Ocf: Molto apprezzabile l'intervento sul sistema delle porte girevoli.
"Pronti a collaborare con la magistratura per recuperare il prestigio della giurisdizione"
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La scelta di acquisire incarichi elettivi o di governo determina una via di non ritorno professionale: finisce l’era della commistione tra funzioni giurisdizionali e interessi politici e di governo. Apprezzabile la limitazione al ritorno alle funzioni giurisdizionali per i magistrati che hanno avuto incarichi amministrativi apicali, che limita i rischi di ingerenza nelle scelte di Governo del Ministero della Giustizia”.
Ad una prima lettura, è positivo il giudizio dell’Organismo Congressuale Forense sulla riforma del CSM e dell’Ordinamento giudiziario varato oggi dal Consiglio dei Ministri.
“Fra i punti che valutiamo positivamente – spiega il Coordinatore dell’OCF Giovanni Malinconico – c’è la incompatibilità per chi è assegnato alla funzione disciplinare all’ingresso nelle commissioni che decidono sull’assegnazione degli incarichi e sulla valutazione dei magistrati. Ed è fondamentale la previsione della partecipazione dell’Avvocatura, con diritto di voto, all’assegnazione degli incarichi direttivi e per la valutazione di professionalità: è una scelta che, oltre a valorizzare le consapevolezze degli Ordini Forensi nell’interesse della Giustizia, consente di lavorare a una nuova stagione di dialogo tra Magistratura e Avvocatura per la migliore organizzazione degli uffici giudiziari e per ridare piena credibilità alla Giurisdizione”.
“Molto opportuna anche la scelta di procedere all’assegnazione degli incarichi apicali secondo l’ordine con cui si sono determinate le scoperture, con l’eliminazione della prassi della “assegnazione a pacchetto”, che consentiva di gestire e negoziare le varie assegnazioni e che ha dato vita alle aberrazioni da mercato delle toghe che abbiamo visto recentemente. Apprezzabile e condivisibile poi la limitazione al numero massimo dei magistrati fuori ruolo o in aspettativa per incarichi extragiudiziali”.
Un giudizio dunque positivo che l’Avvocatura italiana esprime sulla riforma nel suo complesso, “pronti a raccogliere l’invito rivolto dal Capo dello Stato, nel suo discorso di insediamento – conclude Malinconico – a Magistratura e Avvocatura ad assicurare che il processo riformatore si realizzi per consentire di recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia”.
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