Le casse fanno gola.
Il Governo ha bisogno di liquidità e guarda anche alle casse di previdenza dei professionisti
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Il 23 maggio u.s. la Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione, ha audito l’AIFI che rappresenta i gestori e fondi di private equity, venture capital e private debt.
L’AIFI ha depositato una relazione la quale, alle pagg. 5 e 6, lamenta lo scarso apporto di risorse da parte dei Fondi pensione e delle Casse di previdenza.
Questo il passaggio:
«Contributo di fondi pensione e casse di previdenza allo sviluppo delle imprese italiane
Il contributo di fondi pensione e casse di previdenza risulta limitato non solo rispetto alle risorse allocate presso fondi alternativi italiani ma anche con riferimento al sostegno al sistema imprenditoriale italiano nel complesso, andando in tal modo a penalizzare lo stesso bacino di approvvigionamento degli enti previdenziali, cioè i futuri lavoratori e potenziali sottoscrittori dei piani. Come infatti rileva la Relazione Annuale COVIP 2023: “Al netto degli investimenti immobiliari e dei titoli di Stato, […] le risorse finanziarie destinate alle imprese italiane possono essere calcolate in 13,2 miliardi di euro (13,6 nel 2021), così suddivisi: 7,9 (7,6 nel 2021) investiti dalle casse di previdenza e 5,3 (6 nel 2021) impiegati dai fondi pensione […]. Se rapportato al totale delle passività finanziarie delle imprese italiane, il contributo fornito dal risparmio previdenziale resta modesto, circa lo 0,4 per cento.”
La stessa autorità afferma che si tratta di un dato particolarmente basso, anche in relazione a quanto avviene in altri contesti nazionali. Tra le ragioni alla base di tale limitato contributo la COVIP segnala la presenza di benchmark di mercato internazionali in cui l’Italia ha un peso poco rilevante (dato lo scarso numero di società quotate), ma anche un mercato del capitale di rischio e di debito privati che a livello nazionale risultano ancora poco sviluppati.
Esperienze e iniziative internazionali
A livello internazionale, negli ultimi anni diversi Stati europei hanno implementato misure a sostegno degli investimenti da parte degli investitori istituzionali nel settore del private capital.
In Francia, tramite l’iniziativa Tibi del gennaio 2020, il governo ha impegnato fondi pensione e compagnie assicurative a destinare almeno 6 mld di euro in attivi non quotati; impegno rinnovato nel giugno 2023 con ulteriori 7 mld di euro (iniziativa Tibi 2).
Più di recente, il 23 ottobre 2023, il Parlamento francese ha approvato la legge per l’industria verde (Loi no. 2023/973). Il provvedimento, al titolo III “Finanziare l’industria verde”, introduce l’obbligo di inserire nei contratti assicurativi ramo vita e negli schemi pensionistici PER (plans épargne retraite) una quota minima destinata agli OPC (organismes de placement collectif) che investono in asset non quotati. Al momento sono in corso i confronti per definire i dettagli della misura.
Iniziative simili sono state attuate anche nel Regno Unito. Lo scorso luglio i principali fondi pensione, su invito del Governo britannico, all’interno del quadro delle cd. Mansion House Reforms, si sono impegnati a destinare il 5% dei loro investimenti in asset non quotati con l’obiettivo di sbloccare 50 mld di sterline entro il 2030. Sulla scia di tale iniziativa è intervenuta anche l’associazione nazionale dei fondi di private equity e ventura capital (BVCA) che, con il supporto del Governo, ha lanciato il suo Investment Compact, un impegno preso da gestori di growth equity e venture capital a strutturare e mantenere relazioni stabili – con l’obiettivo di favorirne gli investimenti – con i fondi pensione UK.
In Germania, infine, è stato lanciato il fondo di fondi Growth Capital Fund da 1 mld di euro destinato agli investimenti in venture capital. Le risorse provengono principalmente dal contributo degli investitori istituzionali.» (Fonte: Audizione Innocenzo Cipolletta, Presidente AIFI Anna Gervasoni, Direttore Generale AIFI, lndagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione, AIFI).
Al minuto 25 circa dell’audizione il Presidente della Bicamerale si è espresso in questi termini: “Noi abbiamo avuto qui importanti anche Associazioni rappresentative del mondo delle Casse e dei Fondi che ci hanno voluto convincere diciamo che il loro contributo all’economia reale era già determinante e noi ascoltiamo, sia persone cortesi, ci facciamo dire tutto, poi ci sono i numeri e i numeri sono altri, sono un pochino più simili a quelli che ha presentato lei”.
L’Italia è un Paese che ha un grande bisogno di capitale di rischio sia per contrastare la massa di debito pubblico accumulata e in continua crescita, sia per utilizzare al meglio i 5.300 miliardi di euro di ricchezza finanziaria presente nei portafogli delle famiglie italiane.
Si tratta però, come ho già scritto in altre occasioni, di valutare se questo tipo di investimento, che è rischioso, sia compatibile con la provvista previdenziale.
Le Casse di previdenza dei professionisti, di fatto, stanno transitando, senza alcun supporto legale, dal regime di finanziamento a ripartizione al regime di finanziamento a capitalizzazione, senza regole cogenti, il che metterà a repentaglio le pensioni, soprattutto quelle delle Casse di previdenza dei professionisti che sono obbligatorie di primo pilastro.
Sarebbe tempo di pensarci, prima che sia troppo tardi.
Il Governo, che cerca liquidità, emetta una obbligazione dedicata alle Casse con un rendimento in linea con i rispettivi bilanci tecnici e con agevolazioni fiscali, cosi da incentivare gli investimenti, con la garanzia finale dello Stato.
Conseguirebbe un duplice risultato: acquisire risorse fresche di lungo periodo e canalizzare gli investimenti, evitando fughe in avanti con probabili perdite.
È notizia del 23 maggio 2024 (fonte: ilgiornale.it) che il governo pensa ad un fondo di fondi per le PMI con la regia di Cassa Depositi e Prestiti, costruito per far convergere denaro pubblico e risparmio dei privati verso le piccole e medie imprese italiane.
Come ho detto più sopra, io per le Casse di previdenza, regolate dal regime di finanziamento a ripartizione e che gestiscono, per delega dello Stato, la previdenza obbligatoria di primo pilastro, come veicolo vedrei bene l’emissione di una obbligazione dedicata per le Casse di previdenza dei professionisti, per una cinquantina di miliardi.
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