Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Qualche lettura di scritti di uomini di Stato

Per sollevare lo spirito e tornare a sperare

Qualche lettura di scritti di uomini di Stato

Chi segue le cronache politiche avrà constatato, in assenza di identificabili riferimenti ideologici o semplicemente ideali, polemiche brutali, a tratti volgari, che allontanano il cittadino dalla politica, come dimostra una crescente astensione dal voto elettorale, financo in quello comunale che dovrebbe coinvolgere più immediati interessi della comunità.

In questi giorni, in particolare, la stampa registra attacchi alla Corte dei conti, organo di garanzia della corretta gestione delle risorse pubbliche, “rea” di aver manifestato al Governo dubbi sulla realizzazione di alcuni progetti finanziati a carico del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

La dialettica istituzionale è nella logica del sistema, che attua il contraddittorio. E comunque Governo e Parlamento hanno strumenti per superare il dissenso rispetto alle determinazioni della Magistratura contabile. La polemica, invece, infiamma gli animi e fa immaginare scenari da crisi di sistema perché le posizioni critiche assunte nei confronti della Corte possono essere riferite ad interessi politici non proprio nobili, come quello di individuare, in caso di mancata realizzazione dei progetti, un responsabile da additare ad una opinione pubblica esasperata dalle difficoltà economiche.

La politica stia lontana dagli organi di garanzia, come la Corte dei conti che, tra l’altro, agisce sulla base di regole definite in campo internazionale e presidiate dalla Corte dei conti europea.

Ne ho dedotto che siamo in presenza di una classe politica spesso con scarsa cultura e con inadeguata esperienza di governo e parlamentare. Ed allora, senza voler apparire un laudator temporis acti, che non è nel mio stile, sono andato a rileggere alcuni scritti che mi sembra utile proporre all’attenzione dei nostri lettori. E così comincio con il discorso di Quintino Sella in occasione dell’insediamento della Corte dei conti appena istituita all’indomani della fondazione dello Stato unitario.

Discorso pronunciato dal Ministro delle finanze

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