Il blocco dei licenziamenti imbalsama posti di lavoro finti
Secondo il giuslavorista Giuliano Cazzola assicura un reddito e non un'occupazione
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“Il blocco dei licenziamenti avrebbe la pretesa di congelare la situazione pre-Covid e restituirla ‘più forte e gagliarda di prima’, impedendo alle aziende di riorganizzarsi e di adeguare gli organici alle nuove esigenze produttive. Quella dei sindacati è una posizione comprensibile, vista la gravità dei problemi occupazionali che si porranno in autunno, ma alla lunga finisce per destinare importanti risorse per assicurare un reddito e non un’occupazione, e imbalsamare posti di lavoro finti”. Così Giuliano Cazzola, esperto di politiche del lavoro e previdenziali, commenta con Adnkronos/Labitalia, gli ultimi provvedimenti del governo.
“L’incalzare degli eventi (come il riaccendersi della pandemia) costringe il governo ad occuparsi del ‘primum vivere’. Fatto è che la politica del governo è da mesi improntata al ‘ristoro'”, sottolinea Cazzola, per il quale “c’è un filo rosso che tiene insieme gli interventi destinatari di gran parte delle risorse (100 miliardi) rese disponili a debito con la sequela dei decreti legge anti-Covid”.
“Le ulteriori proroghe del blocco dei licenziamenti e della cig sono l’ultimo episodio di una politica che ha affrontato i problemi nel tentativo di ‘mitigare’ non solo gli effetti sanitari, ma anche quelli economici e sociali prodotti dalla pandemia. Una serie di misure fondate, tuttavia, su di un presupposto astratto e insostenibile nella realtà: che, passata la tempesta perfetta della crisi, tutto possa tornare come prima e allo stesso modo di prima”, osserva Cazzola.
“Gli ultimi ristori del decreto sono prigionieri della medesima logica: le risorse continuano a servire per fare assistenza, per inculcare nella testa della gente che, magari contraendo debiti importanti, si possa vivere senza lavorare”, evidenzia Cazzola, che è anche docente di diritto del lavoro presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università degli studi eCampus. “Lo Stato non deve più garantire il reddito delle persone, ma anche il fatturato delle imprese”, sottolinea Cazzola aggiungendo: “Questa linea di condotta impiega risorse a fondo perduto”.
“È paradossale che, con gli ultimi dpcm, sia stato deciso di chiudere o ridurre attività svolte in regime di sicurezza secondo le regole dei protocolli e che subito si risponda con provvedimenti di ‘ristoro’, una pratica risarcitoria rivolta a salvaguardare, come persone fisiche con i loro bisogni, i titolari e le loro famiglie, credendo così di superare il problema del logoramento progressivo della stabilità di imprese, normalmente piccolo, già tanto provate nel corso dell’anno”, spiega il giuslavorista.
Per Cazzola, “queste ultime misure del governo sono molto discutibili”. “Purtroppo le opposizioni di destra-destra hanno perduto, sul piano etico, il diritto di criticare se soltanto si ricorda la campagna scellerata compiuta da Salvini e Meloni, in estate, contro la proroga dello stato di emergenza, a loro parere del tutto ingiustificata, perché la crisi sanitaria era ormai alle spalle”, conclude.
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