Doppio mandato e fondazioni: i tentacoli precostituiti per eludere la legge...l'ultrattività della carica.
Un'abile intreccio, normativamente consentito e diretto a garantirne una tutela blindata da qualsivoglia istanza di rinnovamento e ricambio
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Accade quindi spesso che, l’ elusione di una norma di legge, con gli strumenti forniti dal diritto stesso, si presti ad essere identificato come il salvacondotto per l’impunità e questo a maggior ragione quando ci sono interessi economici di rilievo da ‘blindare ‘ come i corrispettivi previsti per le cariche , in ogni contesto ricoperte. In sostanza, se la legge ti butta fuori da un contesto, di fatto ci rientri in un altro, conservando rapporti ed ingerenze. Accade ciò anche nel mondo forense, non immune dalla degenerazione della politica amorale della gestione delle posizioni di potere e a garanzia ormai delle ormai famose rendite di posizione acquisite. Il tema del doppio mandato, dopo tutte le recenti pronunce della magistratura, ultima quella della Corte Costituzionale che ne ha sancito la definitiva affermazione , nel senso del divieto di svolgere mandati successivi al secondo, avrebbe dovuto stravolgere l’articolazione della geografia istituzionale forense in tutte le sue espressioni e articolazioni. Ovviamente il risultato è stato solo teoricamente realizzato . Per il Cnf, decapitato del suo massimo esponente , sospeso insieme ad altri otto componenti, si è proceduto con il subentro di un presidente facente funzioni in una composizione decimata e non ancora integrata ma pare sufficiente a garantire la sopravvivenza formale di una istituzione ormai non più credibile. La vicenda della illegalità diffusa e tollerata dei suoi membri, fuori e dentro l’istituzione stessa, ripropone ormai come dato acclarato, il fallimento di una rappresentanza istituzionale priva della sua ragione di esistere, in virtù di un tradimento perpetrato ai danni dei reali rappresentati. L’attuale Cnf è espressione dell’oligarchia ordinistica, grazie al sistema elettivo ancora in vita, grazie ai meccanismi elettorali sanciti da una legge professionale che non tutela la formazione democratica della volontà di tutti. Le istanze di riforma , uniche al momento, il progetto di legge Bruno Bossio e il progetto di riforma Colletti, hanno evidenziato in maniera chiara e risolutiva tutti i campi di intervento per garantire le istanze di liberalizzazione della professione, di tutela di tutte le fasce della categoria secondo parametri diretti a svincolare l’avvocatura anche e sopratutto da un regime previdenziale capestro attraverso il quale se ne determina il controllo , la selezione e all’attualità, la sua decimazione sino all’annientamento. Il Cnf sopravvive nella sua composizione illegale , grazie all’utilizzo dello strumento della “fondazione “, strumento attraverso il quale il presidente illegale sospeso ed altri membri sospesi, continuano ad operare e a percepire corrispettivi, pur se sospesi e cosa altrettanto grave si consente e tollera la partecipazione dei membri decaduti, sospesi, a consessi di rilievo ultranazionale, ancora ed in virtù di un potere di rappresentanza ormai disconosciuto dalla legge. È il caso particolare di un ex consigliere che ha partecipato al G7 dell’avvocatura quale vicepresidente della scuola superiore dell’avvocatura…fondazione del Cnf. Attualmente presidente della “fondazione” è il sospeso ex presidente del Cnf. L’art. 8.2 dello statuto della fondazione, consente di mantenere le cariche rivestite nella fondazione, anche se i membri indicati risultano cessati dalle cariche all’interno del Cnf. I componenti, da statuto, continuano a percepire compensi in virtù delle cariche ricoperte. Tutto perfettamente in regola. Ma dalla lettura dello statuto della fondazione, si comprende da subito” il paracadute ” istituzionale creato ad arte per blindare le cristallizzate rendite di posizione. L’episodio di per se potrebbe apparire irrilevante, tanta è ormai l’assuefazione delle menti ad un atteggiamento di totale prevaricazione ed inosservanza della legge, tale da consentire le più totali aberrazioni comportamentali in virtù di legittimazione e poteri ormai inesistenti dal punto di vista del diritto ma esistenti e reali dal punto di vista fattuale e operativo…grazie appunto al “paracadute delle fondazioni”. Il silenzio di tutti è sempre l’espressione più eloquente a copertura di tutti gli interessi e di tutte le rendite e clientele ancora in vita che ci si appresta a tutelare per il futuro. Nell’avvocatura dell’illegalità manifesta, autorizzare la presenza di un consigliere del Cnf “sospeso” al G7 dell’avvocatura sulla crisi pandemica è la regola per continuare a legittimare un potere autoreferenziale fondato sull’abuso e sulla prevaricazione dei diritti dei propri rappresentati. Si consentono gli abusi , in perfetta sintonia e “in continuità con la gestione precedente illegale ” della rappresentanza infedele. Che la rappresentanza…e i rappresentati, costituiscano il vero problema alla base del corto circuito dell’avvocatura italiana ormai è dato acquisito quanto gli abusi che ancora si continuano a perpretare nei confronti della stessa. Che il doppio mandato sia la primaria esigenza di riforma da affrontare, non solo nella politica forense ma a livello costituzionale nella politica italiana è dato fondamentale per garantire una reale alternanza democratica del ricambio nelle istituzioni. Che si debbano evitare le granitiche acquisizioni di posizioni di potere, che si debba lasciare posto ai giovani, pagando anche il prezzo di una minore esperienza sul campo controbilanciata però da una adeguata formazione e preparazione che evidenzi la selezione per meriti di nuove professionalità politiche e non lo sfascio ad opera della arcaica mediocrazia dei padroni cui stiamo assistendo…è ormai esigenza improcrastinabile ma di remota realizzazione. Il tetto dei due mandati se effettivamente rispettato nelle istituzioni forensi e di fatto aggirato nel tutelare “le rendite di posizione e il potere clientelare ad esso connesso ” scatenerebbe, quale presupposto in via di realizzazione perché definitivamente acclarato giudiziariamente, una tempesta anche nella politica nazionale perché non c’è disponibilità a cooperare, perché ci sono molti vettori di interessi e pochi politici, molta autosufficienza e poca condiscendenza, molta impazienza e poca competenza. L’argomento merita ulteriori approfondimenti e maggiore diffusione, in un clima mediatico giustamente compromesso dalla prevalenza dell’ulteriore dissesto enfatizzato dall’emergenza pandemica ; l’argomento costituisce una delle basi per una concreta riforma della rappresentanza, fuori e dentro le istituzioni forensi.
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