Anno: XXV - Numero 214    
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Lo stato dell’arte della riforma della previdenza forense

“La Cassa Forense informa gli iscritti di quanto può loro interessare” … (art. 43 dello Statuto), evidentemente a CF non interessa informare gli iscritti sulla riforma della previdenza!.

Lo stato dell’arte della riforma della previdenza forense

Nel corso di un convegno sull’assistenza, tenutosi in Cassa Forense il 20 febbraio 2024, il Consigliere di amministrazione avv. Giancarlo Renzetti, ha fatto queste dichiarazioni sullo stato della previdenza forense, che ho trascritto, con fatica stante la pessima registrazione e l’incedere e, quindi, mi scuso per qualche inevitabile imprecisione:

“Come sapete Cassa Forense l’anno scorso ha licenziato, il Comitato dei Delegati, un nuovo regolamento della previdenza. Ci eravamo anche visti a Piazza Barberini e avevamo illustrato quelle che erano le, diciamo così, le novità del nuovo regolamento. Quello che non ci aspettavamo era il silenzio da parte dei Ministeri. L’anno scorso, a volte basta una persona a creare problemi, che oggi è stata fortunatamente promossa, è nato un black out fra tutte le Casse previdenziali e il Ministero del Lavoro che ha portato a ricorsi al TAR, mancate risposte ecc. Per farla breve, la riforma era stata spedita al Ministero con un bilancio tecnico speciale, cioè dedicato agli avvocati. Tenete presente che gli avvocati hanno un’aspettativa di vita media superiore di tre anni e mezzo rispetto a quello della popolazione italiana che è un ottimo auspicio ma che, a livello statistico, chiaramente incide. Quindi pensavamo di aver assolto al migliore dei modi. Insomma, per farla breve, il Ministero [interruzioni] Allora c’è un dato giuridico carino perché i Ministeri hanno 180 giorni per adempiere. Noi come avvocati sappiamo che ci sono certi termini che il Ministero invece risponde scaduti i 180 giorni e dice prendo atto [interruzioni] Dopo che scadono i termini dice vi mandiamo questo che è un atto interruttivo, che se lo avessimo fatto in qualunque Tribunale saremmo stati frullati dalla finestra invece essendo il Ministero passa e che cosa ci chiede? un bilancio tecnico standard, quindi rifai un bilancio tecnico standard, tra l’altro per noi anche migliorativo, devi ripassare al Comitato dei Delegati, glielo rimandiamo dopo di che silenzio di nuovo totale. Arriviamo verso fine anno, tra l’altro noi avevamo pendente un ricorso al TAR con i Ministeri che avevano bocciato la sospensione del contributo integrativo, sostenendo che il costo dei 29 milioni era eccessivo. Allora per forzare la mano gli abbiamo riscritto dicendo guardate che se voi non ci approvate la riforma costa 42 milioni di danni. Quindi il 29 dicembre alle 16:30, venerdì, anzi dopo le 16:30, i Ministeri mandano una pec con cui, quindi ributtano la palla nel nostro campo, con cui sostanzialmente dicono la riforma è parzialmente approvata. Approvano tutti gli articoli che prevedono un aumento e ci bocciano tutti gli articoli che prevedono vantaggi per gli iscritti e ci dicono per noi basta che il Comitato dei Delegati ne prende atto può anche entrare in vigore. Quindi, come Consiglio di Amministrazione, abbiamo dovuto redigere un progetto che tenesse conto di questo, è stato anticipato il Comitato dei Delegati, che aveva comunque un tempo tecnico di convocazione, e pressato i Ministeri per fargli capire che far entrare a metà anno una riforma in parte ci esponeva ad una serie di contenziosi il cui costo sarebbe stato senz’altro più elevato, c’erano delle incongruenze fra quello che era approvato e quello che veniva richiesto. Il 16 avevamo il Comitato dei Delegati per la presa d’atto, il 15 alle ore 14:00 i Ministeri finalmente ci rispondono dicendo: avete ragione se lo facciamo entrare in vigore con queste modalità rischiamo di creare più problemi e quindi la riforma slitterà al 2025. Non entra più in vigore quest’anno. Questo cosa significa: che rimaniamo tutti nel retributivo, rimangono invariati i contributi, tra l’altro oggi la mancanza dell’acqua ha impedito pure che venissero pubblicati i famosi minimi che sono quelli dell’anno scorso e sull’ultima rata sarà calcolata esclusivamente la rivalutazione. Naturalmente ci sarà anche il contributo integrativo minimo perché i Ministeri lo hanno bocciato, quindi per il resto rimarrà invariata. Si continuerà a pagare il 15% e i pensionati il 6%. Il Comitato dei Delegati si è impegnato, nel più breve tempo possibile, e il 22 marzo è fissata una nuova riunione, per riapprovare un elaborato che tenga conto di tutto. Tenete presente che i principali problemi sono due: uno avevamo previsto di abbassare i contributi minimi perché i contributi minimi servono e si giustificano in quando Cassa Forense assicura una pensione integrata al minimo. Se tu bocci la riduzione dei contributi minimi e mi approvi la riduzione della pensione integrata al minimo anche chi paga solo i contributi minimi alla fine avrà diritto ad una pensione superiore a quella integrata al minimo e, onestamente, non è sostenibile quindi questo sarà uno dei parametri. L’altro parametro è quello del passaggio al contributivo, come avevamo proposto noi, seguendo il modello Dini, per cui chi aveva più di 18 anni di anzianità rimaneva nel retributivo, per chi era al di sotto entrava, pro rata, nel contributivo. I Ministeri sostanzialmente dicono vabbè, spiegateci meglio questo, dateci dati attuariali aggiornati, per noi potrebbe non essere un problema però tenete presente che la riforma Dini è di 40 anni fa e quindi per noi il passaggio al contributivo più sarà veloce meglio è. E quindi questi sono i due problemi principali, poi che ne sono altri minori, ma su cui poi dovremo prendere una decisione e confrontarci”.

Il video è sui social e, quindi, ciascuno può verificare.

Credo che gli iscritti avrebbero interesse a conoscere tutti gli atti di questa tribolata vicenda che, invece, restano segretati.

La persona che “ha creato problemi, che oggi è stata fortunatamente promossa” credo si possa individuare nel DG del Ministero del Lavoro, dott. Fabio Angelo Marano che, con decreto interministeriale del 07.11.2023, è stato promosso (promoveatur ut amoveatur?) nel Collegio Sindacale dell’INPS.

Certo è che il dott. Marano era dirigente molto preparato sul versante previdenziale, basta leggere il suo CV per rendersene conto, anche dal numero dei saggi e monografie tematiche.

Non credo possa aver creato problemi sul versante previdenziale, stante la Sua competenza e lungimiranza.

Oggi il nuovo DG Lavoro ad interim è il dott. Alessandro Lombardi.

Rimane il problema dei 42 milioni di danni arrecati a Cassa Forense dallo slittamento dell’entrata in vigore della riforma dal 1° gennaio 2024 al 1° gennaio 2025.

Chi pagherà questi danni?

O si è trattato di una forzatura per ammorbidire i Vigilanti?

Domande queste che non avranno mai una risposta, mentre sarebbe utile capire che cosa sia veramente accaduto tra Vigilante e Vigilato.

Di più non è dato sapere ma seguiremo altri convegni per aggiornarvi puntualmente.

Trento, lì 21 febbraio 2024

Avv. Paolo Rosa

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