Quirinale, si restringe il campo sui nuovi candidati
Restano le schede bianche ma aumentano le preferenze per i veri candidati al Colle: dalla quarta votazione di oggi basta la maggioranza assoluta.
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Con la quarta votazione si entra nel vivo dell’elezione del presidente della Repubblica: nuova fumata nera, come previsto, ma una novità rispetto ai risultati precedenti, con il numero di schede bianche che scende e alcuni nomi su cui si concentrano invece pacchetti di voti rilevanti. Si tratta, è bene sottolinearlo, di indicazioni più che altro sul modo in cui si schierano le diverse forze in campo, più che di vere e proprie investiture. È quindi difficile, per i non addetti ai lavori, capire in che direzione stanno andando i grandi elettori. È comunque chiaro che sta iniziando un posizionamento tattico.
Partiamo dal risultato della terza chiama: le schede bianche sono 412, quindi restano in netta prevalenza, ma scendono rispetto alle prime due votazioni (lunedì sono state 672, martedì 527). Si concentra un alto numero di preferenze sul presidente attuale, Sergio Mattarella, che riceve 125 voti, e (vera sorpresa della giornata) su Guido Crosetto, ex deputato di Fratelli d’Italia, che raccoglie 114 voti. In terza posizione il giurista Paolo Maddalena, con 61 voti (aveva già ottenuto voti nelle prime due votazioni, e il numero sta salendo). Segue Pierferdinando Casini, ex presidente della Camera, con 52 preferenze. Fra gli altri nomi votati, il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti e la ministra della Giustizia, Marta Cartabia.
Quella di ieri era l’ultima votazione a maggioranza qualificata, da oggi basta la maggioranza assoluta, quindi in pratica il quorum per eleggere il presidente è di 505 voti.
Come detto, quello di oggi è forse stato il primo voto “politico”, attraverso il quale gli schieramenti hanno iniziato a contarsi. Martedì, lo ricordiamo, il centrodestra aveva presentato una rosa di tre nomi, Letizia Moratti, ex ministro della Pubblica istruzione, attualmente assessore alla Sanità in Lombardia, Marcello Pera, ex presidente del Senato e Carlo Nordio, magistrato. Su nessuno di questi si sono poi concentrati i voti, mentre appunto è emersa la sorpresa Crosetto. Che, lo ripetiamo, non sembra un vero e proprio candidato alla presidenza, ma un nome su cui la destra parlamentare sostanzialmente ha contato i propri voti. Altra considerazione: non c’è stato il vertice fra tutti i leader parlamentari, chiesto dal centro sinistra e dal M5s.
Il dibattito politico, si concentra oltre che sui tre nomi usciti dal vertice di centrodestra, sull’ipotesi di Elisabetta Casellati, attuale presidente del Senato, su Pierferdinando Casini, ex presidente della Camera, sull’ipotesi che vede Mario Draghi passare da Palazzo Chigi al Quirinale.
Visto il risultato delle prime votazioni, non si può escludere nemmeno il Mattarella bis, che però si scontra contro due grossi scogli: il no dello stesso attuale presidente e la mancanza di precedenti (è successo una volta sola, con la rielezioni di Giorgio Napolitano, che però si è dimesso due anni dopo), determinata anche dal fatto che il mandato presidenziale è lungo sette anni, quindi una vera alternanza non suggerisce secondi mandati.
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