No al carcere e ai limiti per le banconote
Il presidente dei commercialisti Miani al "Corriere della Sera"
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Lotta all’evasione fiscale e giustizia sociale. Gli obiettivi della legge di Bilancio sono certamente condivisibili, i mezzi per perseguirli però sono perfettibili. La pensano così i commercialisti italiani, guidati da Massimo Miani che guardano all’evolversi della nuova legge con qualche apprensione: “Impostare il meccanismo delle detrazioni fiscali sulla base del reddito espone a qualche rischio — afferma Miani al “Corriere della Sera” — Siamo d’accordo sul fatto che i grandi evasori non abbiano bisogno di risparmiare sulle fatture mediche, pero’ eliminare le detrazioni a chi guadagna tra 100 e 120 mila euro può indurre a una maggior evasione. Bisogna ricordarsi che le somme sottratte al fisco prevedono spesso complicità diffuse. Inutile prendersela con artigiani, professionisti e partite Iva se poi pur di avere uno sconto si è pronti a non chiedere la fattura”. Esperti di fisco ed economisti invocano gli interessi contrapposti. Perchè non diventano mai legge? “In Italia c’è poca cultura del bene comune — osserva il presidente dei commercialisti — la priorità è la convenienza personale. Ecco perché la contrapposizione degli interessi potrebbe essere la chiave”. La lotta al contante può essere uno strumento efficace di lotta all’evasione? “Quando la somma massima di contante era di tremila euro, eravamo tra i Paesi europei più rigidi — ricorda Miani — nel resto del continente c’è più tolleranza per il contante e mille euro rappresentano una somma davvero bassa. Siamo tutti d’accordo che è meglio tracciare i pagamenti ma per far crescere l’uso della moneta elettronica bisogna utilizzare la leva degli incentivi e delle agevolazioni. Altrimenti serve a poco penalizzare il contante”. Allo studio c’è anche il reato di evasione fiscale per il quale si potrà rischiare il carcere. Siete favorevoli? “Sinceramente anche questo sembra un provvedimento molto rischioso le norme penali che facciano da deterrente esistono già. Inasprirle espone al rischio di penalizzare gente innocente. Abbiamo un sistema fiscale troppo complesso: rischiamo di intasare inutilmente le procure”. Di recente i commercialisti hanno proclamato uno sciopero a causa delle disfunzioni legate a Isa 2019: è la dimostrazione che i vostri due mondi fanno fatica a dialogare? “È un caso emblematico: tutti sapevano di quel problema, tutti ne convenivano quando lo denunciavamo ma poiché quel provvedimento produce gettito, nessuno se la sentiva di intervenire. Ci occupiamo del 75 per cento dei contribuenti ma finché in Italia ottenere gettito resterà la priorità, sarà difficile far prevalere l’interesse comune”, ha concluso Miani.
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