L’invecchiamento dei lavoratori e i nodi della silver economy
Sul Sole 24 Ore, il punto del Presidente De Luca sul fenomeno dell’economia della terza età e le strategie per gestire la partecipazione degli over 60.
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Per rafforzare l’occupabilità degli over 65, “bisogna porre le basi per un sistema che accompagni il rafforzamento delle competenze del lavoratore lungo tutto l’arco della vita”. Anche al fine di “rendere efficaci gli strumenti di riconoscimento delle competenze necessarie alle aziende per gestire i cambiamenti connessi alla centralità della silver economy”. Questo è il parere del Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine, Rosario De Luca, che in un editoriale pubblicato oggi sul Sole 24 Ore fa il punto sul fenomeno, sempre più in crescita, dell’economia della terza età e sulle strategie da adottare per gestire al meglio la partecipazione degli over 65 al lavoro. “La presenza di una popolazione longeva, infatti, può rappresentare una risorsa a patto che si crei un assetto economico in grado di cogliere questa opportunità”, ha sottolineato il Presidente. Per poi menzionare gli ultimi dati Istat ed Eurostat sul tasso di occupazione dei lavoratori tra i 55 e i 64 anni che risulta “aumentato notevolmente nell’Unione europea passando dal 44,7% nel 2010 al 62,3% nel 2022”. Gli effetti sul sistema occupazionale italiano e sulla sostenibilità fiscale, secondo De Luca, saranno “dirompenti” anche alla luce della “penuria crescente di giovani lavoratori”. Ecco perché “rischia di acuirsi il mismatch tra domanda e offerta, un divario che invece dovrebbe essere colmato favorendo la creazione di un ponte tra formazione scolastico-accademica e lavoro”. Ma anche “incentivando il trasferimento di conoscenze tra le generazioni e la coesione sociale”. Focus nell’editoriale anche sui “processi di upskilling e reskilling” nelle imprese, fondamentali “per rispondere alle esigenze di una forza lavoro sempre più matura” e anche “per mantenere inalterati gli standard di sicurezza e prevenzione aziendale”. Come conferma il Presidente, “anche in questo caso, la parola d’ordine resta la formazione” che presuppone “un forte investimento sul rafforzamento delle competenze e delle abilità professionali”.
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