Sic stantibus rebus: rattoppare o cambiare?
All’assemblea ordinaria del mio Consiglio dell’Ordine a Trento, preliminarmente, si è raccolto il giuramento di 7 nuovi Colleghi, in prevalenza donne
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Pur senza intervenire, ho pensato al loro futuro previdenziale in Cassa Forense dove, per legge 247/2012, sono obbligati ad iscriversi.
Andranno in pensione dopo 40 anni di esercizio della professione e quindi nel 2061.
In un recente convegno a Roma di ANF, il DG di Cassa Forense ebbe a dichiarare che nel 2050 il rapporto pensionati / iscritti sarà di 1 : 1 con la conseguenza che le pensioni dipenderanno, prevalentemente, dalla reddittività del patrimonio accumulato negli anni precedenti con gli avanzi di gestione.
Quindi la pensione di questi 7 giovani Colleghi dipenderà dall’andamento dei mercati finanziari. Mi pare un po’ poco a fronte dell’obbligo di iscrizione.
Nel bilancio di previsione 2022 Cassa Forense, a fronte del mutamento degli scenari demografici e reddituali della categoria, riconosce l’esistenza di criticità nell’attuale sistema che potrebbero mettere a repentaglio, nel lungo periodo, sia la sua sostenibilità finanziaria sia l’equità generazionale del sistema stesso.
Lo dico e scrivo, inascoltato, da almeno dieci anni, tanto per essere chiari, e ora la situazione è diventata critica per l’aumento dei pensionati che cubano quasi un miliardi all’anno, per la precisione 919.650.000, a preventivo 2022!
Come a dire: il vestito è logoro, sfilacciato in più punti e va rattoppato.
Ora io mi domando se sia giusto rattoppare un vestito logoro o se, piuttosto, non si debba pensare ad un vestito nuovo.
Molti anni fa l’avvento del fax sembrò una rivoluzione. Oggi il fax c’è ancora per le emergenze ma è stato soppiantato dalla tecnologia digitale.
Nell’epoca della digitalizzazione del processo la professione forense è profondamente cambiata, messa alla prova da una crisi generale e da una improvvisa qual è quella della pandemia della quale si conosce l’inizio ma non la fine. Gli avvocati sono stati chiamati ad adattarsi ad una nuova forma di Giustizia, dematerializzando quasi totalmente il proprio lavoro per fronteggiare le inevitabili disfunzioni di un sistema ancora in fase di assestamento.
Nel rispetto del ruolo di servizio assegnatogli dalla Costituzione, i progetti di ricerca già avviati dal Ministero sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale applicata alla giustizia non mirano a realizzare processi decisionali alternativi (giudice robot) a quelli, costituzionalmente vincolati, basati sull’autonomia ed indipendenza del giudice umano, per comprimerne – direttamente o indirettamente – la discrezionalità.
Le sperimentazioni avviate hanno semmai lo scopo di ampliare gli strumenti di conoscenza ed analisi, in fatto e in diritto, a disposizione del magistrato autonomo, così da renderlo autenticamente consapevole delle proprie scelte.
Il risultato viene perseguito:
▪ offrendo strumenti razionali, ma adattabili alla particolarità del caso, di classificazione, organizzazione ed utilizzo dei dati rilevanti per la decisione;
▪ mettendo in evidenza bias cognitivi che difficilmente potrebbero essere svelati, in modo sistematico, senza le capacità elaborative dell’intelligenza artificiale;
▪ consentendo di avere un quadro completo della giurisprudenza, di merito o di legittimità, astrattamente riferibile al caso di specie, sulla base dell’analisi automatizzata del materiale disponibile, che possa anche prescindere dalle qualificazioni formali – eventualmente fallaci – 8 già assegnate negli atti, così da evitare conflitti giurisprudenziali inconsapevoli e da accrescere, come effetto derivato persuasivo e non vincolato, la uniformità delle decisioni di fattispecie simili.
I modelli allo studio mirano quindi ad offrire una italian way di utilizzo dell’intelligenza artificiale, che, nel rispetto dei principi della carta etica adottata dalla CEPEJ, favoriscano:
▪ l’emersione delle linee di tendenza della giurisprudenza di merito, a livello di singolo ufficio, di distretto e nazionale;
▪ l’analisi critica della giurisprudenza pregressa, per liberare il singolo giudice dagli eventuali pregiudizi inconsapevoli che ne limitano l’effettiva indipendenza;
▪ lo sviluppo di tendenze giurisprudenziali consapevolmente innovative che maturino sulla scorta di una conoscenza effettiva, il più ampia possibile, del mutamento del contesto normativo, giurisprudenziale e fattuale riferibile al singolo caso in esame, razionalmente scomposto nei suoi elementi essenziali, in un quadro semantico condiviso ma non rigido.
(Mistero Giustizia febbraio 2021).
IL PNRR mira a: ridurre i tempi della giustizia garantendo la ragionevole durata del processo anzitutto attraverso il completamento della digitalizzazione del processo civile e di quello penale. Secondo quanto specificato dalle schede tecniche annesse al PNRR e depositate dal Governo, l’investimento comprenderà anche la realizzazione di infrastrutture abilitanti e sistemi informatici sicuri per il sistema giudiziario.
