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L’avvocatura italiana e la mancanza di leadership

Per capire che cosa sia la leadership mi affido allo studio della dott.ssa Francesca Cilento che qui riporto: «La leadership: chi è e cosa fa il "buon capo"»

L’avvocatura italiana e la mancanza di leadership

«Il leader è definibile come colui che guida il gruppo al successo. Esistono diversi stili a seconda delle capacità personali e del contesto di lavoro, ma Internet fornisce anche alcuni consigli sempre utili.

La leadership è da molti considerato uno strumento indispensabile per l’imprenditorialità. Non c’è accordo sul fatto che si tratti di una caratteristica innata, piuttosto che appresa, ma molti sono i corsi di formazione che promettono di promuovere il leader che c’è in ciascuno di noi. Le prime definizioni sulla figura del capo risalgono a Platone, ma una grande svolta venne effettuata nel XX secolo quando l’interesse si spostò dalla domanda “chi è il leader?” a un’altra, “cosa fa il leader?”. Questo cambio di prospettiva ha aperto la strada alla ricerca di caratteristiche che magari nel leader carismatico sono presenti in una miscela segreta fin dalla nascita, ma che singolarmente possono essere insegnate e rafforzate.

La parola leadership deriva dal verbo inglese to lead che significa dirigere, pertanto questo termine fa riferimento alla capacità di un individuo di saper guidare un gruppo di persone. In ambito lavorativo è colui che conduce una squadra al raggiungimento di determinati obiettivi. Nel fare ciò combina l’abilità a comprendere quali siano gli obiettivi raggiungibili con la capacità di motivare gli altri.

Negli anni 60 Likert ha individuato quattro stili di leadership:

  1. L’autoritario minaccioso che prende tutte le decisioni autonomamente circa scopi, modalità d’attuazione e tempi, per poi comunicarle al gruppo;
  2. L’autoritario benevolente che incoraggia il gruppo attraverso delle ricompense e lo coinvolge nel processo decisionale, sebbene spetti a lui l’ultima parola;
  3. Il consultativo che aumenta la partecipazione del gruppo grazie ad una comunicazione bidirezionale;
  4. Il partecipativo che si avvale di una rete di comunicazione efficace basata sulla collaborazione e sulla presa democratica delle decisioni. Sebbene non esista una figura ideale, perché ogni buon leader deve adattarsi alla realtà nella quale si trova ad operare, ecco alcuni buoni consigli direttamente dal web:

– Fissare una direzione strategica che sia chiara a tutti i membri del gruppo;

–  Incoraggiare le idee innovative e concordare tempi e  modalità di lavoro con i dipendenti;

– Sostenere e sviluppare le capacità dei dipendenti;

– Costruire un team coeso che affronti gli eventuali conflitti senza lasciarsi travolgere da essi;

– Delegare quanto possibile per creare un clima di fiducia e per responsabilizzare;

– Elogiare i dipendenti per la qualità del loro operato;

– Fornire reali opportunità di carriera».

La situazione dell’avvocatura italiana mi pare che soffra proprio della mancanza di una leadership autorevole.

L’emergenza è gravissima.

Il Presidente di Cassa Forense dovrebbe parlar chiaro agli iscritti e per parlar chiaro bisogna presentare una valutazione a prezzi di mercato del patrimonio di Cassa Forense che il tracollo delle borse mondiali ha certamente dissestato.

Sui numeri reali va fatta una valutazione per vedere quali risorse si possono mettere a disposizione dei più deboli senza far saltare il sistema che significa senza mettere a repentaglio la sostenibilità futura di Cassa Forense.

Non è questo il tempo dei processi ma delle azioni mirate a contrastare l’emergenza.

Il cd. welfare attivo, sbandierato in tantissimi convegni, ha dimostrato che non serve a nulla se non alla propaganda.

Non è più tempo di propaganda ma di azioni concrete che devono partire dai numeri reali e non da quelli attesi nei sogni.

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