Ognuno incontra le conseguenze delle proprie scelte
Di autori vari già pubblicato su “Avvocati”
L’Organo di governo dell’avvocatura ha scelto di disapplicare una norma voluta da Parlamento e Governo, oltre che disattendere la precedente conforme sentenza della Cassazione a Sezione Unite. Ieri la Consulta ha scritto a chiare lettere che questa scelta non era fondata perché la norma è conforme al dettato Costituzionale. Quello stesso Organo di governo aveva detto pubblicamente che si assumeva la responsabilità delle proprie scelte perché svolgeva quel ruolo come professionista della rappresentanza e, in altra sede, aveva precisato che la magistratura ordinaria non doveva entrare nel merito delle scelte dell’avvocatura in materia di elezioni. La norma che è stata confermata dalla Consulta riguarda le elezioni dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati. Ognuno di noi, ad un certo punto del percorso, deve incontrare le conseguenze delle proprie scelte. I fatti odierni sono le conseguenze che attendevano l’Organo di Governo dell’Avvocatura. Le affermazioni da questo rese negli ultimi mesi hanno indotto molti Avvocati a ritenere lecite condotte che oggi sono state ribadite essere non compatibili con la lettura della norma elettorale precisata prima dalle Sezioni Unite, poi dal Governo, di seguito dal Parlamento ed infine dalla Consulta. Si crede che basti. La leadership di un ente pubblico che dirige un soggetto di rango costituzionale qual è l’avvocatura italiana non può pensare di ignorare per anni la cogente disciplina elettorale delle istituzioni forensi e, poi, fingere che sia tutto apposto quando arriva pure la Corte Costituzionale a censurare tali condotte. Siamo arrivati alla fine e il passo successivo può essere solo il bilancio di queste scelte. Gli errori commessi portano ad un risultato negativo. Il voto a questo bilancio deve esserne la conseguenza logica. La sintesi non è però solo di rilevanza politica interna all’avvocatura. Ci guardano anche da fuori e anche da lì si dà un voto di credibilità, capacità, affidabilità alle persone che si presentano come portavoce degli avvocati di tutta la Repubblica. Se vogliamo essere interlocutori nelle riforme, nell’esercizio della funzione sociale dell’avvocatura, nella difesa di noi stessi come operatori della Giustizia, abbiamo bisogno di volti che permettano di essere coerenti con i valori e gli obiettivi che si professano. Chi ha perso questa capacità ha ora l’opportunità di fare un passo indietro e ricordare che assumersi le proprie responsabilità è più di un dovere personale: è una necessità delle istituzioni a garanzia delle medesime istituzioni. Scindere le attività del singolo dall’operatività dell’ente serve proprio a salvaguardare la funzione di quest’ultimo dal limite degli insuccessi individuali. Per qualcuno è perciò giunto il momento di scendere. Perché cosi è giusto per lui, ma pure perché è importante per tutela di tutta l’avvocatura. E, come capita spesso in questi casi, il passo non è posponibile: tentare di sfuggire alla realtà dei fatti porterebbe solo ad un rinvio che forse, come avvocatura, non possiamo permetterci senza pagare un prezzo collettivo che impoverirebbe ancor di più, ed inutilmente, la considerazione pubblica della professione. Abbiamo perciò bisogno di mandare un segnale forte: il momento di cambiare è adesso!
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