L’albero degli zecchini d’oro
Per capire il senso di ciò che andrò scrivendo bisogna conoscere la nozione del Venture Capital.
La fonte è la Borsa italiana: «Il venture capital è una forma di investimento di medio-lungo termine in imprese non quotate ad alto potenziale di sviluppo e crescita (high grow companies) che si trovano nella fase di start up, effettuata prevalentemente da investitori istituzionali con l’obiettivo di ottenere un consistente guadagno in conto capitale dalla vendita della partecipazione acquisita o dalla quotazione in borsa. L’attività di venture capital non comporta unicamente l’apporto di capitale di rischio, ma riguarda anche una serie di attività connesse e strumentali alla realizzazione dell’idea imprenditoriale; fondamentale è l’apporto professionale dello stesso investitore nell’attività della società, di fatto questi partecipa alle decisioni strategiche dell’impresa apportando le proprie conoscenze ed esperienze professionali lasciando all’imprenditore e al management la gestione operativa. Lo stesso investitore istituzionale può essere una figura di prestigio dell’ambiente finanziario, comportando notorietà per l’azienda stessa e facendo sì che il mercato stesso manifesti fiducia nella società al momento della sua quotazione. Se la società in cui si è investito ha successo, l’uscita dell’investitore istituzionale si ha quando la società ha raggiunto lo sviluppo previsto. Nel caso di insuccesso l’investitore abbandona quando si rende conto che non è più possibile risolvere la situazione di crisi. Il disinvestimento può avvenire:
- con la quotazione in Borsa dei titoli della partecipata;
- con la vendita dei titoli ad un’altra società o investitore istituzionale;
- con il riacquisto della partecipazione da parte del gruppo imprenditoriale originario;
- con la vendita a nuovi e vecchi soci.
Quando l’investitore istituzionale entra in una società high growth in fasi successive allo start up si parla di “Private Equity”.»
Nel 2023 la raccolta del Private Equity e Venture Capital in Italia è stata pari a 3.772 milioni di euro, in calo del 36% rispetto ai 5.920 milioni dell’anno precedente (Fonte: Private equity e venture capitale 2023: diminuiscono le grandi operazioni, si dimezza la raccolta, Finance Community, AIFI-PwC).
Il 9 maggio 2024 è stato audito dalla Commissione bicamerale per il controllo degli Enti previdenziali l’Amministratore delegato e Direttore generale di CDP Venture Capital, Agostino Scornajenchi, il quale ha detto che “il fundraising che il Venture capital italiano raccoglie dagli investitori istituzionali è pari al 3%, rispetto al 18% della Francia, e in questo quadro, Casse di previdenza e Fondi pensione italiani sono sostanzialmente assenti”.
Per Scornajenchi perciò “sarebbe opportuno riprendere i ragionamenti circa i regolamenti degli investimenti delle Casse private dei professionisti, che sono all’attenzione delle istituzioni e che sarebbe dovuto uscire dagli Uffici del Ministero dell’Economia entro il 30 giugno dell’anno scorso, così come stabilito dalla precedente legge di bilancio” (Fonte ANSA del 09.05.2024).
A margine degli Stati Generali dell’ADEPP, a una domanda dell’ANSA, in merito a quanto dichiarato dall’Amministratore delegato di CDP in Bicamerale, il sottosegretario all’Economia Federico Freni ha risposto che “il Venture capital, in Italia, si deve sviluppare e la scatola sugli investimenti per gli enti che io immagino potrebbe essere, con uno dei suoi comparti, una modalità di sviluppo del Venture Capital ma sempre con cautela” (Fonte ANSA del 09.05.2024).
Senza ricordare qui la favola dell’albero degli zecchini d’oro del Collodi, mi pare opportuno evidenziare che le riserve accumulate dalle Casse di previdenza sono costituite da contribuzione obbligatoria che i professionisti versano in base alla legge, contributi che sono destinati a garantire le future pensioni che, ovviamente, non possono dipendere dalla volatilità dei mercati finanziari e, soprattutto, essere investite in asset molto rischiosi come appunto il Venture Capital.
Ci vuole molta cautela e molta prudenza, come ha sottolineato il sottosegretario all’economia, e quindi nell’asset allocation delle Casse solo in minima parte i contributi previdenziali obbligatori potranno essere investiti in asset rischiosi.
In questo momento, in economia dalla Francia non abbiamo proprio nulla da imparare!
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