L’incertezza è il primo grande nemico dell’economia
Il livello di volatilità aumenta in risposta ad un’espansione delle oscillazioni di prezzo dello strumento.
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«La volatilità è indubbiamente una delle variabili chiave nel mercato azionario, in quanto misura la variabilità o dispersione delle fluttuazioni dei prezzi, in aumento o in diminuzione, che uno strumento finanziario subisce in un determinato periodo di tempo. Il livello di volatilità aumenta in risposta ad un’espansione delle oscillazioni di prezzo dello strumento. La volatilità può essere misurata utilizzando le variazioni effettive dei prezzi storici (volatilità realizzata) o può essere una misura della volatilità futura prevista dai prezzi delle opzioni negoziate su un mercato (volatilità implicita). Quest’ultima riflette le aspettative future di tutti i partecipanti al mercato e viene utilizzata come una misura dell’incertezza percepita in quel mercato. In altre parole, la volatilità indica la quantità di incertezza o rischio relativa alle dimensioni delle variazioni nel valore di un titolo. Un’implementazione pratica di questa misura di volatilità implicita si trova nell’indice di volatilità VIX del Chicago Board Options Exchange, il quale mira a cogliere l’aspettativa di volatilità futura del mercato nei prossimi 30 giorni di calendario. Il VIX viene spesso definito informalmente “l’indice della paura dell’investitore”, un termine coniato da Whaley (2000) per sottolineare come l’indice di volatilità aumenti nei periodi di contrazione dei mercati, riflettendo lo stress del mercato e la paura degli investitori per potenziali crolli del mercato.
(Fonte: Il VIX: “l’indice della paura”, Relatore prof. Claudio Boido, Candidato Pietro Pedio Cicala, anno accademico 2017/2018, Luiss, Dipartimento di Impresa e Management, Cattedra di Economia dei Mercati e degli Intermediari Finanziari).
La tabella è illuminante.
Oggi l’indice viaggia intorno al 58%.
Questo perché i due player più potenti, USA e Cina, si fronteggiano ormai in una vera e propria guerra commerciale dato che il Presidente Trump ha alzato i dazi alla Cina al 104%.
Vi sono poi le guerre in corso.
Come ha scritto Paolo Angelini, Vice Direttore Generale di Banca d’Italia, “A livello internazionale è in atto un processo di frammentazione geopolitica che frena la cooperazione, indebolisce il ruolo delle istituzioni multilaterali e ostacola lo scambio di conoscenze e tecnologie”.
Prevalgono quindi le decisioni irrazionali, come i dazi imposti su conteggi creativi dell’amministrazione Trump.
Le controversie commerciali e le tensioni geopolitiche producono volatilità sui mercati, caratterizzata da vendite per la paura e da acquisti speculativi.
I contro dazi, a giudizio degli economisti, sono masochistici mentre va perseguito il dialogo, riducendo consensualmente i dazi nel reciproco interesse.
Vanno affrontati e risolti i problemi legati alla frammentazione geoeconomica e alla polarizzazione geopolitica dove per frammentazione geoeconomica intendo il processo attraverso il quale il sistema economico globale diventa meno integrato, perché molti paesi, nazioni e popoli tendono a perseguire sempre più il proprio interesse personale a discapito della cooperazione.
Mentre attribuisco la geopolarizzazione politica alla crescente divisione tra paesi, nazioni e stati, ma anche tra regioni lungo linee ideologiche e strategiche, spesso guidate da interessi nazionali, potere militare ed intelligence e preoccupazioni legate agli aspetti di sicurezza, sia nell’aspetto fisico, così come in quello virtuale, individuale e collettivo.
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