carburante al fine di equipararle a quelle più elevate”, ha detto il responsabile del Centro studi di Confcommercio, Mariano Bella, in audizione parlamentare. La posizione dei commercianti è presto è così spiegata: “La misura comporterà maggiori e forse insuperabili difficoltà ad approdare ad un sistema fiscale equo ed efficiente, un tema di sicuro interesse nell’ambito della difficile transizione green”.

La rimodulazione dovrebbe correggere quella che viene considerata una stortura sul piano della sostenibilità. Il livello dell’accisa sul gasolio, 62 centesimi a litro contro i 72 circa della benzina, rappresenta di fatto un incentivo al diesel, considerato più dannoso per l’ambiente. Anche le raccomandazioni dell’Unione europea sostengono la necessità di riallineare le accise. La riforme incluse nel Piano sta quindi nella cornice della revisione del Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi, sostenuta a gran voce anche da Partito democratico, M5S e verdi, che da tali sussidi contano di ricavare coperture. Se l’accisa del gasolio salisse da 61,74 cent a 72,84 cent al litro, ossia pari a quella della benzina, il prezzo del diesel, considerando anche l’Iva, salirebbe di quasi 14 cent al litro, con un rincaro pari a 6 euro e 77 cent per un pieno da 50 litri, calcola l’Unione nazionale consumatori: “Una stangata su base annua, considerando due rifornimenti al mese, pari a 162 euro e 50 centesimi”. Il conto per gli automobilisti è stimato dalle associazioni per la tutela dei consumatori in circa 3 miliardi.

“Per il settore dell’autotrasporto, lo stop allo sconto sulle accise del gasolio si traduce in una stangata da oltre 350 milioni di euro l’anno”, aggiunge Claudio Donati, segretario generale di AssoTir. Un “salasso” contro il quale i camionisti sono pronti a dare battaglia nel ricordare “che alla vigilia elettorale le forze dell’attuale maggioranza avevano addirittura promesso di ridurre il costo delle accise”. Era il biennio 2018-2019 quando prima Matteo Salvini e poi Giorgia Meloni in due video pubblicati a pochi mesi di distanza pretendevano di abolirle. Altri tempi.

Il testo del piano strutturale sul punto resta vago. Si parla di riallineamento. Escludendo, per ragioni di entrate, che si abbassino le accise sulla benzina. Cancellare lo sconto sul diesel vorrebbe dire allineare tutto verso l’alto, a meno che non si opti per un livello intermedio. Aumentare di 11 centesimi l’accisa sul gasolio, infatti, sarebbe una manovra pari agli incrementi voluti da Mario Monti  con il decreto Salva-Italia in piena crisi finanziaria. Le accise non sono l’unico punto in sospeso. L’Ance, l’associazione dei costruttori edili, lamenta l’enfasi su alcune riforme  come un piano casa, un piano contro il dissesto idrogeologico e interventi per affrontare in modo strutturale la crisi idrica, come quella che sta lasciando a secco la Sicilia in questi giorni. Priorità come prevedere nuove forme di incentivo per  l’efficientamento energetico, inversamente proporzionali al reddito dei beneficiari, in modo da aiutare le famiglie più bisognose, o ancora la proroga delle misure contro il caro materiali, senza a gennaio ci sarà “il blocco di migliaia di cantieri”.

di Andrea Pira su Huffpost

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