Anno: XXV - Numero 223    
Mercoledì 4 Dicembre 2024 ore 13:15
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C'è del marcio in Danimarca"...ma non è solo colpa di Mascherin.

Cnf, Ocf, Coa, non sono sigle o "brutte parole", sono le istituzioni forensi, i famosi organi di autogoverno dell'Avvocatura Italiana

C'è del marcio in Danimarca

Consigli dell’Ordine con i plurimandatari non dimessi,  ricorsi in atto a tutela della legalità violata perché a nulla sono valsi l’intervento degli Ermellini, la legge dello stato e della Corte Costituzionale. Cnf con Mascherin al quarto mandato ed altri con lui,  attendono “tutti”  con spocchiosa , decorosa ed impeccabile tracotanza  l’ esaurimento delle azioni giudiziarie e con istituzionale irriverenza, concorrono tutti nella consumazione del medesimo disegno criminoso,  volto allo smembramento di una geografia forense dove essi di pongono quali  unici protagonisti ormai, nel ridisegnarne i confini ed ambiti applicativi . Ocf, la terra di mezzo, contenitore dei dimissionari ( illegali nei Coa) tace e non prende posizione alcuna sull’illegalità diffusa ma si affanna a rendersi promotore di iniziative e tavoli utili più a dare un senso all’organismo stesso che non alla categoria , nella completa disinformazione dei coiscritti italiani circa i soggetti coinvolti nelle pseudo trattative con le istituzioni e senza alcun sistema di pubblicazione e divulgazione dei testi e documenti relativi alle iniziative stesse. La compulsata ma silente ed inerte commissione ministeriale, degna figlia del sistema, il silenzio del Ministro e  dello Stato , fanno dell’ avvocato in costituzione , figura autonoma ,complessa e necessaria all’acclamato presidente plirimandatario, l’unico protagonista, insieme agli adepti,  dello scempio “consumato”. Le istituzioni forensi, così come strutturate, prestano attenzione ai nuovi rimescolamenti e sostituzioni nei Coa dove si voterà prossimamente e nel contempo, in vista della  imminente cronaca di una morte annunciata , che prima o poi avverrà, del Cnf , hanno già predisposto i ruoli, le funzioni ed attribuzioni “di chi uscirà…ma pronto, rientrerà con altre figure allo scopo predisposte ed altri meccanismi e paradigmi”. Purtroppo  è di facile comprensione il concetto che gli ordini professionali e le istituzioni forensi hanno fallito in maniera eclatante nel loro progetto di “autogoverno” a favore della categoria ma è altrettanto evidente la maestria che mostreranno nel ricollocarsi e continuare a fare ciò che hanno sempre fatto,  e cioè gli interessi di pochi …continuando a professionalizzarsi  in maniera anche assai remunerativa. Ma non è solo colpa di Mascherin e di chi segue il suo esempio !! Una analisi critica e mirata non può prescindere dall’esame del comportamento di chi sta dall’altra parte e stanco di subire si oppone all’illegalità diffusa. L’ opposizione… l’universo delle piccole monadi sparse, molte con forza e voce evidente, altre con toni pacati e moderati, tutte concretamente impegnate ma prive di una reale sinergia ed intenti collaborativi diretti alla costituzione di una vera alternativa al Governo Vecchio della classe. La mancanza di omogeneità e coesione, anche solo in prospettiva dell’obiettivo, che dovrebbe essere comune per tutti, di sconfiggere il regime della illegalità istituzionalizzata , ci rende tutti “opinionisti cronici e talvolta occasionali delle vicende forensi” ma non reali fautori del cambiamento. Se Mascherin resiste è anche colpa dell’opposizione , forse troppo impegnata nel ritagliarsi margini di operatività validi per il futuro prossimo o troppo attenta nel  rivendicare la paternità di dure e faticose battaglie utili allo scopo, o ancora, troppo impegnata a scagliarsi contro chi persegue analoghi obiettivi, accecata da manie di personalismi mossi da radicata assenza di una visione di insieme tale da convogliare ogni singolo sforzo nell’ intento comune. L’ avvocatura distratta e approssimativa non è solo dall’altra parte ma è presente anche nell’ opposizione che non riesce a fare da catalizzatore , trascurando l’unico elemento che rende forte un idea,  un obiettivo, la coesione . In questo assurdo panorama di frammentazione le “grandi firme avranno sempre il controllo del mercato” ed il piccolo imprenditore resterà tale, soppresso dal peso della concorrenza. Non ha senso invocare la speranza nel cambiamento perché  chi spera si distrae , non fa e sopratutto affida ad altri il proprio destino. Bisogna  continuare a credere nella verità e concretezza degli ideali che motivano quotidianamente le nostre azioni in questa doverosa battaglia per la legalità violata.

Ciò che verrà dopo, probabilmente non sarà diverso da ciò che oggi si combatte…ma occorre dare sempre un senso alle proprie azioni, al proprio impegno, alla propria vita…ogni giorno. Il futuro andrà sicuramente  ridisegnato …ma questa è un’ altra storia che lascio agli uomini meritevoli di operare il vero cambiamento.

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