Riforma della Giustizia: il CNF sarà pronto?
L’importanza del Consiglio Nazionale Forense come interlocutore del Ministero di via Arenula e l’ineleggibilità di 9 consiglieri: i nodi da sciogliere al più presto
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Il nuovo Governo Draghi sarà presto operativo e nella sua agenda c’è la prioritaria riforma della Giustizia, richiesta da Bruxelles in vista del Next Generation EU.
Efficienza dell’organizzazione giudiziaria, accelerazione e semplificazione del processo sono le parole chiave sulla Giustizia che trapelano dai primi discorsi di Draghi al Senato e alla Camera.
Gli avvocati sanno bene, per esperienza e “sofferenza” professionale, che i tentativi degli ultimi anni per perseguire l’efficienza a tutti i costi hanno spesso compromesso i diritti difensivi e le forme garantiste che tutelano i cittadini.
Ecco perchè è quanto mai importante la voce autorevole dell’avvocatura in questo momento storico, la voce di coloro che fanno da tramite tra i cittadini e la giustizia.
E la voce dell’avvocatura, è al sommo vertice, quella del Consiglio Nazionale Forense.
È la legge professionale (art. 35 L. 247/12) a riservare “in via esclusiva” al Cnf la rappresentanza istituzionale dell’avvocatura nei rapporti con le pubbliche amministrazioni e con le istituzioni. Il Cnf è un interlocutore privilegiato del Ministero della Giustizia, perchè ha il potere di esprime, su richiesta del Ministro, pareri sulle proposte di legge che, anche indirettamente, interessino la professione forense e l’amministrazione della giustizia.
Proprio in un momento come questo di transizione e “ricostruzione”, è quanto mai importante che il CNF sia ed appaia compatto, per farsi trovare pronto all’immancabile appuntamento con la riforma.
L’ineleggibilità di 9 consiglieri: elezioni da rifare?
Eppure, all’interno dell’organo ci sono nodi irrisolti dall’ultima tornata elettorale, ossia da quando nel 2018 sono stati nominati i consiglieri responsabili per il quadriennio 2018-2020.
È notaalla cronaca giuridica, l’ordinanza cautelare n.1275/2020 del Tribunale di Roma che ha sospeso ormai quasi un anno fa il Presidente del CNF e otto consiglieri. I nove componenti del CNF secondo la nuova legge professionale (247/2012) non potevano essere eletti per aver svolto due mandati consecutivi nel CNF o in un consiglio dell’ordine. Si riteneva inizialmente che il limite dell’ineleggibilità non fosse retroattivo, ovvero non tenesse conto di mandati precedenti l’entrata in vigore della legge professionale. Tuttavia le Sezioni Unite della Cassazione (sentenza 20 dicembre 2018, n. 32781) hanno smentito questa interpretazione del CNF, affermando che ai fini dell’ineleggibilità valgono anche i mandati o parte di essi svolti prima del 2012.
Con l’ordinanza 25 settembre 2020 la situazione si è ulteriormente complicata.Il tribunale di Roma ha infatti precisato che le elezioni del CNF devono essere ripetute e non può procedersi per scorrimento delle graduatorie. Il provvedimento del Tribunale capitolino che conferma l’ineleggibilità dei nove esponenti del CNF è stato poi appellato dagli interessati, ed è di questi giorni la notizia che l’udienza in fase di appello sia stata fissata a giugno 2021.
Sciogliere al più presto i nodi, nell’interesse di tutta l’avvocatura
La questione di tutto rispetto che è all’origine della vicenda, è finalizzata a tutelare un importante principio democratico. Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno stabilito e il Tribunale di Roma ribadisce che “l’alternanza delle cariche elettive è necessaria a promuovere il pluralismo democratico e la partecipazione più ampia possibile dei governati al governo degli ordinamenti di cui fanno parte”. L’alternanza alla guida del CNF è funzionale ad assicurare la più ampia partecipazione degli avvocati nell’organo di autogoverno, ad impedire la sclerotizzazione delle posizioni di potere, ed evitarne i riflessi negativi nell’esercizio delle funzioni disciplinari.
E tuttavia, per quanto sia importante il riconoscimento del principio di fondo che anima la tensione interna al CNF, si pone ancora una volta un problema di tempismo della giustizia. C’è il rischio concreto che la battaglia sul principio democratico dell’alternanza, finisca per creare un più grave vulnus democratico di tutta l’avvocatura che privata del suo organo istituzionale non avrà voce adeguata sul capitolo della riforma della giustizia.
Occorre fare presto allora, e sciogliere il nodo sulla eventuale rielezione dei consiglieri. Vedremo quale sarà la tabella di marcia dell’esecutivo sulla riforma della Giustizia, ma il rischio è che la data del 3 giugno prossimo, fissata per l’appello dei consiglieri ineleggibili, potrebbe arrivare troppo tardi rispetto all’agenda del nuovo Governo Draghi.
OCF, COMUNICATO 9 FEBBRAIO 2021 >> LEGGI IL TESTO
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