Anno: XXV - Numero 236    
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La Prescrizione riformata ha solo posto in primo piano la necessità di "mettere seriamente mano" al processo penale.

Eppure la riforma contestata, passata al Cdm con il correttivo Conte

La Prescrizione riformata ha solo posto in primo piano la necessità di

Il malcontento e dissenso sulla riforma Bonafede ha raggiunto ormai, a costo di fastidiose ripetizioni , nell’assenza di un contributo sostanziale da parte dei veri operatori della giustizia e cioè le rappresentanze dell’avvocatura,  civile e penale, livelli strumentali al solo perseguimento di interessi politici.

La minaccia  di sfiduciare l’attuale maggioranza , da parte di un partito al momento irrilevante, in cerca di visibilità e nelle mani di un leader interessato esclusivamente a portare avanti se stesso sino a pagare il prezzo della credibilità,  in virtù delle quotidiane giravolte su questioni di importanza fondamentale del paese, rischia di consegnare il paese alla destra sovranista che tanto aspira all’abolizione della riforma Bonafede a tutela delle immunità garantite in precedenza  con la disciplina riformata.

Le nostre rappresentanze altro non sono che oligarchie anomale, che da un lato rivendicano la presenza in costituzione e dall’altro , a fronte di un contributo pari a zero rispetto alle riforme, rivendicano  di apportare un contributo pregnante per la categoria pur non fornendolo …

Eppure la riforma contestata, passata al Cdm con il correttivo Conte , non pare si distacchi molto dai principi generali fatti propri dagli altri paesi europei. Contrariamente alle argomentazioni che vedrebbero la riforma Bonafede come “proposta ex abrupto”…calata dal cielo e senza un capo e senza una coda, ricordo a me stessa che già nel 2015, ministro Orlando, la Camera dei Deputati si occupò di redigere uno studio “comparativo sulla prescrizione “.

Forse è l’avvocatura ad essere in ritardo nel valutare e nel proporre soluzioni alternative e si trincera quindi, dietro le proteste eclatanti ma non propositive …perché non avendo alternative …”meglio la strada vecchia che la nuova”. Ovviamente in questo minuetto mai bisogna perdere di vista il dato che le nostre rappresentanze istituzionali sono ricattabili , perché illegali e sotto la minaccia di esercizio dei poteri di vigilanza del ministro…ecco perché acquiescenti e silenti durante tutto il percorso di elaborazione della riforma stessa.

Non nutro alcuna simpatia politica per l’attuale ministro ma non mi sento di catalogare la riforma Bonafede come un attentato alla Costituzione.  Mi sento solamente di sottolineare la mancata considerazione di procedere alla riforma della prescrizione “contestualmente” in un più ampio ed organico “progetto giustizia”, anche se previsto ed invocato solo per “rinviare  la nuova prescrizione “. Un progetto che tenga conto delle disfunzioni operative , della carenza del personale amministrativo,  della mancata formazione di tutti gli operatori sulle nuove tecnologie che si rendono necessarie alla velocizzazione del processo. Una riforma a pezzi può risultare disarticolata ma nella sostanza è pienamente aderente ai parametri utilizzati negli altri paesi europei.

La realtà italiana è sicuramente diversa ed il contemperamento della nuova prescrizione con altri correttivi per gli altri settori non previsti , che sono stati già annunciati, avrebbe sicuramente ridimensionato il dibattito.

A monte però…la volontà politica, di tutte le forze in campo,  di affossare la nuova prescrizione, come già argomentato in altre sedi, risponde ad esigenze diverse, corporative interne all’avvocatura ed oggetto di baratto per le forze politiche in campo che si contendono il governo del res pubblica.

Questo forse a monte il reale fermento contro la riforma della prescrizione, decisamente una riforma parziale e sommaria  perché, al momento, non accompagnata da una radicale revisione del sistema giustizia in cui opera.

Ritornare al sistema pregresso è decisamente chiaro segnale per evitare efficacia all’azione penale diretta contro i “colletti bianchi” e di tutti coloro che della prescrizione si sono serviti per garantirsi l’impunità.

“Sui reati dei colletti bianchi, la riforma  blocca-prescrizione segna un’inversione di tendenza che non si sa se sarà destinata a stabilizzarsi. Va considerato, infatti, che è in corso un intenso scontro politico che mette a rischio la tenuta del governo”. A dirlo, all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Palermo, il procuratore generale Roberto Scarpinato, che ha citato  la legge che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, quale possibile misura che può aumentare l’efficacia dell’azione penale nei confronti dei reati commessi dai cosiddetti colletti bianchi.”

Inaccettabile non è la riforma …inaccettabile sarebbe l’idea in  di considerarla svincolata da tutti i correttivi necessari a velocizzare il processo penale al quale va coordinata. La riforma ha solo posto in primo piano la necessità di “mettere seriamente mano” al processo penale.

Quanto alle “immunità ” è innegabile che il sistema della prescrizione prima della riforma ha giovato ad indagati ed imputati , nonché agli avvocati che della stessa si sono serviti come strategia processuale da applicare ai casi concreti loro affidati, garantendo ai propri clienti risultati brillanti e paventando abilità eccellenti nel conseguirli. È un discorso fuori dalle righe, fuori dal dissenso generale che si è scatenato sulla prescrizione…mi rendo conto…ma la vera battaglia di civiltà sta nell’adeguare i tempi del processo ad una ragionevole durata, nel rispetto dell’esigenza punitiva dello stato e delle garanzie previste dall’ordinamento per gli indagati/imputati. Non esiste alcuna elaborazione tecnico/giuridica fornita dall’avvocatura idonea a proporre una soluzione alternativa. Le nostre rappresentanze hanno ignorato questa esigenza  e la levata di scudi contro Bonafede, in questo caso, non è giustificata da nessuna “alternativa” giuridicamente valutabile…se non il “prendere tempo”come di fatto avviene nella logica dei compromessi…questa la gravità di fondo …la mancanza di volontà di procedere ad una complessiva riforma del processo penale. Spostarla di un anno non serve a nulla. Per i reati /contravvenzioni commessi a partire dal 2020 la prescrizione ha in media 6/7 anni per “maturare “(ragionando ovviamente per linee generali senza alcuna pretesa di assolutezza di questa affermazione, verificabile nel concreto ) …e 6/7 anni , in media ,mi pare sia un tempo abbastanza congruo per adottare i necessari correttivi nel processo penale, sia nella fase delle indagini preliminari sia per l’intero impianto e prevedere serie responsabilità e sanzioni per coloro che concorrono al “maturare dei ritardi”.

Ma il compromesso avrà la meglio secondo i buoni precedenti dettati dalla politica partitica e nel tifo da stadio di un’avvocatura corporativa …ed illegale nelle rappresentanze istituzionali.

Con riserva di meglio dedurre ed articolare a seconda dei mutamenti del dialogo politico in atto… e salvo errori ed omissioni da parte mia.

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