Lista unica e quorum in Cassa Forense
Il 15 maggio 2022, anzi essendo festivo, il 16 maggio 2022 ad ore 12:00 verrà a scadere il termine per il deposito delle liste per il rinnovo del Comitato dei Delegati di Cassa Forense.
Il regolamento elettorale di Cassa Forense è informato al pluralismo delle liste e, infatti, per l’art. 3, n. 1 il CDD è eletto a suffragio diretto sulla base di liste concorrenti e, art. 9, le liste sono depositate a pena di irricevibilità entro le ore 12:00 del 15 maggio 2022.
Anche il sistema di distribuzione dei seggi è costruito su liste concorrenti.
La raccolta delle firme in questa tornata di tempo è obiettivamente resa difficoltosa dalla paralisi, o quasi, dell’attività giudiziaria e dalla necessità del porta a porta se non si dispone dell’appoggio dei COA o delle Associazioni maggiormente rappresentative.
Che succede se nel Collegio verrà presentata una sola lista?
Nel Collegio di Trento, ad esempio, credo proprio che sarà presentata una sola lista.
Non succede assolutamente nulla nel senso che sarà sufficiente anche un solo voto, quello del delegato uscente che si ricandida, per l’attribuzione dei seggi non essendo previsto un quorum per la validità della tornata elettorale.
Per le elezioni amministrative nei Comuni con meno di 15 mila abitanti, se non ricordo male, dove vi sia una sola lista, è previsto il quorum del 40% degli aventi diritto al voto.
Il quorum, a me pare indispensabile, per due motivazioni:
– per sollecitare la partecipazione al voto, nel nostro caso piuttosto scarsa;
– per garantire una congrua rappresentatività degli aventi diritto al voto.
Nella situazione della lista unica, rebus sic stantibus, io consiglio:
– di andare comunque a votare dando così prova di partecipazione e di cultura previdenziale;
– se non vi condivide la lista si potrà votare scheda bianca per far arrivare, a chi di dovere, un segnale verso il cambiamento.
Recentemente la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 62/2022, ha scritto che il legislatore gode di ampia discrezionalità nella disciplina della materia elettorale. In essa si esprime infatti, con un massimo di evidenza, la politicità della scelta legislativa che è pertanto censurabile solo quando risulti manifestamente irragionevole. Nel nostro caso siamo poi di fronte, attraverso la delegificazione, ad un regolamento che si scontra con l’insindacabilità dell’atto regolamentare ex art. 134 Cost. dove si può arrivare solo attraverso un sofisticato sistema sulla interpretazione della legge.
A mio giudizio, sul punto il regolamento elettorale andrebbe completato prevedendo, nell’ipotesi della lista unica, un quorum intorno al 27% degli aventi diritto al voto pari alla media dell’ultima tornata elettorale come si vedrà più avanti.
Ovviamente con la presenza di una sola lista mancherà la competizione elettorale e così la partecipazione. Nella precedente tornata a Firenze, ad esempio, con una sola lista ha votato solo il 4,5% degli aventi diritto!
Del tutto inutile lamentarsi dopo, il nuovo CDD si costruisce da qui al 16 maggio ed è questione di giorni, purtroppo, debbo constatare, nel silenzio generale.
Nella precedente tornata è andata cosi, direttamente dal sito di Cassa Forense:
Rinnovo comitato dei delegati di Cassa Forense – come hanno votato gli avvocati
15/11/2018
A settembre si sono svolte le votazioni per la elezione del Comitato dei Delegati di Cassa Forense, che rimarrà in carica per il prossimo quadriennio 2019-2022.
