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Le casse di previdenza dei professionisti

La riserva di capitale anticiclico.

Le casse di previdenza dei professionisti

Si tratta di una misura macroprudenziale, riconosciuta a livello internazionale, per mitigare la pro-ciclicità del sistema finanziario attraverso l’accumulazione di una riserva supplementare di capitale da rilasciare al manifestarsi di una crisi.

Non è fantascienza ma una misura che recentemente è stata attuata dalla Banca d’Italia al fine di aumentare la resilienza del sistema bancario italiano.

Lo scorso aprile (fonte: Massimo Molinari, Luca Moller, Banca d’Italia, Analisi dell’impatto dell’attivazione del SyRB sulle quotazioni azionarie delle banche italiane, n. 41, novembre 2024) la Banca d’Italia ha attivato per la prima volta la riserva di capitale a fronte del rischio sistemico (Systemic Risk Buffer, acronimo SYRB) con l’obiettivo di rafforzare la resilienza del sistema bancario italiano a fronte di eventi avversi, originati anche al di fuori del sistema finanziario, e favorire così la capacità degli intermediari di assorbire eventuali perdite continuando a finanziare imprese e famiglie.

La riserva è pari all1% delle esposizioni domestiche ponderate per il rischio di credito e di controparte e dovrebbe essere soddisfatta gradualmente vale a dire con lo 0,5% entro il 31.12.2024 e il restante 0,5% entro il 30.06.2025.

A me pare un’operazione macro prudenziale esportabile anche nel sistema delle Casse di previdenza dei professionisti italiani le quali, non volendo – come sarebbe invece auspicabile – unificarsi in un’unica realtà, a cagione delle singole specificità e delle rendite di posizione, sono però consapevoli che, a breve, la loro mission previdenziale, più che dalla contribuzione degli iscritti, dovrà essere garantita dal rendimento del patrimonio accumulato, e quindi la costituzione di una riserva di capitale anticiclico dovrebbe considerarsi, non solo opportuna, ma anche indispensabile.

La pro-ciclicità si descrive, infatti, con la presenza di effetti amplificatori di retroazione all’interno del sistema finanziario e fra quest’ultimo e il sistema delle Casse di previdenza dei professionisti, le quali hanno sì dei fondi di riserva per oscillazione titoli e quant’altro, ma non una riserva in grado di garantire la loro resilienza, a fronte di impegni previdenziali di medio – lungo periodo.

I rischi sistemici possono essere di natura ciclica o strutturale: i primi dipendono da meccanismi che accentuano le fasi di espansione o contrazione del ciclo economico (prociclicità); i secondi sono connessi con la concentrazione delle esposizioni verso singoli intermediari, settori economici o gruppi di controparti.

Come sostengono, unanimemente, gli Attuari, i rischi sistemici sono molto più complessi da trasformare in modelli previsionali finalizzati alla prevenzione, dove prevenire, è meglio che curare.

L’obiettivo generale della politica macroprudenziale è contenere il rischio sistemico, ossia il rischio che le turbative nel sistema finanziario possano destabilizzare il sistema Casse.

La politica macroprudenziale contiene il rischio sistemico affrontando due esternalità chiave del sistema finanziario. La prima consiste nel fallimento congiunto di più intermediari causato dalle interconnessioni e dalle esposizioni comuni. La seconda esternalità concerne il fenomeno della prociclicità, ossia la presenza di effetti amplificatori di retroazione all’interno del sistema finanziario e fra quest’ultimo e le Casse di previdenza dei professionisti italiani.

Come si è visto di recente (crisi dei subprime), la pro-ciclicità può favorire lo sviluppo di boom insostenibili e, nel momento in cui questi vengono meno, amplificare le turbative provocando una profonda recessione economica.

La costituzione di una riserva di capitale ad hoc per coprire rischi, oggi scoperti, sarebbe una garanzia per gli iscritti, costretti ad affidare i loro montanti contributivi obbligatori all’alea dei mercati finanziari, con l’assunzione in proprio del rischio di perdere anche la pensione di primo pilastro.

Basterebbe pensare alle riserve tecniche delle compagnie di assicurazione, ramo vita.

In conclusione: costituire un buffer di capitale a fini macro prudenziali permette di preservare la resilienza del sistema, limitando eventuali effetti pro-ciclici.

 

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