Più specificamente: digitalizzazione degli archivi relativi a tutti i procedimenti civili e a quelli della Corte suprema degli ultimi dieci anni, al fine di facilitare il trattamento digitale dei procedimenti e, pertanto, accelerare i procedimenti giudiziari; digitalizzazione dei procedimenti relativi all’indennizzo per durata irragionevole del processo (c.d. “legge Pinto”); costruzione di un centro unico nazionale di dati sulla giustizia, in cui concentrare tutti i servizi informatici dell’amministrazione, in modo da garantire una maggiore efficacia nel funzionamento globale del sistema; creazione di una propria rete di connettività, che consenta all’amministrazione di essere indipendente dal mercato, aumentando nel contempo il suo livello di sicurezza; miglioramento della connettività, anche a distanza, nel rispetto dei parametri di sicurezza, al fine di incoraggiare il lavoro a distanza e l’utilizzo di nuove tecnologie.
Ne uscirà un mondo forense, da qualunque parte lo si guardi, profondamente cambiato.
Un anziano, un tablet e un sorriso per l’inclusione digitale porteranno ad una sicura rivoluzione generazionale con la scomparsa dei piccoli studi a favore delle Società tra professionisti dove resteranno iscritti all’albo solo gli avvocati specializzati nelle udienze, sia in presenza che da remoto. Dal 1 gennaio 2022 entrerà in vigore il nuovo regolamento società tra avvocati che prevede che sia la STA (società tra avvocati) a versare il contributo integrativo del 4 per cento sull’intero volume di affari prodotto nell’anno di esercizio mentre ogni singolo socio, iscritto alla Cassa, dovrà versare il contributo soggettivo in ragione della percentuale di partecipazione agli utili anche se non distribuiti.
Si apre quindi la strada alla società tra avvocati organizzata nella forma della SpA: soluzione cui senz’altro saranno attenti i grandi studi legali internazionali operanti in Italia che, con ciò, acquisiranno il beneficio della responsabilità limitata dei soci, la possibilità di ambire a governance diverse (come il sistema monistico anglosassone o il sistema dualistico germanico) da quella “tradizionale” caratterizzata dalla presenza di un consiglio di amministrazione con funzioni gestorie e da un collegio sindacale con funzioni di controllo.
Da un punto di vista pratico, le tecnologie dei sistemi di automazione – basate sulla combinazione di machine learning, elaborazione di testi e analisi di dati – consentono di poter monitorare i risultati in campo giuridico e aziendale, in modo tale da poter svolgere interventi misurati per rendere più rapidi i processi operativi e snellire una mole di passaggi altrimenti molto più complessi e ridondanti, portando al tempo stesso ad una drastica riduzione di tempi e costi necessari. Ma il campo dell’innovazione legale non va legato esclusivamente alle applicazioni organizzative della professione; o tantomeno agli utilizzi in chiave semplicemente analitica o logistica. Le nuove professioni legate alla giurisprudenza possono rifarsi alle tecnologie più recenti anche per realizzare un nuovo approccio verso il cliente, un orientamento più vicino a chi richiede consulenze, pareri, difese. Da questo punto di vista è importante affinare una visione human-centric e utilizzare strumenti mutuati dall’User Experience per fornire servizi più semplici e intuitivi per i clienti. Lo strumento principale in questo senso è il Legal Design: una metodologia che in questo caso pone l’attenzione sull’utente più che sul professionista, utilizzata per spiegare concetti legali complessi in maniera semplice ed efficace. Grazie a questi strumenti è possibile pensare ad approccio che possa semplificare le procedure in chiave visual grazie al ricorso di icone e video, per accompagnare l’utente finale nell’applicazione della procedura. Tutte possibilità che consentono di rinnovare la professione nella direzione di snellire procedure e consulenze: per gli avvocati del futuro l’orizzonte digitale si rivela dunque sempre più obbligato. (da www.Clic Lavoro.gov.it )
Alla luce di ciò il rattoppo potrebbe non servire a nulla perché dal punto di vista previdenziale va predisposto un vestito nuovo che sia flessibile, e quindi in grado di adattarsi ad ogni esigenza, garantito dallo Stato e con libertà di scelta tra varie opzioni, fermo restando un assegno sociale da riconoscersi a tutti e da finanziarsi con la contribuzione di solidarietà intergenerazionale.
Per fare questo, dal punto di vista macroeconomico, bisogna che tutti i professionisti comprendano il problema e si consorzino, quantomeno, in un’unica Cassa in grado di compensare le inevitabili variabili demografiche ed economiche di ciascuna categoria con economie di scala che solo gli sprovveduti non riescono a vedere nella loro quantificazione.
Non v’è chi non veda come il legislatore, che con la 247/2012 ha imposto l’iscrizione obbligatoria a Cassa Forense, debba garantire il patto generazionale che sta alla base del sistema e non traslocare surrettiziamente la previdenza dei professionisti dal sistema di finanziamento a ripartizione al sistema di finanziamento a capitalizzazione, esponendo gli iscritti ad un rischio mai voluto ed accettato e soprattutto senza la possibilità di scegliere, come invece avviene per la previdenza complementare dei fondi pensione, tra le diverse linee di investimento in conformità alle proprie esigenze.
Se i delegati di Cassa Forense chiamati alla riforma, tardiva quanto ormai ineludibile, penseranno ai propri interessi si farà un rattoppo al sistema che durerà lo spazio di un mattino, se invece sapranno essere lungimiranti, confezioneranno un vestito nuovo più adatto ai tempi moderni e, soprattutto, a quelli che verranno.
Da ultimo date una letta a questo studio di Nicola Ferraro, Studio de Tilla https://www.studiodetilla.com/blog/digitalizzazione-studio-legale/ e poi assicuratemi che quell’avvocato potrà andare in giro con un vestito rattoppato!
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