Periti industriali. Le lauree professionalizzanti sono un primo passo verso l'Europa.
Il Miur convochi le professioni per un restyling complessivo del sistema e le renda abilitanti
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“Il decreto ministeriale sulle lauree a orientamento professionale è un ottimo testo da cui partire per costruire quella formazione accademica terziaria che nel nostro paese ancora non esiste. Mancano però alcuni passaggi cruciali che andrebbero definiti in una strategia condivisa Miur-ordini professionali. Il decreto rappresenta, infatti, solo un tassello di un puzzle che per completarsi deve necessariamente affrontare la riforma delle professioni tecniche”.
A dirlo il presidente del Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laureati Giovanni Esposito che nel commentare positivamente il decreto ministeriale appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale che istituisce tre nuove classi di laurea a orientamento professionale, ne evidenza comunque alcune criticità.
“Le lauree professionalizzanti sono un ottimo strumento perché vanno esattamente nella direzione di creare una formazione a misura di professione tecnica, ricucendo quello strappo evidente tra il mondo degli ordini e quello della formazione. Ma di per sé non sono risolutive. “Innanzitutto”, spiega Esposito, “è necessario rendere questi percorsi abilitanti così da presentarli come una formazione orientata verso le professioni regolamentate e, come avviene già per altre categorie, prevedere che l’ esame di laurea avvenga parallelamente a quello di stato”.
Inoltre per i periti industriali resteranno un passaggio incompleto finchè non si metterà mano al Dpr 328/01 che permette a tutti i laureati triennali di iscriversi nelle sezioni B di più albi che garantiscono competenze analoghe e sovrapponibili
“In tal senso come categoria, assieme a quella degli ingegneri”, aggiunge ancora Esposito, “abbiamo presentato alcune proposte di modifica che vanno proprio in questa direzione, partendo da una modifica dell’articolo 55 del Dpr 328/2001 sull’accesso all’esame di Stato così da assicurare che il titolo di studio delle nuove lauree abbia lo stesso valore legale dei corsi tradizionali che attualmente permettono l’accesso alle professioni; eliminare le attuali sovrapposizioni mediante il superamento delle sezioni “B”; accorpare in 8 settori le attuali 26 specializzazioni di cui è composta la categoria e prevedere, infine, che gli esami di Stato avvengano negli atenei visto che dal 2021 l’iscrizione all’albo è riservata ai soli laureati.
“A questo punto”, conclude Esposito, “è necessario che il mondo universitario e quello delle professioni lavorino in sinergia per portare a casa in maniera compiuta una riforma organica. Ci aspettiamo che il Ministro dell’università convochi al più presto un tavolo tecnico, aperto alle categorie interessate dalla riforma, che arrivi alla definizione di un quadro ordinamentale semplificato e utile al paese.
Si tratta di un passaggio ineludibile che la nostra categoria ma soprattutto il sistema complessivo delle professioni tecniche non può più permettersi di aspettare”.
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