Alcuni dati del voto:
- a fronte di 241.850 aventi diritto si sono recati al voto poco più di 66.000 avvocati, per una percentuale di poco superiore al 27%, così divisa geograficamente: nord (8 distretti) 20,38 %, centro (4 distretti) 21,8 %, sud e isole (14 distretti) 35,22%;
- negli otto distretti di Corte di Appello con più di 10.000 aventi diritto al voto le percentuali dei voti sono state, nell’ordine: Napoli 40,28%, Bari 31,9%, Venezia 30,6%, Bologna 25,4%, Roma 23,10%, Torino 18,6%, Milano 16%, Firenze 4,5%;
- i cinque distretti nei quali si è votato di più sono, nell’ordine: Caltanissetta (56,7%), Catanzaro (51%), Perugia (50,8%), Messina (50,3%) e Potenza (50,1%);
- nei cinque Fori con più di cinquemila aventi diritto al voto le percentuali sono state, nell’ordine: Catania 37,1%, Napoli 35,7%, Roma il 16%, Milano il 11%, Torino il 6,5%;
- in nove Fori si è superata la percentuale del 60% di votanti; sono tutti al sud o isole e con meno di 1.000 iscritti, ad eccezione di Benevento e Cosenza, che hanno rispettivamente 1982 e 2527 iscritti.
Dall’esame dei dati si ricava che la percentuale degli Avvocati che si è recata al voto è stata assai contenuta (poco più del 27%).
Si è votato molto di più al sud e isole, rispetto al centro ed al nord, così come nei Fori più piccoli rispetto a quelli con più iscritti.
I cinque Distretti nei quali si è votato di più sono in Sicilia (due), in Calabria (uno), in Basilicata e in Umbria (nessuno al nord).
In una analisi del voto non si deve trascurare che in tre distretti, ovvero Firenze, Salerno e Trieste la presenza di una sola lista ha sicuramente creato un disincentivo per la presenza ai seggi.
Come detto, i nove Fori nei quali si è superata la percentuale del 60% dei votanti sono tutti del sud o isole, e ben sette hanno meno di 1000 iscritti.
Considerato che il Comitato dei Delegati di Cassa Forense, come noto, è l’unico organo di rappresentanza a carattere nazionale eletto direttamente da tutti gli avvocati con, praticamente, la totalità degli iscritti che gode sia di elettorato passivo che di elettorato attivo, era auspicabile, una partecipazione al voto più numerosa.
Così non è stato, soprattutto al nord, dove si è registrato un disinteresse generalizzato, anche nei Fori dove vi è stata una certa “competizione elettorale”, ad eccezione di Ivrea, Verbania (che peraltro hanno entrambi meno di 350 iscritti) e Varese, nei quali è stata superata la percentuale, sicuramente significativa, del 50% dei votanti.
Non si deve, quindi, trascurare che la crisi dell’istituto della rappresentanza democratica, ormai acclarato sul piano politico nazionale, sembra aver contagiato anche gli avvocati per i loro organi istituzionali.
Questo sembrerebbe essere frutto di una generalizzata crisi di identità del professionista che in un quadro di sempre maggiore crisi lavorativa ed economica non trova più stimolo per sentirsi parte di un organismo sociale che vede, in molti casi, respingerlo quasi fosse un virus.
Si nota infatti che il voto è stato debole e poco numeroso tanto più nei distretti (nord) dove gli avvocati hanno innescato un meccanismo di autodifesa professionale scollandosi dall’attaccamento e guardandole quasi con distacco. Di rovescio invece il numero dei votanti è stato maggiore in quelle aree del paese dove maggiore è la crisi professionale e dove il richiamo verso l’istituzione può rappresentare la ricerca di una via di soluzione e di aiuto ormai indispensabile.
Adesso toccherà al nuovo Comitato dei Delegati gestire queste diversità che sempre più segnano il nostro corpo professionale e che dovranno essere ricucite con il filo della saggezza e della ragionevolezza perché la Cassa Forense rimanga un baluardo di unione dell’avvocatura senza cadere in pericolosi distinguo ma anzi cercando sempre più di contribuire, anche con strumenti più mirati, alla tutela previdenziale ed assistenziale di tutti gli avvocati e quindi anche al recupero di ruolo sociale della categoria.
Da Diritto e Giustizia
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