Dazi e controdazi: L’impatto sulle borse e il ritorno della speculazione.
Gli Stati Uniti registrano da tempo un consistente deficit commerciale, un elemento strutturale della loro economia che riflette una forte dipendenza dalle importazioni.
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Nell’ambito della sua politica economica “America First”, l’amministrazione Trump ha cercato di porre un freno a questa tendenza attraverso l’imposizione di dazi doganali.
L’obiettivo è chiaro: ridurre il disavanzo commerciale e riportare la produzione industriale all’interno dei confini nazionali, segnando una netta battuta d’arresto alla globalizzazione così come si era affermata negli ultimi decenni.
Queste misure protezionistiche però hanno innescato reazioni immediate sul piano internazionale. In particolare, la Cina — principale partner commerciale e concorrente strategico degli Usa — ha risposto con controdazi, generando un’escalation commerciale che ha seminato incertezza sui mercati globali.
A questo si sono aggiunte dichiarazioni contraddittorie, indiscrezioni e smentite da parte delle autorità coinvolte, che hanno alimentato la volatilità e favorito dinamiche speculative, a tratti vicine all’aggiotaggio.
È fondamentale comprendere che, a differenza della crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19 — una crisi esogena e imprevedibile —, le tensioni commerciali innescate dai dazi rappresentano un fattore endogeno. Sono il frutto di scelte politiche deliberate che, proprio per questo, possono avere un impatto profondo e prolungato sugli equilibri economici e finanziari mondiali. In tale contesto, la speculazione finanziaria trova terreno fertile, approfittando dei ribassi per acquisire asset a prezzi scontati.
Va però ricordato che, finché un investitore non realizza la vendita dei titoli in portafoglio, le perdite restano soltanto virtuali.
La storia insegna che i mercati finanziari, pur attraversando cicli di crisi anche profonde, hanno sempre conosciuto fasi di ripresa.
Dalla Grande Depressione del 1929, passando per la crisi del 2008 e quella pandemica del 2020, i mercati si sono rialzati, spesso con slanci anche superiori ai livelli pre-crisi.
Pertanto, “calma e gesso”: la prudenza è d’obbligo, ma il panico non è mai un buon consigliere. Per chi ha una visione di lungo periodo, le fasi di ribasso possono rappresentare un’opportunità. Acquistare quando tutti vendono ha spesso premiato gli investitori più pazienti e lungimiranti.
Paolo Rosa su La Voce del Trentino.
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