Anno: XXV - Numero 236    
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E alla sostenibilità chi ci pensa?

Il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli esteri ha guardato solo agli investimenti delle Casse di previdenza dei professionisti nell’economia reale.

E alla sostenibilità chi ci pensa?

Ma questo è solo una faccia della medaglia perché dall’altra parte si dovrebbe valutare anche il tema della sostenibilità di lungo periodo delle Casse per svolgere la funzione a loro demandata che è quella di garantire la previdenza di primo pilastro.

Per fare questo si dovrebbero esaminare i bilanci tecnici di tutte le Casse e valutare il funding ratio che misura il rapporto tra la patrimonializzazione delle Casse e l’ammontare del debito latente maturato.

Nessuno si preoccupa di fare queste valutazioni e in ogni occasione vengono esaltati i dati positivi dei vari bilanci senza tener conto, come ho detto più sopra, del debito latente maturato.

Per “debito previdenziale” s’intende il valore economico totale del debito che l’ente di previdenza ha contratto verso gli iscritti, sia quelli che non hanno ancora maturato i requisiti per andare in pensione, sia quelli che lo sono già e che continueranno a percepirla.

L’Ocse ha lanciato l’allarme sull’Italia sul tema del “debito pensionistico implicito”.

Sono evidenti le analogie tra il concetto di debito pensionistico e quello di debito pubblico.

In entrambi i casi, infatti, si tratta di una premessa di pagare, in futuro, una somma garantita.

Se il debito latente è molto alto, come lo è per le Casse di previdenza dei professionisti, si pongono due problemi interconnessi tra di loro: un problema di sostenibilità nel medio lungo periodo e un problema di equità intergenerazionale.

Ne consegue che quando, come ha fatto il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, si dicono tre no all’ingresso delle Casse di previdenza nell’INPS, bisognerebbe garantire anche la sostenibilità di lungo periodo e l’equità intergenerazionale, cosa che il Ministro degli Esteri non mi risulta abbia fatto.

Un esempio per tutte: Casse Forense nella riforma previdenziale che entrerà in vigore il 1° gennaio 2025, e che presenterà il prossimo 28 novembre ad ore 15, ha aumentato, progressivamente, la contribuzione soggettiva ma ha diminuito le prestazioni, dichiarando una stabilità per 30 anni quando la legge ne richiede 30 più 20.

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