Una tac all’avvocatura
Preliminarmente va detto che ci sono due avvocature
Quella in bonis, forte di 19.280 soggetti (su un quorum di 241.000) che detengono il 50% dell’intero PIL della categoria e il resto, forte di 221.720 soggetti che rincorrono il restante 50%. Il monte redditi dell’avvocatura (secondo gli ultimi dati dell’ottima attuaria Giovanna Biancofiore) è pari a € 9.446.941.248: quindi, secondo la media dei
polli, 19.280 hanno € 244.993 annui a testa, mentre i 221.720 soltanto € 21.303 annui.
Il Censis ha definito tale squilibrio “polarizzazione asimmetrica”, evidenziando che solamente una ridotta parte dei professionisti legali italiani è riuscito a valorizzare i vantaggi competitivi e le economie di scala che derivano da nuove competenze acquisite e da reti di relazioni e, al contempo, la maggioranza degli stessi ha tentato di uscire da una condizione di disagio. Tale polarizzazione risulta più evidente in ambito geografico: il reddito medio registrato per un avvocato del meridione è stato la metà di quello di un omologo del settentrione. «È innegabile – dice al Dubbio – che l’avvocatura, oramai da tempo, attraversi un momento di enorme difficoltà, determinato da una crisi economica devastante che si rivolge al mondo professionale e a quello imprenditoriale. In tale situazione ha inciso negativamente la fase emergenziale accentuando i disagi esistenti. L’avvocatura è condizionata dai cambiamenti sociali. Nell’ultimo trentennio, purtroppo, abbiamo registrato un decadimento di quei valori comportamentali che costituivano e devono costituire riferimenti imprescindibili per il cittadino ed il professionista. Ritengo che parte del
sistema universitario, che rispetto al passato è cambiato sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo, non sia adeguato a garantire una formazione necessaria per esercitare la professione forense. La professione, inoltre, è cambiata anche a seguito dell’informatizzazione e dell’avvento del processo telematico». (Fabio Benigni, Presidente Coa Avellino ) Valerio Toninelli nel suo La crisi dell’avvocatura e le future opportunità, ( 2016, Historica Edizioni) “denuncia il decadimento della professione legale da attività tendenzialmente elitaria e di successo, ad impiego di scarso prestigio, appesantito dalle disfunzioni dell’amministrazione della giustizia, dalla bulimia legislativa, dall’incremento considerevole del numero degli iscritti, a seguito dell’abolizione dei minimi tariffari. Lo scritto prende in esame, poi, il contenuto delle convenzioni che alcune banche, assicurazioni ed altri enti propongono ai legali fiduciari, evidenziandone l'inadeguatezza”.
Vinicio Nardo nella inaugurazione dell’anno giudiziario 2022 a Milano disse che
la crisi dell’avvocatura ricorda quella medioevale dell’età dei Comuni, quando in
florilegio di entità fu collettivamente inaridito dall’incapacità di costruire insieme
un’espressione unitaria.
Domanda inevitabile: perché i 221.720 non scendono in piazza e rovesciano il
tavolo?
Chi ci ha provato, Mga e pochi altri, hanno finito per contarsi sulle dita di due
mani!
La categoria è “ben altro”.
Appunto la malattia è il benaltrismo ( Tendenza a sostenere la necessità di dover
andare ben oltre le soluzioni che si delineano per risolvere un problema) . Partiamo da «Si può quindi affermare, con il supporto dei dati statistici, che l’avvocatura, nel suo complesso, risulta una categoria “sana”, laddove le condotte di rilevanza disciplinare, anche quando gravi, costituiscono certamente una minoranza». (Da L’avvocatura è sana e i numeri lo dimostrano di Giulio Micioni, Domani, 30.09.2022)
Detto questo si potrebbe dire: perché sono ignavi.
Dante Alighieri incontra gli ignavi nell’Antinferno e li individua in coloro che, durante la loro vita, non hanno mai agito né nel Bene né nel Male, non hanno mai avuto idee proprie, ma si sono solamente schierati con il più forte. Puoi bastonarli (vedi tutte le leggi da Bersani alla Cartabia) e non reagiscono, se non sui social, ma poi subiscono, si accodano ai potenti, si fanno selfie e aspettano le briccioline.
Transitano dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione. La vicenda della monocommittenza è emblematica. Il problema è noto a tutti da anni, ma la manovalanza a basso costo serve alla élite e i diritti possono aspettare, quando i riders, almeno in parte, li hanno già ottenuti.
Interessante questa lettura: www.laleggepertutti.it/36430_chi-e-lavvocato-fenomenologia-di-una-categoria
A mio giudizio è un problema culturale, che la laurea, purtroppo, non ha riempito. La cosa sorprendente è che non è nemmeno una categoria che sappia battersi per un riscatto, quantomeno reddituale. Dorme e aspetta la manna dal cielo. Dire che non hanno problemi reddituali perché evadono, può valere per qualcuno, ma non per tutti.
Ai miei interrogativi ha risposto il giornalista Di Molfetta, esperto di mercato dei servizi legali e autore di numerosi saggi. “Non tutti gli avvocati sono uguali” scrive; per “smettere di essere troppi”, gli avvocati devono distinguersi e specializzarsi.
“Il riconoscimento della verità è la prima condizione di ogni rinascita”, scriveva
Calamandrei nel 1921.
Ora, certamente non tutti i 221.720 sono ignavi e indolenti, quindi io auguro per il
2024 una presa di coscienza per diventare una categoria che sappia rivendicare i propri diritti, sia di rappresentanza che di merito.
La cosa assurda è che non vanno nemmeno a votare nelle varie assemblee, che
pur ci sono e nelle quali avrebbero la maggioranza assoluta.
La recente sessione straordinaria del congresso nazionale forense di Roma, al di
là delle rivendicazioni della elite, ha certificato un cambiamento di rotta dei
Delegati che hanno conferito al Cnf ogni potere nel dare attuazione alle mozioni.
Se la base non avrà uno scatto di orgoglio andando al voto per cambiare il sistema, tra 20 anni si dovranno dire le stesse cose.
Il Presidente Alessandro Cassiani giorni fa ha chiosato sui social una grande verità ì : “ ho servito l’Avvocatura per tutta la vita,rifiutando sistematicamente di
trarne vantaggio ( incarichi retribuiti, arbitrati, ecc. ecc.) e io ho aggiunto che la
categoria potrà risorgere se sapra’ recuperare questo valore !
Oggi pero’ contiamo i “poltronesofà”.
Dei miei lettori scrivono “ di Cassiani e Rosa ce ne vorrebbero di più,tanti di più” oppure “ se ce ne fosse qualcuno in piu’ di uomini come te “ oppure “ temo che
l’avvocatura non sia in grado di fare alcunché “, oppure “condivido pienamente,ma ormai siamo in pochi a pensarla cosi “, oppure “ allora,purtroppo non risorgerà! Siamo troppo avanti con l’annientamento, si sono persi i valori basilari “
Buon 2024 a tutti, indistintamente.
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