Anno: XXV - Numero 323    
Mercoledì 18 Dicembre 2024 ore 14:00
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Spezzare la solitudine dei numeri primi

La loro particolarità, la loro solitudine non può che essere affiancata, a mio avviso, a quella che molti ormai definiscono “questione giovanile”.

Spezzare la solitudine dei numeri primi

I numeri primi, divisibili solo per sé stessi e per uno, sono quei numeri solitari e isolati ma vicinissimi tra loro perché spesso separati anche da un solo numero. Si distinguono dagli altri ed è forse per questo che destano, da secoli, l’interesse di generazioni di matematici.

Mal pagati, mal formati, mal capiti e a volte mal ascoltati, i giovani sono lo scheletro dell’intero mondo che soffre però, da anni, di una sorta di annunciata osteoporosi.

Non c’è studio che oggi non li affianchi ad un problema o meglio a più problematiche. Non trovano lavoro e quando l’occupazione arriva si traduce, spesso, a mera sopravvivenza, senza lasciare lo spiraglio per progetti futuri: una famiglia, dei figli, la stabilità e perché no, la serenità della lontana vecchiaia.

Ci si interroga, allora, su come vedono il proprio futuro, se lo intravedono, se si sentono sostenuti e affiancati. Se l’impegno della famiglia, in primis, e poi personale li porterà ad una vita soddisfacente e prospettica.

Se sia possibile interrompere quella che i giovani definiscono “distrazione strutturale” delle Istituzioni nei loro confronti, se abbiamo davvero costruito, o siamo in grado di costruire, gli strumenti affinchè diventino loro i protagonisti del cambiamento per dare nuove energie al nostro Paese.

Perché la professione dovrebbe mantenere la propria attrattività se non garantisce autonomia e autosufficienza economica, riconoscimento e valorizzazione delle abilità e delle competenze acquisite, il raggiungimento degli obiettivi e, perché no, dei propri sogni?

Se a loro chiediamo di diventare adulti consapevoli e protagonisti, il nostro Sistema Paese è in grado di cogliere l’emergenza generazionale e di avere una visione prospettica necessaria per dare ai giovani quelle garanzie di cui hanno bisogno?

“L’illusione della conoscenza può creare maggior danno dell’ignoranza”. Per questo, noi, come AdEPP, abbiamo deciso di chiedere a loro “chi siamo noi”, che cosa è la previdenza, se conoscono il welfare introdotto dalle loro Casse, ma anche cosa si aspettano, quali sono i servizi ritenuti necessari, le minacce che sentono incombere sulla propria vita professionale, il futuro che vogliono.

Non abbiamo smesso di raccogliere ed analizzare dati, ma abbiamo deciso, in questo focus, di essere quel numero che sta tra l’1 e il 3. Di spezzare la catena della solitudine dei numeri primi. Perché solo ascoltando, confrontandoci e analizzando la quotidianità dei nostri iscritti possiamo davvero capire quali ulteriori azioni, investimenti e politiche adottare.

Lo abbiamo fatto quando abbiamo deciso, oltre il nostro report annuale, di puntare la lente di ingrandimento, ogni anno, su un tema, a nostro avviso, dirimente: il welfare pre e post pandemia Covid 19, i redditi dei professionisti post crisi, le donne ed oggi i giovani.

L’inverno demografico, il ricambio generazionale, i cambiamenti e le transizioni in atto, il futuro di intere generazioni, il loro disincanto e lo scoramento generato dalla convinzione “tanto la pensione non l’avrò mai” richiedono responsabilità sociale e politica, strategie, risorse, strumenti e spazi decisionali, nuove letture e nuove capacità di ascolto.

di Alberto Oliveti (Presidente AdEPP e Enpam)

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