Privatizzazioni magre
Spunta l’opzione delle casse di previdenza
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Roberto Sommella di Milano Finanza giorni fa ha scritto “C’è da farsi venire un’idea. Il debito pubblico che viaggia verso i 3.000 miliardi di Euro, va sicuramente ridotto e il piatto delle cessioni pubbliche piange. Un’exit strategy parrebbe esserci, sempre che Giorgetti dia il via libera: coinvolgere nelle future vendite le ricche Cassa di previdenza”.
Nella famosa lectio magistralis del 17.06.2022 il prof. Sabino Cassese, trattando dell’autonomia delle Casse previdenziali privatizzate, ammoniva “l’Adepp a fare sentire forte la propria voce per recuperare la piena autonomia che fu appositamente “disegnata” per loro dal legislatore e ricorda che il fatto che le casse gestiscano un settore di importanza primaria per lo Stato e di rilievo costituzionale quale è la previdenza dei liberi professionisti, non può comportare la conseguenza di renderle enti pubblici, così come non sono pubbliche le banche, che gestiscono il credito e il risparmio. Cassese, citando Tocqueville, sottolinea che le differenze e le distanze tra casse e enti pubblici devono essere mantenute ferme come quelle tra il diritto amministrativo e il diritto privato, che “formano due mondi separati che non vivono mai in pace, e che non sono né abbastanza nemici né abbastanza amici per conoscersi bene”.
Va sgombrato immediatamente il campo da un equivoco di fondo: le Casse di previdenza dei professionisti non sono ricche o meglio lo sono in una visione miope che non considera il debito latente che, secondo i miei calcoli mai contestati, è pari a circa il triplo dell’attuale patrimonializzazione di poco più di 100 miliardi di euro.
“Nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef), il Governo prevede di ricavare l’1% di PIL nei prossimi tre anni (circa venti miliardi) da dismissioni di partecipazioni societarie pubbliche. Nelle intenzioni, il processo dovrebbe essere avviato nel 2024 per poi dare i suoi frutti nel 2025 e nel 2026. Il Governo precisa che non si tratta di dismissioni immobiliari, che dovrebbero garantire circa 2,5 miliardi nel triennio, ma di dismissioni di partecipazioni societarie rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea e di partecipazioni che non pregiudicherebbero un’opportuna ‘‘coerenza e unitarietà di indirizzo strategico’’ (Fonte: Giorgetti ha ben poco da privatizzare. Ed è pure sconveniente di Emilio Parucci).
Ora non v’è chi non veda come coinvolgendo le Casse di previdenza dei professionisti si scaricherebbe sulle Casse stesse il rischio finanziario insito in tutte queste partecipazioni societarie, il che a mio giudizio non risponde agli interessi degli iscritti alle Casse che versano, obbligatoriamente, contributi in vista di una pensione che, come ho già scritto più volte, non può dipendere dalla volatilità dei mercati finanziari.
Se il Governo ha bisogno di soldi freschi per abbattere il debito, concordi con la UE l’emissione di una obbligazione cinquantennale dedicata alle Casse di previdenza ad un tasso che corrisponda alle esigenze dei bilanci tecnici delle Casse stesse cosi da ridurre per loro il rischio dei mercati.
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