L’indiano e il fermo biologico
Fare l’indiano.
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Il detto, secondo la maggior parte dei dizionari, risale ai tempi della colonizzazione americana e si riferisce a quell’atteggiamento quasi apatico dei nativi americani rispetto ai colonizzatori che parlavano una lingua sconosciuta. Molto spesso, in questi mesi, il detto mi è tornato in mente. Specie di fronte ad atteggiamenti di una parte degli eletti nelle nostre Istituzioni Forensi che, alcuni ancora oggi, continuano permanere in esse, nonostante La Cassazione, il Legislatore, perfino la Corte Costituzionale e, credo, la consapevolezza scaturente dalla loro stessa levatura professionale, si siano espressi chiaramente circa la loro ineleggibilità.
La circostanza acquista particolare gravità, ove si pensi che essa è rinvenibile a tutti i livelli. In prospettiva di riforma, a tacere di tutte le storture della nostra legge elettorale, la normativa dovrebbe prevedere (in presenza della norma è più corretto dire “dovrebbe prevedere chiaramente) parallele ipotesi di incandidabilità Non si assisterebbe più, così, a fenomeni per cui, forti di un consenso conseguente, per dirla con la Cassazione, a “rendite di posizione”, soggetti che non possono essere proclamati facciano da traino ad altri candidati al fine di favorirne l’elezione. Tale fenomeno si è riscontrato in seno ai procedimenti per le elezione dei delegati di Cassa Forense, in cui il sistema delle liste bloccate lo ha favorito. Ma la lettura delle operazioni di voto nei CC.OO.AA.(dove i candidati sono “singoli”, ma possono presentarsi all’elettorato raggruppati in liste) dimostra che ciò accade anche nei circondari. Con la conseguenza che l’espressione di più preferenze consente di legare un singolo candidato al traino, appunto, di un candidato più forte che, pur candidabile, è ineleggibile. Le elezioni risultano, così, falsate e la ratio sottesa all’interpretazione costituzionalmente orientata della normativa di riferimento risulta agevolmente aggirata. Si: aggirata. Perché quel meccanismo potrebbe consentire di ottenere maggioranze che possono decidere di mantenere le “rendite di posizione”, per così dire, per interposta persona. In attesa del rientro in corsa dopo il periodo di “fermo biologico”. Nel frattempo, consessi illegittimi, perché composti da ineleggibili, con l’acquiescenza di componenti che ineleggibili non sono, nominano componenti di Consigli di Amministrazione ed interloquiscono con il Ministro, il Parlamento, parlano per conto di tutti noi. E a volte lo fanno in punta di piedi: “cortesemente”. Perché chi è in torto non può permettersi di alzare la voce. Ma se non alzi la voce, significa che sai di essere in torto! Non stai facendo l’indiano! Comprendi quello che la Cassazione, il Legislatore, la Corte Costituzionale, la tua professionalità ti hanno detto: non è una lingua sconosciuta. Allora, magari, è legittimo pensare che non ci si dimette per consolidare le rendite di posizione e per accorciare il periodo di “fermo biologico”. L’espressione “ fare l’indiano” in questi casi non è più consona. Tra i sinonimi, allora, “fare orecchie da mercante” lo è di più.
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