L'Avvocatura che resiste al limite del doppio mandato.
La legalità e la delegittimazione
Ho richiamato spesso il concetto “ atmosfera da Torre di Babele” per indicare lo stato in cui si trova l’avvocatura italiana. Stiamo vivendo ormai, una delle più penose pagine della nostra professione, e l’anarchia vige sovrana a dispetto della Legge, dell’ orientamento delle Sezioni Unite e dell’ultima pronuncia della Corte Costituzionale. Sulla scacchiera, pedoni, fanti,re e regine ed altri protagonisti articolano il loro gioco , falsandolo in atteggiamenti e comportamenti nessuno dei quali orientato seriamente alle regole dell’alternanza democratica delle istituzioni, al ricambio diretto ad evitare il consolidamento delle rendite di posizione che resistono oltre misura al concetto di dignità largamente inteso. La resistenza alla legge da parte degli illegali sino all’eversione, ha smembrato la geografia giudiziaria a partire dal massimo organo di rappresentanza dell’avvocatura, Il Cnf , che unitamente ai Coa locali,feudi autonomi , ma legittimati all’illegalità’ dall’esempio di quella che dovrebbe essere la massima istituzione forense, continuano ad attribuirsi rappresentatività e legittimazione in palese ed acclarato contrasto ormai con la legge dello Stato. La reazione dell’avvocatura purtroppo non è univoca. L’atteggiamento generale e maggioritario , tollera in maniera silente perché il modus operandi, benché illegale, nelle sue storture offre “rassicurazioni ” in ordine al regime clientelare di distribuzione delle briciole a fronte del consenso alla permanenza nei ruoli ricoperti. L’atteggiamento minoritario, quello della denuncia, diversamente articolata a seconda delle individualità, ma pur sempre denuncia basata sul rispetto della legalità, si sta facendo spazio con fatica a con grande consapevolezza che il principio del rispetto della legge venga definitivamente affermato. La Legalità è un concetto nobile, fin troppo strumentalizzato ai nostri tempi, sino a considerarla, come è stato sostenuto correttamente “un mero esercizio labiale “. Se la Legalità in senso stretto è rispetto della legge, essa deve costantemente ricondurre le fattispecie concrete a quelle astratte previste dall’ordinamento ed ogni tentativo di accorgimento e rimodulazione sino al l’inosservanza è mancato rispetto ed eversione. Gli illegali , si dimettono nella vana speranza di ottenere comunque una sorta di riconoscimento onorevole per l’impegno sin d’ora profuso nelle istituzioni…e molti se lo sono guadagnato. Altri finalizzano le dimissioni accurate nella serenità di poter continuare comunque ad operare negli organismi satellite dell’avvocatura illegale, ma resta a monte la perpetrata violazione della regola del doppio mandato. Non manca la regola del paradosso, il caso Pisano, dove la torre pende “al contrario” perché sono i “legali a dimettersi” e non gli illegali.
La sfacciata resistenza del presidente plurimandatario del Cnf legittima il regime dell’illegalità e tutti gli altri rappresentanti delle istituzioni forensi che tale illegalità non hanno da subito rivendicato, osservato e contestato sono purtroppo complici di un sistema malato che difficilmente e con grande sacrificio da parte delle future generazioni potrà riabilitarsi. Ciò nonostante , ormai è evidente che il regime delle istituzioni forensi, che si autodeterminano indipendentemente dal rispetto della legge statale, volge al termine . La resistenza degli illegali è lesiva della immagine della professione e la lesione di questo interesse generale deve avere la prevalenza sulla tutela immotivata ed ingiustificata delle posizioni personali. Il rispetto della regola del doppio mandato è garanzia imprescindibile per un serio e democratico ricambio nelle istituzioni forensi teso ad inibire qualsivoglia consolidamento di rendite di posizione e posizioni di privilegio che minano alla base la corretta e democratica formazione del consenso. Il ricambio nelle istituzioni è regola democratica ed è questo il vero principio da costituzionalizzare. L’abuso e l’uso distorto e strumentalizzato della Legge , fino al mancato rispetto della stessa, determina di fatto un serio attentato alla certezza dello Stato di diritto. Non c’è onore , non c’è autorevolezza, non c’è rappresentatività in chi reitera la sua condotta nell’illegalità’…non c’è rispetto per l’Istituzione che si dovrebbe rappresentare , non c’è rispetto per l’Avvocatura. Il glorioso e decantato Calamandrei lascia ormai definitivamente il passo ad una avvocatura scadente ed inconsistente dal punto di vista umano, professionale ed istituzionale. Attendiamo che la delegittimazione formale intervenga nel breve periodo con l’esaurimento delle azioni giudiziarie in corso.La “vera” delegittimazione dei plurimandatari, quel sentimento personale e sostanziale di chi si sta battendo per il rispetto della Legge, sia motivo per continuare a dare concretezza agli obiettivi di ricambio e crescita per le istituzioni forensi. Passerà…sulle macerie della dignità…bisognerà inventarsi una nuova Avvocatura.
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