Rai, censura e regime
Si infiamma la diatriba sulla informazione di Stato, la Rai, che oggi alcuni ritengono essere di regime, ma che, quando questi alcuni erano loro al governo, non ritenevano le fosse, pur attuando grossomodo gli stessi metodi di gestione.
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Oggi è alle cronache la cancellazione di un intervento del prof. Antonio Scurati che avrebbe dovuto tenere un monologo sul 25 aprile, la Festa della Liberazione dal nazi-fascismo. Di un certo rilievo, nei giorni scorsi, la denuncia di un sindacato interno alla Rai, contro la decisione della commissione parlamentare di vigilanza che consente ai rappresentanti del governo di parlare nei talk senza vincoli di tempo e senza contraddittorio; e contro la trasmissione integrale dei comizi politici senza mediazione giornalistica. Sempre di questi giorni la polemica è esplosa perché ad un dibattitto sull’aborto c’erano solo uomini.
La lista sarebbe lunga.
Quanto sopra è vero e crea discriminazione. Ma è la stessa che facevano gli attuali partiti oggi all’opposizione nei confronti di chi oggi è al governo. Il problema si pone essenzialmente per il partito Fratelli d’Italia, ché gli altri due partiti oggi di governo (Forza Italia e Lega), governavano anche negli anni precedenti insieme a chi oggi è all’opposizione.
Questo è il servizio pubblico di informazione radiotelevisiva che tutti i partiti – TUTTI – vogliono che sia così. E quindi, cosa e perché si lamentano? Crediamo perché fa “figo” passare come vittime, pur colpiti da amnesia di esserlo grazie ad un regime creato che non potrebbe dare diversi risultati.
Nessuno – NESSUNO – pone il problema che, se non si vuole avere a che fare con queste diatribe perditempo e inutili, la soluzione sarebbe di non sottomettere la gestione dell’informazione pubblica al potere di governo e di Stato. E questo accade perché, “di riffa o di raffa”, alla fine TUTTI vengono accontentati con una nicchia.
È la vita della Rai. Le diatribe mediatizzate sono “baruffe chiozzotte” (1) tra chi oggi comanda come quelli di prima. Certo, quelli dell’attuale governo sono decisamente più “ruvidi” dei “raffinati” del cosiddetto centrosinistra. Ma la sostanza non cambia.
È bene ricordare che quando agli italiani fu chiesto con un referendum come avrebbero voluto l’informazione di Stato, gli elettori risposero che avrebbero preferito una Rai privata, vincitrice di una gara per l’aggiudicazione dell’informazione pubblica. Mentre sul cosiddetto canone Rai un referendum non è mai stato fatto perché inammissibile secondo l’attuale normativa, che esclude le materie fiscali, e il canone è un’imposta sul possesso di un tv collegato al digitale terrestre. Comunque, è risaputo (e ogni tanto appare qualche sondaggio) che il canone sia tra le “tasse” più odiate dagli italiani. E – aggiungiamo – l’attuale servizio pubblico è in eclatante violazione della concorrenza dell’etere, dovendo la Rai “canonizzata” competere con altre tv e radio che si finanziano solo con la pubblicità (pubblicità tutt’altro che assente dai canali di Stato).
All’orizzonte non si percepisce niente che possa modificare questa situazione… per cui al momento possiamo solo informarci e divertirci su tanti altri strumenti che ci sono offerti da Internet e/o dalle tv a pagamento.
1 – https://it.wikipedia.org/wiki/Le_baruffe_chiozzotte
Qui il canale Aduc dedicato al canone Rai: https://tlc.aduc.it/rai/
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
Comunicato stampa dell’Aduc
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