Anno: XXV - Numero 118    
Mercoledì 3 Luglio 2024 ore 13:15
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Il mainstream e i numeri che dicono anche altro.

La Covip ha pubblicato la relazione per l’anno 2023 sui numeri dei fondi pensione e delle Casse di previdenza. Vi è chi esulta: Oliveti (Adepp) “Soddisfazione per più patrimonio e più Italia”.

Il mainstream e i numeri che dicono anche altro.

Ha ragione, ma i numeri dicono anche altro e lo vedremo dopo una premessa incontestabile: i Fondi Pensione gestiscono la previdenza complementare, volontaria, e dispongono di una legislazione all’avanguardia europea, mentre le Casse di previdenza gestiscono la previdenza obbligatoria dei professionisti e dal 2011 attendono il regolamento per gli investimenti e quindi navigano senza regole cogenti.

Per la verità storica l’art. 14 del decreto legge 98/2011, che prevedeva l’adozione di un regolamento interministeriale in materia di investimento delle risorse finanziarie delle Casse, è rimasto inattuato per oltre un decennio ed è stato alla fine  modificato dall’art. 1, comma 311, della legge 197/2022 prevedendo la definizione da parte dei Ministeri Vigilanti, sentita la Covip, di norme di indirizzo nelle suddette materie e in tema di informazione nei confronti degli iscritti, nonché sugli obblighi relativamente alle governance degli investimenti e alla gestione del rischio con termine per l’emanazione di tali norme al 30 giugno 2023, che è trascorso inutilmente.

L’inerzia è legge.

Detto questo, andiamo ai numeri.

I fondi pensione hanno un patrimonio di 224,4 miliardi di euro alla fine del 2023.

Le Casse di previdenza hanno in patrimonio, alla stessa data e a valori di mercato, di 114,3 miliardi di euro.

Gli investimenti dei fondi pensione sono prevalentemente allocati, per il 56% del totale, in obbligazioni governative e altri titoli di debito. I titoli di capitale sono pari al 21,4% e le quote di OICR al 15,8%. Investono nell’economia italiana 36,6 miliardi di euro, pari al 19,4% del totale.

Per contro le Casse di previdenza investono per il 37,8% del totale, pari a 43,1 miliardi di euro, in titoli di debito. Gli investimenti in titoli di capitale sono pari a 21,7 miliardi di euro, corrispondenti al 18,9% del totale. Gli investimenti in OICR salgono da 55,2 a 60,1 miliardi di euro. Gli investimenti nell’economia italiana ammontano a 44 miliardi di euro, pari al 38,5% delle attività totali.

Ne consegue che gli investimenti delle Casse di Previdenza, che gestiscono provviste obbligatorie, sono più rischiosi.

Dato incontestabile.

«Nel periodo compreso tra il 2007 e il 2022, ultimo anno per cui si dispone del dato aggregato, la dimensione del settore è quasi triplicata: il totale attivo a valori di bilancio è infatti passato da 36,7 miliardi di euro a oltre 100 miliardi (+168%). La modalità di gestione prevalente è quella diretta, con un peso sul totale attivo in progressivo aumento, dal 77% del 2017 all’83% del 2022; la restante quota del patrimonio viene affidata a società di gestione tramite specifico mandato. Negli anni si è riscontrata una tendenza sempre più diffusa a ridurre il peso dei mandati, ricorrendo anche a una modalità “ibrida” di gestione, ovvero la costituzione di fondi o veicoli dedicati per la gestione sia della componente immobiliare sia della parte liquida del portafoglio (generalmente SICAV-SIF di diritto lussemburghese). Guardando alla ripartizione per asset class degli investimenti diretti, si nota come circa il 60% del totale sia investito in strumenti del risparmio gestito (OICR tradizionali, FIA, ETF, ecc.), con un aumento costante soprattutto dei fondi comuni tradizionali (dal 24,6% del 2017 al 35% del 2021), che vedono un lieve calo nel 2022, e uno speculare incremento dei fondi alternativi (pari al 25% del totale investito). Proseguendo nel confronto con gli anni precedenti, si riscontra poi un calo progressivo degli immobili detenuti direttamente, che sono stati via via fatti confluire in fondi d’investimento dedicati, e dei titoli di debito, soprattutto titoli di Stato, con l’eccezione dell’ultimo anno che ha visto un aumento significativo del relativo peso (11,1%), in particolare per la componente domestica, grazie a un ritorno di redditività di questa asset class.» (da Gli investimenti delle Casse di previdenza: che storia! Michaela Camilleri in Itinerari previdenziali 18.6.2024).

A differenza di quanto avviene nelle Casse di previdenza, nei fondi pensione gli iscritti hanno la possibilità di scegliere la linea di investimento e qui la relazione della Covip segnala un dato che non può essere sottaciuto: la linea garantita è caratterizzata da una componente azionaria quasi nulla anche se la componente azionaria è più coerente con le aspettative di rischio – rendimento di un investimento di medio lungo periodo con la conseguenza che la allocazione in una linea garantita, determina una perdita di opportunità in termini di reddittività, ipotecando anche pesantemente il risultato a scadenza.

Ebbene in questo quadro la Covip segnala che alla fine del 2023 risultava aver scelto una linea garantita il 37,1% degli iscritti totali.

Sono risultati, scrive la Covip, che riportano le scelte di investimento al tema della conoscenza e dell’informazione e dell’educazione finanziaria e previdenziale, su cui anche la Covip è da tempo impegnata.

Ne consegue una ricaduta ovvia e cioè che l’educazione finanziaria e previdenziale andrebbe inserita già nella scuola dell’obbligo.

Sarebbe comunque giunto il tempo anche per le Casse di previdenza dei professionisti di poter avere regole cogenti per gli investimenti perché il “fai da te” non è garanzia di sostenibilità nel medio – lungo periodo e rischia solo di aumentare la volatilità delle pensioni dei professionisti italiani.

L’esposizione del patrimonio a maggiori rischi, senza la garanzia finale dello Stato,a mio giudizio tradisce il precetto costituzionale dell’art. 38.

«Studiare le potenzialità e i limiti della comunicazione social è fondamentale per gli investitori istituzionali del welfare pubblico e privato. Raggiungere ed educare il cittadino, comunicare i propri valori e parlare con i propri iscritti risulta infatti strategico anche per soggetti come fondi pensione, casse di previdenza e fondi sanitari che spesso non hanno la necessità di promuovere adesioni o azioni ma quella di accompagnare, tutelare e informare i propri iscritti.» (Fonte: Mefop News meeting del 9 luglio 2024).

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