Medici dall'estero, le regole del gioco
"Continueremo a denunciare tutti i percorsi di reclutamento imposti o subordinati a regole non scritte perché in gioco, forse in molti se ne dimenticano, c’è la salute e la cura delle persone"
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Il decreto bollette in vigore da maggio del 2023, dopo una lunga e farraginosa discussione, aveva provveduto entro un termine temporale di quasi due anni (fine 2025), a definire i limiti quanto meno professionali di un processo di reclutamento di medici dall’estero per ovviare con una ulteriore “pezza” alla gravissima carenza di personale medico ormai ingravescente. Per la verità quanto contenuto nel decreto bollette garantirebbe la professionalità e la fondatezza, attraverso una disciplina specifica e dettagliata demandata a una Intesa della Conferenza Stato Regioni, di quanto oggi viene “auto dichiarato” dai medici che provengono dall’estero. Sappiamo che, al fine di rendere una legge applicabile, occorre scrivere i cosiddetti ‘decreti attuativi’, ovvero stabilito il gioco occorre scrivere le regole dello stesso. Quindi senza decreti attuativi ogni legge è di fatto inapplicabile.
I decreti attuativi del “decreto bollette” nello specifico, un volta approvati dalla conferenza delle Regioni, definiranno le regole del gioco per il controllo dei titoli dei professionisti da parte di una Commissione istituita presso ogni Regione composta da esperti della regione stessa, dai rappresentanti degli Ordini e degli Atenei per ogni profilo, con l’istituzione presso gli Ordini di elenchi speciali straordinari ai cui iscritti verrà applicata la stessa disciplina prevista dall’ordinamento per gli iscritti all’Ordini. Un po’ di ordine in un contesto entropico. A distanza di circa un anno la bozza di intesa è stata inviata dal Ministero della Salute, ma siamo in attesa dell’intesa della Conferenza Stato-Regioni nonostante il decreto bollette prevedesse l’applicazione mediante intesa entro novanta giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione.
In barba al controllo della qualità dell’assistenza di cui tanto si parla. Peraltro, “nelle more dell’adozione dell’intesa e dei relativi provvedimenti attuativi”, si applica ancora l’attuale regime “di deroga risalente al periodo emergenziale Covid, ovvero che il professionista comunica all’Ordine competente l’ottenimento del riconoscimento in deroga da parte della regione interessata, la denominazione della struttura sanitaria a contratto con il Servizio sanitario nazionale presso la quale presta l’attività nonché ogni successiva variazione. In pratica una autodichiarazione. Ancora una volta principi di bontà amministrativa e legislativa resi vani da lungaggini politica preoccupanti e disarmanti.
Continueremo a denunciare tutti i percorsi di reclutamento imposti o subordinati a regole non scritte perché in gioco, forse in molti se ne dimenticano, c’è la salute e la cura delle persone. Va ricordato che “l’scrizione” ha particolare importanza in ragione del bene tutelato, cioè la salute dell’individuo. Ciò implica che anche il nominativo del professionista con titolo conseguito all’estero deve fa parte di un apposito elenco in relazione al riconoscimento di titoli abilitanti ovvero per determinati titoli per i quali non vi è ancora un ordine o un collegio, tenuti presso il Ministero della salute ed aggiornati annualmente! Tutti infatti hanno il diritto costituzionalmente riconosciuto ad essere curati e a conoscere da chi vengono curati per garantire la qualità dell’assistenza. Iniziamo a chiederci a chi veramente stia a cuore la qualità delle cure! A quanto sembra, l’elenco si sta lentamente riducendo di numero. L’Anaao è invece la capolista del virtuale elenco.
Invieremo richiesta di chiarimenti immediati alla Conferenza delle Regioni e continueremo a combattere con tutte le armi in nostro possesso affinché la stessa qualità di cure venga garantita in tutto il nostro Paese, perché oggi solo grazie alla nostra azione quotidiana, che prosegue nonostante le difficoltà, possiamo permetterci di continuare a stare “in salute” con la garanzia di ricevere sempre e comunque assistenza negli ospedali.
Per finire, invece che reclutare medici dall’estero, con il paradosso che contestualmente a tale reclutamento è in atto una vera e propria fuga di medici italiani che vanno oltre confine (sono più di 10000 in tre anni dai dati Onaosi e Censis), occorre immediatamente rendere la professione vivibile ancor prima che appetibile. Le parole d’ordine sono retribuzioni, carriere, tempo e sicurezza. E sono le parole chiave con cui continueremo la nostra vertenza per salvare il sistema di cure pubblico e i suoi professionisti, perché non può esistere Ssn se non esistono i medici e i sanitari che lo fanno vivere, lo animano e lo rendono unico.
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