La riforma fiscale: ora o mai più
I presupposti ci sono tutti, le buone intenzioni anche e il tavolo tecnico ministeriale ha qualificati interpreti per eseguire una buona riforma del sistema tributario.
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L’Esecutivo, a fine marzo, ha presentato al Parlamento il disegno di legge denominato “Delega al Governo per la riforma fiscale”: è il primo atto che dà l’avvio ad un processo di riforma che, come abbiamo detto, è assolutamente necessario in un contesto economico sempre più evoluto ed internazionale, in costante mutamento e, soprattutto, profondamente diverso da quello in cui le norme attualmente esistenti sono state pensate e scritte: economia digitale, confini internazionali fluidi, intelligenza artificiale, scambi commerciali con nuove economie, pagamenti digitali, monete virtuali, bitcoin e Chatgtp. Tutti questi elementi certamente non potevano neanche essere immaginati nella riforma degli anni 70, né nei tentativi di aggiustamento successivi.
Partiamo dalle tempistiche di esecuzione previste dalla delega. Il disegno di legge approvato dal Governo Meloni dovrà fare i necessari passaggi in Camera e Senato ed ottenere il via libera dai due rami del Parlamento e ciò, nelle intenzioni dell’Esecutivo, dovrebbe auspicabilmente accadere prima della pausa estiva. Una volta incassata l’approvazione parlamentare si passerà alla fase due, quella operativa, i cui tempi di attuazione sono contenuti negli artt. 1 e 19 del Ddl delega:
▪entro 12 mesi dell’entrata in vigore della legge delega dovranno essere adottati una serie di decreti legislativi di riordino organico delle disposizioni tributarie e ciò accadrà attraverso la redazione di singoli testi unici per i diversi tributi;
▪entro 24 mesi dell’entrata in vigore della legge delega dovranno essere approvati uno o più decreti legislativi recanti la revisione del sistema tributario;
▪entro 24 mesi dell’entrata in vigore dell’ultimo dei decreti legislativi il Governo potrà adottare ulteriori decreti contenenti disposizioni correttive o integrative secondo i limiti ed i principi della delega;
▪infine, entro 12 mesi dalla adozione dell’ultimo dei decreti contenenti correttivi ed integrazioni il Governo dovrà attuare un riassetto dell’intero sistema delle disposizioni tributarie adottando un nuovo codice tributario che sarà articolato in due parti:
- parte generale che conterrà una disciplina unitaria di tutti i tributi e i principi generali degli stessi;
- una parte speciale dedicata alla disciplina dei singoli tributi.
Quanto ai principi generali su sui si concentra il progetto di riforma essi possono essere riassunti in cinque diversi filoni contenuti nell’art. 2 del provvedimento:
▪stimolare la crescita economica e la natalità con l’aumento dell’efficienza della struttura dei tributi e la riduzione del carico fiscale;
▪prevenzione e riduzione dell’evasione e dell’elusione fiscale attraverso l’utilizzo di banche dati e flussi informativi oggi a disposizione dell’anagrafe tributaria;
▪razionalizzazione e semplificazione del sistema delle norme del diritto tributario;
▪revisione e aggiornamento degli adempimenti dichiarativi e di quelli relativi ai versamenti;
▪cura e trattamenti di vantaggio per gli atti di trasferimento o di destinazione di beni e diritti a favore di persone con disabilità;
▪incentivazione della cosiddetta “compliance” nel rapporto fra fisco e contribuente.
Per quanto riguarda invece gli aspetti tecnici legati ai diversi aspetti di riforma dei tributi (Ipref, Ires, Irap, Iva, tributi locali e minori) e degli aspetti procedimentali (dichiarazione, accertamento, riscossione e contenzioso) il disegno di legge si concentra su diversi punti:
▪Irpef: la riforma del tributo sul reddito delle persone fisiche dovrà prevedere: la riduzione degli scaglioni e delle aliquote, il riordino delle deduzioni e delle detrazioni, il perseguimento dell’equità orizzontale, una forma di “flat tax” incrementale per i redditi di lavoro dipendente ed infine l’inclusione di tutti i redditi nel reddito complessivo rilevante ai fini delle agevolazioni;
▪Ires: per quanto riguarda l’imposta sui redditi delle società, l’art. 6 della legge delega prevede una riduzione dell’aliquota al ricorrere di determinate condizioni, in particolare, relative al fatto che gli utili reinvestiti dalle società stesse non vengano distribuiti ovvero che tali utili vengano impiegati per assumere personale dipendente o per alcune tipologie di investimenti qualificati. È inoltre prevista una riduzione delle variazioni fiscali in modo che il reddito civilisticamente determinato sia quanto più identico a quello identificato ai fini delle imposte;
▪Irap: in merito a questo tributo, da sempre molto contestato dal mondo delle imprese e delle professioni, il governo è delegato a disporre una revisione organica dell’imposta stessa volta alla sua abrogazione con priorità per le società di persone e per le associazioni senza personalità giuridica e successivamente anche per gli altri soggetti. Tale revisione dovrà essere progressiva e senza impatto sul carico fiscale gravante sui redditi di lavoro dipendente e di pensione;
▪Iva per quanto riguarda il tributo relativo all’imposta sui consumi, essendo lo stesso incardinato in un sistema europeo più generale, la riforma prevede che il governo sia delegato a rendere più aderente le fattispecie disciplinate in Italia rispetto alla normativa dell’Unione Europea tenendo anche conto dei principi emersi dalla giurisprudenza della Corte di giustizia europea: sarà, in sintesi, prevista una revisione del meccanismo della detrazione, una parziale revisione delle operazioni esenti, alcune revisioni delle aliquote e l’introduzione di una disciplina specifica per gli enti del terzo settore;
