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Con la cassa integrazione e i salari a picco. È emergenza sociale

A cui si aggiungono le condizioni in cui versano imprenditori e autonomi, che ormai sono al secondo mese di zero incassi ma con tante spese fisse

Con la cassa integrazione e i salari a picco. È emergenza sociale

Così, con Adnkronos/Labitalia, Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, commenta i dati dell’ultima ricerca della Fondazione studi dei professionisti, secondo cui è di circa 472 euro (il 36%) la perdita media mensile in busta paga dei lavoratori italiani che beneficeranno di cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, per l’emergenza Coronavirus. Una perdita che, secondo lo studio ‘Cassa integrazione: quanto ci rimettono i lavoratori’, elaborato dalla Fondazione studi consulenti del lavoro, tende a salire più è alta la retribuzione del lavoratore interessato dal trattamento. Si va, dunque, da una decurtazione media del 25% per le professioni non qualificate ad una del 45% per professioni scientifiche e di elevata specializzazione. ‘Solo’ il 39% dei cassintegrati riceverà una decurtazione minima del 20%. Dati drammatici che per Calderone confermano “la criticità dell’attuale situazione economica, in cui si trovano tanti lavoratori dipendenti. Sono oltre 10milioni i lavoratori beneficiari di ammortizzatori sociali, compresi i 3milioni destinatari della cassa in deroga gestita dalle Regioni. E molti di loro finiranno per percepire un assegno di molto inferiore alla propria retribuzione netta”, sottolinea. Per Calderone, “l’auspicio è che si possano riprendere le attività, nel rispetto delle regole sanitarie, per cercare di dare una scossa alla nostra economia in modo da farla riprendere”. Sempre secondo la ricerca della Fondazione studi dei consulenti del lavoro per il 22% dei lavoratori in cig la riduzione del proprio stipendio netto sarà di fatto tra il 21% e 30%; per il 18% tra il 31% e il 40%; e per il 21% addirittura superiore al 40%. A farne le spese saranno soprattutto le professioni ad elevata specializzazione (764 euro in meno rispetto alla retribuzione netta di base); figure tecniche (646 euro in meno, pari a una riduzione del 41%); professioni esecutive nel lavoro d’ufficio (428 euro in meno, pari a una riduzione del 33%). Stando ai dati contenuti nell’indagine, il quadro risulta molto differenziato, spiegano i consulenti del lavoro, anche da un punto di vista territoriale, rispecchiando le caratteristiche di una struttura occupazionale che varia nella geografia nazionale. Con un “taglio” medio della busta paga che va dal 37% al Nord (pari a circa 512 euro) al 36% del Centro (469 euro in meno), per arrivare poi al Sud dove la maggior concentrazione di lavoratori con profili professionali e retributivi medio-bassi porta ad un taglio pari al 33% (396 euro). L’analisi conferma la criticità dell’attuale situazione economica, in cui si trovano tanti lavoratori dipendenti. Ovvero, stando agli ultimi dati Inps diffusi il 27 aprile 2020, sono circa 7,3 milioni i lavoratori beneficiari di ammortizzatori sociali (Cig e assegno ordinario) che, dopo aver atteso a lungo per avere il sostegno al reddito, finiranno per percepire un assegno di molto inferiore alla propria retribuzione netta. Si tratta di una decurtazione che interesserà tutti, anche quei redditi da lavoro già bassi, a cui saranno chiesti ulteriori sacrifici e che prevedibilmente non avranno neanche dei risparmi sufficienti per sopperire alle mancate entrate. A fronte di una spesa importante dello Stato (6,2 mld) per sostenere e supportare i tanti lavoratori italiani colpiti dall’emergenza economica conseguente a quella sanitaria, non va dimenticato, concludono i consulenti del lavoro, che a questa platea di lavoratori verranno a mancare circa 3,5 miliardi al mese. Insomma, un volume molto importante di risorse.

 

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