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Ministri contro Giudici: non si può sentire

Ministri o comunque uomini politici con responsabilità di governo e parlamentari che davanti a un Tribunale della Repubblica sfidano i giudici, perché non condannino un politico inquisito che considerano innocente, si erano già visti.

Ministri contro Giudici: non si può sentire

Per proclamare l’innocenza di Silvio Berlusconi e speravamo che non accadesse più. Invece, ecco che la Lega organizza una trasferta a Palermo per dire ai giudici che Salvini non va condannato, che la sua decisione, da Ministro dell’interno, di impedire ai migranti salvati in mare di sbarcare dalla Open Arms era legittima. Non spetta alla politica sostenere le ragioni di Salvini ma alla sua difesa, all’avvocato Giulia Bongiorno. È un problema di distinzione dei ruoli e, pertanto, di senso dello Stato, tanto che si sente dire che l’on. Vannacci, il Generale Vannacci è in dubbio.

Venerdì 18, dalle 10, dunque, in piazza Politeama sembra ci saranno i vertici della Lega ed i ministri, da Giancarlo Giorgetti a Roberto Calderoli, a Giuseppe Valditara e i capigruppo al Senato, Massimiliano Romeo, e alla Camera, Riccardo Molinari.

Si sente dire che con questa presenza la Lega intende far sentire la vicinanza del partito a Matteo Salvini, che non si tratta di esercitare una pressione indebita sui giudici. Tuttavia nel messaggio trasmesso attraverso le chat leghiste è scritto, secondo notizie di stampa che la presenza in piazza Politeama è finalizzata a sostenere “a gran voce” Matteo Salvini, che sarà nell’aula bunker del Pagliarelli.

Ecco, “a gran voce” è una stonatura istituzionale. La tesi politica che l’allora Ministro dell’interno abbia “difeso l’Italia” non va prospettata ai giudici per i quali i parametri dell’agire sono altri, stanno scritti nelle leggi che forse sono state ignorate, certamente in buona fede, ma con eccessiva disinvoltura, forse sulla base di indicazioni inadeguate o male interpretate provenienti dalla struttura. Magari perché scritte male, come purtroppo accade troppo spesso da troppo tempo.

Il 18, protagonista sarà Giulia Bongiorno che sa il fatto suo. Basta. I giudici valuteranno in scienza e coscienza senza farsi condizionare dalla presenza dei parlamentari della Lega e dei cittadini. Fare grancassa è inutile e, forse, dannoso a meno che non si voglia buttare tutto “in caciara” e sfruttare a fini politici l’eventuale condanna. È in ogni caso un errore che degrada un partito a movimento di piazza, anche se, sappiamo bene, la Magistratura non è nel cuore di molti italiani. Colpa della politica e delle leggi che hanno fatto confusione tra norme sostanziali e processuali rendendo i processi sempre più lenti.

In ogni caso il rispetto delle istituzioni è un dovere non solamente dei cittadini ma soprattutto di chi rappresenta gli altri poteri dello Stato. Si chiama “senso dello Stato”, un atteggiamento che si è andato perdendo con danni gravi per la civile convivenza. Il rispetto dovuto a chi amministra la giustizia definisce il grado di civiltà di un popolo che, fra l’altro, è l’erede di una civiltà che ha avuto al centro della vita pubblica il rispetto delle regole che si è data nel corso dei secoli e alle quali si guarda con ammirazione ovunque nel mondo, a tutte le latitudini.

Sul piano pratico, politico, la scelta di ‘sfidare’ i giudici siciliani potrebbe avere un effetto boomerang, non da parte dei giudici ma dell’opinione pubblica che da sempre considera la “Casta” naturalmente arrogante, accusata proprio in questi giorni per la soppressione del reato di abuso d’ufficio, una scelta difficilmente comprensibile, che sembra finalizzata ad assicurare l’impunità ad amministratori e dirigenti disinvolti e soprattutto disonesti. E avrà l’effetto di allontanare ancora di più il cittadino elettore dalle urne. Ai partiti interessa poco ma così si favoriscono movimenti di protesta, populisti che rendono il Paese sempre meno governabile. L’idea di recuperare consensi con istituti come il premierato è una illusione, come dimostra il fatto che quella forma di governo non esiste in nessuna democrazia liberale.

 

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