▪Imposte sugli atti: per quanto riguarda l’imposta di registro, l’imposta sulle successioni e donazioni, l’imposta di bollo e gli altri tributi indiretti diversi dall’Iva è prevista una razionalizzazione della disciplina volta ad un accorpamento ed una soppressione di fattispecie imponibili grazie alla revisione della base imponibile e della misura dell’imposta applicabile. Per quanto riguarda le imposte legate ai trasferimenti immobiliari è prevista la nascita di una imposta sostitutiva che vada ad accorpare le attuali imposta di bollo, imposta ipotecaria e catastale, tributi speciali catastali e altre tasse ipotecarie;
▪Procedure concorsuali: anche alla luce della recente riforma del codice della crisi d’impresa è prevista nella legge delega un intervento del legislatore per adeguare la normativa fiscale e il regime di tassazione del reddito delle imprese, sia grandi che piccole, che fanno ricorso agli istituti disciplinati dal nuovo codice della crisi;
▪Aspetti procedurali: sono infine previste novità in termini di accertamento, riscossione, contenzioso tributario e sanzioni amministrative e penali. In merito a questo capitolo vanno evidenziati in particolare la volontà del governo, in termini di accertamento, di introdurre il cosiddetto concordato preventivo biennale. Tale istituto, grazie anche all’utilizzo delle banche dati e dell’intelligenza artificiale, dovrà essere in grado di valutare l’affidabilità del contribuente e proporre allo stesso, attraverso il meccanismo del concordato, una definizione del reddito biennale. La compliance oggi abbastanza diffusa per quanto riguarda il mondo delle grandi imprese dovrà essere rafforzata ed estesa a tutte le imprese: ciò in modo progressivo partendo da quelle di maggiori dimensioni ed estendendola anche a quelle di minori dimensioni.
Gli elementi di criticità presenti nel sistema economico e fiscale del nostro paese che devono essere analizzati e risolti sono fondamentalmente cinque: economia “non osservata”, evasione stimata, sistema fiscale fortemente progressivo, adempimenti fiscali e modalità di accertamento. Per migliorare il sistema tributario, renderlo più moderno e meno opprimente serve quindi:
▪prendere atto che esiste una economia “non osservata” ed essere consapevoli che la stessa non può essere eliminata totalmente ma solo parzialmente limitata, con strumenti volti a ricercarla e, se possibile, reprimerla;
▪avere consapevolezza che l’evasione stimata ha due principali fattori che la alimentano: il primo è il sistema fortemente progressivo che sembra, di fatto, disincentivare la completa dichiarazione dei redditi ed il secondo è legato alla natura del nostro tessuto imprenditoriale costituito prevalentemente da microimprese dove strutturalmente (come dimostrato delle statistiche) l’evasione è più facile, soprattutto perché tali imprese hanno un rapporto diretto con il consumatore finale (dove la combinazione di interessi fra chi risparmia Iva e chi risparmia Irpef e contributi e più facilmente realizzabile); il contrasto fra interessi (permettere cioè la detrazione di una spesa e quindi incentivare la richiesta di emissione di documenti fiscali – vedi caso bonus edilizi negli ultimi 20 anni) può essere lo strumento giusto;
▪valutare che il sistema fortemente progressivo non può certamente essere sostituito da una flat tax trasversale che impatterebbe in modo significativamente negativo sui conti dello Stato e andrebbe conto il principio costituzionale della capacità contributiva. Il sistema andrebbe rimodulato mantenendo la progressività ma attuandola con massimo tre aliquote di cui una centrale attorno al 30% che comprenda una fascia di redditi molto ampia (dai 25.000 ai 70.000 euro di reddito).
Lì verrebbe intercettato il maggior numero di contribuenti e si permetterebbe così, grazie ad una minor pressione fiscale, una ripartenza dei consumi interni (maggiori risorse a disposizione) favorito da quella classe di popolazione che viene definita “ceto medio”;
▪attuare una riforma fiscale che sia più votata a snellire gli adempimenti (riducendoli) e a semplificare il procedimento di calcolo delle imposte da pagare, piuttosto che a ridurre le imposte (riducendo così quell’importante numero di 238 ore a testa e favorendo una maggior “disponibilità” all’adempimento fiscale).
▪modificare sostanzialmente l’attività di accertamento e fare sì che l’amministrazione finanziaria volga il proprio obiettivo a scovare ciò che non viene dichiarato (l’economia “non osservata” dalle statistiche economiche) piuttosto che a contestare e verificare, in modo a volte troppo certosino, ciò che viene già dichiarato.
Gli strumenti informatici e gli incroci di dati oggi possibili devono concentrarsi a intercettare la capacità di spesa del singolo individuo in relazione al reddito dichiarato e devono essere orientati a colpire presunti nullatenenti o società poco trasparenti piuttosto che volgere lo sguardo e l’indagine, come oggi, a chi è alla luce del sole ed in modo trasparente possiede beni e li dichiara (essendo quest’ultimo più facilmente individuabile e con beni facili da sequestrare). In questo processo vanno colti gli spunti positivi che provengono dal mondo imprenditoriale e da quello delle professioni al fine di attuare una riforma aderente alle reali necessità operative, ampia, coerente ma soprattutto in grado di misurarsi con un contesto economico sempre più complesso ed internazionale, in costante evoluzione e profondamente diverso da quello in cui le norme attualmente esistenti sono state pensate e scritte.
di Alberto Maria Camilotti – da il Libero Professionista Reloaded #14
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